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Numero 1 del 2011

Il futuro in testa


Foto: Il futuro in testa
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Testi pagina 9

e alle proteste degli omosessuali). Roma insomma emana-
va gli editti ma accadeva che chierici, sacerdoti, gli stessi mo-
naci avessero mogli e amanti (Papa Ormisda,514-523, ave-
va approvato anche pubbliche relazioni con le schiave) o pra—
ticavano l’incesto (Gregorio V, 996-999, vietò ai religiosi di
convivere con donne, comprese le madri, le sorelle e le zie).
Invero le donne avevano accesso al Vaticano e alcune di esse,
belle ma soprattutto dotate di eccezionale intelligenza , eb-
bero un enorme ascendente, fra le quali Marozia. Che, fi-
glia —pare— di Sergio III (904—11), fu “amante, madre, zia, non—
na, bisnonna e trisavola di Papi” e che, insieme a sua ma-
dre, è stata protagonista del “governo delle cortigiane”. Ma
poi il Concilio di Girona (1068) decretò che “chi ha mo—
glie o una concubina cesserà di essere prete, perderà ogni
beneficio ecclesiastico” e Urbano II (1088-1099) ordinò ai
preti di vendere le mogli come schiave. Ma permise loro di
tenersi una concubina dietro pagamento di un tributo poi-
ché era abitudine dei Papi, per rimpolpare le casse vatica-
ne sempre esangui, indicare nel pagamento in denaro una
forma di penitenza per ottenere l’assoluzione; anzi alle pro-
stitute fu richiesta ripetutamente la “tassa del piacere” e Giu-
lio II nel 1510 fece aprire anche dei postriboli maschili. Ad
un altro Papa del Rinascimento, a Leone X, è attribuita la
Taxa camarae (15 17) in cui sono elencate le tariffe delle in-
dulgenze i cui proventi dovevano rimpinguare la tesoreria
papale. L’art. 2 tratta la zoofilia, aggiungendo: “ Se l’eccle-
siastico. . .avesse commesso peccato contro natura soltan-
to con bambini o bestie. . . pagherà 5010131 libbre”. Nel 1536
viene presentato al Papa il “Consilum de emendanda ec-
clesia” ma ormai è troppo tardi: gli eccessi del papato, la cor-
ruzione del clero, la vendita delle indulgenze hanno portato
Lutero alla Riforma Protestante. Che, pur suscitando dei
cambiamenti dentro la Chiesa cattolica, non può certo li-
berarla dalla mentalità sessuofobica che condivide, e dun-
que proseguono le condanne contro i peccatori “carnali”,
in forme di crudele sadismo se donne. Ad esempio venivano
fustigate fino a quando non spicciava il sangue e infatti un
religioso scrisse a Pio VI (1775-79): “Sono convinto che que-
ste punizioni non sono inflitte per penitenza ma per sem-
plice spudorato piacere”. Concludendo: come conciliare i
precetti della Chiesa con l’evidente influenza che il conte-
sto storico e sociale, l’ambiente e la sua cultura hanno avu-
to, e hanno, sul modo di sentire e di pensare del clero? Oggi
Benedetto XVI ha ripreso la tradizionale contrapposizio-
ne della Chiesa fra natura e contronatura giungendo alla for-
mulazione di diritti “non negoziabili” perché ad essi,
iscritti nella natura, tutti gli uomini dotati di ragione devono
inchinarsi. Ma se il Papa ritiene di essere il legittimo de-
positario del concetto di natura, chi non condivide la sua
posizione sugli omosessuali, la contraccezione, il fine vita
ecc. è contronatura? I

QUOTE
DI GENERE
NEI CDA:

AI MARGINI I
- PRIMO TEMPO

diAlÃŒda Castelli



so la Commissione Finanze della Camera, la proposta pre-

sentata dalle deputate Golfo e Mosca per inserire una quo-
ta, di genere, nei consigli d'amministrazione e negli organismi
di gestione delle Società quotate in Borsa. La quota è del 30%
e garantisce che ciascun genere deve essere rappresentato con
quasi un terzo di componenti.
Per le donne, perché è inutile dire che siamo noi le dirette in-
teressate, sarebbe un passo avanti importante: vorrebbe dire pas-
sare dall'attuale presenza che si assesta al 3,2% al 30%, appunto.
La media europea è dell'11,4% con punte (irraggiungibili per noi?)
del 20% in Finlandia e Svezia, fino al 42% della Norvegia.
Un primo passo importante, quindi, a cui siamo arrivate anche
per l'impegno comune, soprattutto delle donne di maggioran-
za e minoranza unite. E non è stato facile: dalle paure che il prov-
vedimento potesse essere giudicato incostituzionale, alle di-
scussioni (le solite ed oziose, vista la situazione attuale) che le
“quote" fossero contro le donne, ed inutili, al rischio che il prov-
vedimento, senza vere sanzioni si vanificasse da solo. Gli osta-
coli sono stati superati e si è garantita l'obbligatorietà pena la
decadenza degli organi eletti in caso di inadempienza.
Si tratta tuttavia di un provvedimento a termine, perché vale solo
per tre mandati del rinnovo degli organismi aziendali, ed entra
in vigore in occasione del primo rinnovo.
Ma siamo ancora al primo tempo: la legge deve essere appro-
vata anche dal Senato con tempi e modi difficili da prevedere.
Nell’attesa vale la pena fare qualche considerazione. In presenza
di provvedimenti come questo, è necessario che si sappia che
le resistenze saranno forti, culturali, ma non solo. Analoghi, an-
che se più attenuati provvedimenti (penso alla presenza di tut-
ti i due generi nelle giunte degli enti locali) rimangono troppo
spesso lettera morta, di frequente non si conoscono le norme
(neppure le donne), spesso si finge di non conoscerle, ed anche
i Tribunali amministrativi regionali, cui alcune donne e associazioni
si sono rivolte hanno prodotto sentenze difformi.
Un'altra considerazione riguarda il tema tanto caro di questi tem-
pi relativo alla “meritocrazia" , che si incrocia sempre con quan-
ti si dicono a favore di questa e quindi contro le quote arrivan-
do ad affermare che le donne, se ci sono, sono equamente rap-
presentate, fino ad arrivare ad affermare che le donne adatte
peri posti di comando non ci sono affatto.
Attrezziamoci, in attesa del secondo tempo al Senato. Intanto
le famose Banche dati delle Competenze Femminili dovrebbe-
ro trovare finalmente una loro ulteriore giustificazione; asso-
ciazioni, ordini professionali e istituzioni potrebbero promuoverle
quale azione positiva in attesa della legge.
Che nessuno possa giustificarsi, quindi, dicendo che le don-
ne non ci sono.

I I3 dicembre 2010 è stata approvata, in sede legislativa, pres-

noidonne | gennaio | 2011



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