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Numero 6 del 2012

Un fiore per Melissa


Foto: Un fiore per Melissa
PAGINA 35

Testi pagina 35

servizio di donne più facoltose. Vittime due volte, per-
ché private di diritti nel proprio paese prima, e lontano
da casa, dopo, come racconta Azza Soliman, avvocata
egiziana che si occupa di diritti delle donne e assistenza
alle vittime di tratta per la Cewla. “Mancando forme nor—
mative capaci di tutelare le vittime - racconta - il lavoro
di aiuto, protezione e assistenza, sia legale che psicologica,
è di fatto delegato a ong e associazioni della società civi—
le”. Un contributo prezioso, ma che non basta. Quella in
cui vengono a trovarsi queste donne è una condizione ge-
neralmente definita dagli esperti di “neoschiavitù”, a
causa delle privazioni di libertà e degli abusi cui sono sot-
toposte, e che non è molto diversa in Italia, dove il lavo-
ro di associazioni e organizzazioni femminili della socie—
tà civile resta centrale, forse anche a causa di normative
che continuano a considerare la migrazione come un fe-
nomeno emergenziale, e non come base per la costruzione
di un progetto di vita titolare di dignità. Nel nostro pae-
se è l’art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs

268/98) a tutelare le vittime di sfruttamento, che preve—
de la possibilità del rilascio di uno speciale permesso di
soggiorno dando la possibilità a donne e uomini di sot-

trarsi alla violenza, entrando in

H In Libano P“ Programma dlaÎSSÉtenZa eld
. . 1 1 1 .
tra le m1grant1 meng ome 5°C, e 9mm a
Si re ÌStra tratta umana GSISÎÎODO 11'1V€C€
g . . gli artt 600 e 601
una v1tt1ma

(L.228/2003), che prevedo-
no la reclusione da 8 a 20 anni
per chi si macchia di questo
crimine. Eppure, a fronte di un sistema che subordina la
“regolarità” del migrante al contratto di lavoro, è inevi—
tabile l’istituzione di una sorta di diritto di proprietà del
datore di lavoro sul dipendente: una disumanizzazione che
confonde anche il piano del diritto.

a settimana v

GLOBALIZZAZIONE DELLA VIOLENZA

Donne, quelle presenti al convegno, che hanno guarda—
to in faccia le primavere arabe e non a caso ne sono sta-
te protagoniste. Mutamenti, quelli che hanno interessa-
to il Medioriente, capaci di evidenziare un fenomeno di
più ampio raggio, che da sud a nord del Mediterraneo ha
investito anche paesi europei nella comune rivendicazione
di un diverso modello economico, di uno sviluppo altro,
sostenibile, più umano. In un contesto mondiale che ha
visto negli ultimi due decenni un restringimento sempre
più forte dei sistemi di welfare e, parallelamente, un ina—
sprimento delle politiche migratorie internazionali - nel
tentativo di rendere l’Europa una “fortezza” dai confini
invalicabili - anche i flussi migratori si sono globalizzati,
investendo in modo sempre più esteso paesi incapaci di
accoglierli, politiche sorde e arretrate. Un elemento, quel-
10 della tratta di donne ridotte in schiavitù per sfrut-
tamento sessuale o lavorativo, che è segnale e insieme
conseguenza di un pensiero globale che ha finito per ri-
durre uomini e donne a forza-lavoro, confonden-
do le carte del valore e i piani del diritto. È sufficiente
guardare ad un qualsiasi cantiere edile italiano per capirlo,
o prendere atto di quel “caso badanti” che ha visto nel—
l’emancipazione della donna occidentale la delega del la-
voro di cura familiare ad altre donne, meno abbienti, più
svantaggiate, costrette spesso ad abbandonare i propri con—
testi domestici per prendersi carico di quelli altrui. Don-
ne che neanche all’interno dei nostri confini sono spes-
so considerate al pari di altre lavoratrici, né dal punto di
vista normativo, né da quello umano. Confrontarsi per cre-
scere assieme, dunque. Perché, ancora una volta, sfrut-
tamento, abusi e violenze nei confronti delle donne si con—
fermano fenomeni capaci di travalicare i confini, assu-
mendo tratti transnazionali e globali. I

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