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Numero 12 del 2014

NutriAMO il mondo


Foto: NutriAMO il mondo
PAGINA 30

Testi pagina 30

28 Novembre | Dicembre 2014
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Testo e foto di Emanuela Irace
ci sono dolori troppo forti per essere raccontati.
Le immagini ricompaiono. e la paura toglie il fiato.
difficile riuscire ad esprimere sentimenti, specie
se hai solo diciassette anni e il tuo paese è in guer-
ra. Una guerra asimmetrica. Preparata minuziosamente
dall’estremismo islamico quasi un decennio fa. È il 2006,
l’anno in cui la cellula irachena di Al-Qaeda si salda con lo
Stato Islamico dell’Iraq. Il movimento nato per unificare sot-
to una unica sigla la galassia jihadista post Saddam Hus-
sein. Ma il salto di qualità è nel 2010, quando Abu Bakr al-
Baghdadi trasforma lo scacchiere siriano nella piattaforma
del terrorismo internazionale finanziato da comparti geo-
politici antagonisti. Ad agosto lo sceicco proclama lo Stato
Islamico della Siria del Levante e dell’Europa sud occiden-
tale. Conosciuto in Italia come ISIS. È l’inizio della fabbrica
del terrore. Il califfato tra Siria e Iraq sembra diventare un
problema da affibbiare nel 2017 al prossimo inquilino della
Casa Bianca. E la recente coalizione più un’operazione di
facciata che una reale deterrenza. Politicamente la forza
della barbarie, che negli ultimi mesi ha spazzato via in-
tere comunità è un coacervo inestricabile. Alla volontà
di riscatto sunnita verso gli sciiti - saliti al potere in Iraq in
seguito all’invasione statunitense del 2003 - c’è il solito co-
rollario. Il controllo delle risorse
energetiche e la suddivisione
della rendita petrolifera. Il re-
sto è cronaca di questi giorni.
Cronaca di guerra. Come per
il Rojava, dove i kurdi difen-
dono da mesi il proprio ter-
ritorio e la città di Kobane.
Diventata simbolo di resi-
stenza per tutte le minoran-
ze. Yazidi e cristiani compre-
si. Popolazioni perseguitate
e massacrate sotto lo sguardo silenzioso della comu-
nità internazionale. È l’emergenza profughi. Un milione e
mezzo solo nella regione autonoma del Kurdistan iracheno.
Abasha è yazida. Ha i capelli lunghi e il fisico minuto.
Fino a due mesi fa viveva a ovest di Mossul. In un villag-
gio a pochi chilometri dal confine con la Siria. Per settanta
giorni è stata ostaggio dei terroristi dello Stato Islamico.
Rapita. Insieme ad altre quindici donne della sua stes-
sa famiglia. Ora abita nel distretto di Dahuk. Nel Kurdistan
Iracheno. Abasha è un nome di fantasia. Mi chiede di non
essere fotografata. Ha paura della vendetta jihadista. “Se
200 Dollari
Il prezzo
dI AbAshA
(17 AnnI)
Al mercAto
del terrore
Un’intervista shock ad Una giovane yazida
per settanta giorni prigioniera
dei terroristi dello stato islamico.
È riUscita a fUggire, ma le altre donne
della sUa famiglia sono rimaste
prigioniere degli jihadisti
“…il MoMENTo
MiGliorE Era
DUraNTE la CENa.
Ho CHiESTo
Di aNDarE al
BaGNo E iNVECE
Ho iNDoSSaTo il
NiQaB PrEParaTo
PEr la NoSTra
CoNVErSioNE.
Ho CorSo E SoNo
ENTraTa iN UNa
CaSa…”


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