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Numero 9 del 2010

Dove vanno i consultori?


Foto: Dove vanno i consultori?
PAGINA 12

Testi pagina 12

10 noidonne | settembre | 2010
BI
OE
TIC
A
PARLIAMO DI…
UN’ALTRA IDEA
DI PROCREAZIONE
alla specificità femminile,
e dal corpo che le com-
pete, dipende la conti-
nuazione della vita sul
pianeta, e nascono tutti i
tentativi di controllo. Da questa dipende
non solo la diversità femminile, ma la ne-
cessità di un diverso ordine nella società, la
cui civiltà si misura attraverso il grado di at-
tenzione alla procreazione, e quindi all’ac-
coglienza. Procreazione, famiglia, bambi-
ni: siamo ancora troppo vicini a quando era-
no una costrizione, spesso l’unico destino,
e oggi ciascuna donna deve arrivare a de-
siderare la maternità per potercisi misura-
re individualmente. Tra la vecchia mater-
nità come ruolo e quella per scelta, che oggi
sembra così diffusa (e così condannabile),
nel mezzo non c’è ancora - sebbene da tem-
po auspicato - quel “valore sociale” che per-
metterebbe a questa specificità di esprimere
il suo formidabile potenziale.
Negli ultimi decenni, abbandonata la re-
torica della mistica della maternità, che tan-
to ha condizionato la storia del corpo
femminile, l’attenzione si è spostata prima
sulle lotte per il controllo della fertilità, e suc-
cessivamente, al passo con le scoperte
scientifiche, sulla cura della infertilità e sui
problemi etico politici della regolamenta-
zione della riproduzione assistita. Per que-
sta via, a partire dall’approvazione della Leg-
ge 194 e della sua difesa, si è polarizzata l’at-
tenzione (e l’equazione) su progresso scien-
tifico e riproduzione, e l’insieme degli ob-
biettivi racchiusi nell’espressione forte-
mente anticipatrice “valore sociale”, è pas-
sato in secondo piano. Nel frattempo, a soli
sessanta anni dall’ospedalizzazione del
parto, sembra si sia verificata una mutazione
antropologica. Oggi donne allontanate
dalle funzioni elementari e primordiali del
proprio corpo, rese fragili dal confronto con
la tecnologia, costrette a ridurre/mimetiz-
zare sempre più spazi e tempi delle tra-
sformazioni della gravidanza e della ma-
ternità (astensione dal lavoro, riduzione del-
l’allattamento, ecc..), procrastinano e ri-
ducono all’essenziale la funzione ripro-
duttiva, una parentesi un po’ anomala, si-
curamente scomoda nei percorsi ad osta-
coli delle realtà cittadine o metropolitane.
Quali sono le condizioni della nascita oggi
in Italia? L’ultimo rapporto ISTAT de-
nuncia, oltre che una importante flessione
della natalità, una sproporzionata attenzione
alla gravidanza e al (dolore del) parto ri-
spetto alla voragine del dopo. All’enfasi di
una sorveglianza in gravidanza, ridondan-
te quanto dispendiosa, soprattutto perché
rivolta a donne sane, non corrisponde me-
diamente alcun sostegno al ritorno a casa
della puerpera, e il governo della sua salu-
te, affidato ai servizi territoriali, sta aspet-
tando ancora la realizzazione del P.O.M.I.
(Progetto Obiettivo Materno Infantile) su
scala nazionale.
La maternità: paradossalmente la maternità
senza aggettivi, che interessa la maggior par-
te delle donne, non solo il 15% delle infertili
né il 7% di quelle che sono costrette ad in-
terrompere la gravidanza, oggi è fortemente
in difficoltà, e non solo riguardo al decre-
mento. Lo statistico Roberto Volpi (La fine
della famiglia,la rivoluzione di cui non ci sia-
mo accorti, Mondadori, 2007) parla di “ma-
ternità che scoraggia la maternità”, e lega
il fenomeno alla medicalizzazione .
“Psicologicamente, la donna che arriva oggi
alla soglia del parto è, per quanto abbia
un’età media decisamente superiore, più fra-
gile, più scoperta, insicura di quanto non
lo fosse sua madre. Confida nella medici-
na ben più che in se stessa. L’accerchia-
mento medico-sanitario della maternità
non aiuta la donna ad affrontare il parto nel-
la piena coscienza di sé, nella convinzione
di essere davvero pronta.”
La regione Toscana, una delle più attente
al percorso nascita, è all’avanguardia tan-
to nei servizi di tutela della maternità (nu-
mero di visite in gravidanza, numero di eco-
grafie, offerta di diagnosi prenatale) quan-
to nel processo di denatalità. I presidi che
generalmente si crede possano aiutarla, per
esempio a superare la paura e il dolore,
come l’offerta generalizzata della partoa-
nalgesia o del TC su richiesta, non risulta-
no, contrariamente a quanto si crede, la so-
luzione, e nemmeno la scelta preferenzia-
le. Politiche ostetriche e perinatali come
questa, che potenziano fortemente un per-
corso di medicalizzazione in gravidanza e
massimamente durante il ricovero ospe-
daliero, rendono la donna sempre più di-
pendente: “Per voler pigliare - e non del tut-
to disinteressatamente - il parto della don-
na e caricarselo sulle spalle, la medicina ha
finito per disabituarla al parto più di quan-
to non abbia fatto il calo dei figli, e dunque
dei parti..”(Roberto Volpi).
Nonostante la realizzazione, nel SSN, di al-
cuni luoghi che facilitano una attenzione
globale al fenomeno, la visione imperante
- sostenuta largamente dalle Società Scien-
tifiche Ostetrico Perinatali e veicolata dai
media - costruisce quotidianamente di-
pendenza e fragilità riproduttiva nella po-
polazione femminile.
Procreare resta comunque un lusso, e non
solo dal punto di vista economico. E que-
Sandra Morano*
Istituto Italiano di Bioetica
www.istitutobioetica.org
L’ENFASI
DI SORVEGLIANZA
IN GRAVIDANZA
È RIDONDANTE QUANTO
DISPENDIOSA,
SOPRATTUTTO
PERCHÉ RIVOLTA
A DONNE SANE
D
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