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Numero 12 del 2014

NutriAMO il mondo


Foto: NutriAMO il mondo
PAGINA 46

Testi pagina 46

44 Novembre | Dicembre 2014
Cara Bruna,
sono un ventottenne laureato in Fisica. Vivo ad Amsterdam da
quattro anni, dove sto concludendo il mio dottorato di ricerca.
Da dicembre lavorerò al CERN di Ginevra.
Tutto questo viaggiare e vivere lontano dalla mia famiglia, dagli
amici farà veramente per me?
Enrico
Caro Enrico,
intanto mi devo complimentare per la tua splendida carriera. Non
è da tutti a 28 anni ritrovarsi nel centro di ricerca più importante
del mondo! Sei allo stesso tempo in una fase critica della vita,
che viene anche defi nita “crisi dei talenti”, perché è come se ti
trovassi a un bivio: sprecare, nel senso di emarginare le capacità
che ti ritrovi, oppure trasformarle per offrire in seguito qualcosa di
buono a te stesso e al mondo. L’Io deve ora partire dall’interiorità
dell’essere per svolgere il suo compito. La domanda “come vivo il
mondo” appartiene alla fase precedente, perché ora è il momento
di chiedersi come funziona il mondo e come ti devi organizzare
rispetto a esso. Signifi ca poter sviluppare liberamente la propria
identità preservando l’Io dal senso di soffocamento, così da svi-
luppare la capacità di adattamento. L’eventuale dipendenza dal
partner tende a diminuire e può nascere una profonda amicizia.
Gli anni precedenti sono una preparazione a ciò che accadrà.
Il tuo albero è un po’ salice e un po’ ulivo! Elegante, riservato,
un po’ schiacciato dalle responsabilità e un po’ desideroso di
esplorare il mondo… La folta chioma, simbolo dell’Io sociale, è
segno di consolidamento delle proprie idee per fare le espe-
rienze necessarie a avvalorare la tua professionalità. La facoltà
creativa dell’albero ben radicato può essere frenata da una ri-
cerca di sostegno. La folta erba che affi anca il tuo albero è un
segno di ricerca di riposo da una vita iperattiva. La tua sensibi-
lità incide sulle esperienze in modo profondo, e si evidenziano
particolarmente dei vissuti traumatici a 8 e 18 anni e mezzo.
vIvERE Il Mondo
Con la PRoPRIa
IdEnTITÀ
LEGGErE L’ALBERO
DI BrUNA BALDASSArrE
Nel pensare l’articolo da scrivere e nel riordinare le idee per trovare un argomento che potesse inte-ressare le donne e i problemi afferenti il diritto di
famiglia, ho deciso di occuparmi del rapporto in generale
tra le mogli/madri/donne e le loro relazioni familiari.
Sicuramente le donne negli anni hanno sempre più af-
fermato una loro posizione di rilievo nell’ambito sociale,
politico e familiare, stanno emergendo in ruoli di potere,
ma purtroppo il percorso da fare è ancora lungo, special-
mente nell’ambito dei rapporti familiari.
Tra marito e moglie ancora non c’è parità, le donne si
trovano in una situazione di svantaggio nel rapporto con
l’uomo, rispetto ad un modello culturale che si ha diffi coltà
a superare anche per la mancanza di uno Stato sociale
che sia in grado di supportare e sostenere le donne im-
pegnate su più fronti. È, purtroppo, circostanza nota che
l’Italia è agli ultimi posti della graduatoria europea rispetto
al welfare; nel caso specifi co, mancano asili nido, scuole
materne, strutture per anziani (i cui compiti di cura, rispet-
to ai genitori delle mogli e dei mariti ricadono sempre sulle
donne), luoghi in cui far giocare o far studiare i bambini, fi -
gli di madri che lavorano. Sulla donna ricade ancora l’inte-
ra organizzazione della casa, degli accompagnamenti dei
fi gli, della spesa, della cucina, ecc.ecc. con ripercussioni
negative sulla sua disponibilità lavorativa. Oggi, quando
i coniugi decidono di separarsi, l’uomo ha quasi sempre
un lavoro, la donna spesso è casalinga o lavora in nero.
Molte donne dicono “quando sono nati i fi gli ho lasciato
il lavoro…..poi i fi gli si sono fatti grandi, ma io non ho più
trovato un’attività”. È diffi cile che un padre sia in grado
di esercitare una sana genitorialità, cade da un eccesso
all’altro o è eccessivamente controllante, ossessivo, inva-
dente, o è totalmente disinteressato rispetto a qualsiasi
rapporto con i fi gli, alla loro gestione, alla loro organizza-
zione di vita familiare.
Ovviamente, ci sono tante famiglie in cui i genitori rie-
scono a suddividere con competenza e sapienza le loro
responsabilità, ma noi tecnici abbiamo un osservatorio
solo sulle relazioni patologiche e problematiche. Voglio
chiudere con una speranza: mi piacerebbe non sentire
mai più una donna che dica “quando è nato mio fi glio ho
lasciato il lavoro”.
RaPPoRTI FaMIlIaRI
E (dIs)PaRITÀ
FAMIGLIA
Sentiamo
l’Avvocata
di Simona Napolitani
mail: simonanapolitani@libero.it


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