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Numero 1 del 2015

Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia


Foto: Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
PAGINA 19

Testi pagina 19

17Gennaio 2015
cietà comincia ad essere la struttura trainante delle con-
dotte giovanili”. In sostanza, osserva il filosofo, sarebbe
“…ingenuo pensare che, per salvare la nostra generazio-
ne, e probabilmente anche quella a venire, dal baratro in
cui si trova, bastino processi educativi, consigli, argini da
parte dei genitori, della scuola, o delle istituzioni”. C’è in
gioco un nuovo sistema di valori che, però, stenta a defi-
nirsi. “I valori si svalutano perché non sono entità metafi-
siche che piovono dal cielo… sono dei coefficienti sociali
che, condivisi, consentono a una comunità di vivere con
la minor conflittualità possibile. Prima della Rivoluzione
francese la società era fondata su valori gerarchici, poi
si sono organizzate società sui valori della cittadinanza
e dell’uguaglianza, c’è stata una trasmutazione di valori;
niente di male, anzi la storia va avanti grazie a questo col-
lasso di valori che hanno ordinato la società per un certo
periodo e l’inaugurazione di valori nuovi. Se la storia non
procedesse così, saremmo ancora all’età dei Babilonesi!
Ma la svalutazione e il collasso dei valori non è l’elemento
decisivo per capire che cosa sia il nichilismo che invece
accade quando, dopo il collasso di un sistema di valori….
non ne nascono di nuovi. A questo punto resta il niente,
a cui fa riferimento la parola: ecco qui il nulla e il nichi-
lismo… la definizione che dà Nietzsche di nichilismo è
‘manca lo scopo, manca la risposta al perché, tutti i valori
si svalutano’…”. Il vuoto in cui siamo immersi è la man-
canza del futuro. “Il futuro, facendo balenare degli obiet-
tivi da raggiungere, muove… Quando manca uno scopo,
quando il futuro non è prevedibile o non promette niente,
allora abbiamo il collasso….. se infatti non c’è uno scopo
da raggiungere, la domanda successiva è: perché sono
al mondo? Che senso ha la mia vita? Che cosa sto facen-
do? Ci siamo mai chiesti perché i giovani vivano più di
notte che di giorno? Il motivo è che, di giorno, nessuno li
convoca, nessuno li chiama più per nome; se dunque, di
giorno, non sono interessante per nessuno, mi prendo la
notte: quando questo mondo non c’è, quando scompare
questo mondo che non mi chiama e non mi convoca, che
mi fa percepire fino in fondo la mia assoluta insignifican-
za sociale, comincio a vivere io. Come? Ubriacandomi,
drogandomi. I giovani si anestetizzano da un mondo che
non li ospita, che non li coinvolge, che non prospetta loro
alcunché, ed ecco che la vita diventa insignificante”. La
fotografia di Galimberti è impietosa. Chi o cosa può por-
re rimedio a questa gigantesca “demotivazione”? Non i
genitori, che possono “educare un figlio al massimo fino
all’età di 10-11 anni: le parole del genitore sono efficaci
fino a quell’età, dopodiché i ‘buoni consigli’ sono sistema-
ticamente disattesi”. Ed entra in gioco il sistema dei valori
e soprattutto il sistema economico con i suoi meccanismi.
Le radici della paura che provano i giovani di oggi,
derivante dall’insicurezza, dal senso di inadeguatezza
del vivere, dalla mancanza di aspettative verso il futuro,
da quello che Friedrich Nietzsche definì “nichilismo”.
Umberto Galimberti suggerisce come eliminare questa paura,
acquisendo consapevolezza di ciò che si è, della propria virtù
e delle proprie capacità.
Ed Marcianum Press, pagine 70, € 7,00/ e-Book € 4,99
“I giovani tra i 15 e i 30 anni hanno il massimo della forza
biologica. Il mercato, che li conosce meglio di professori
e genitori, li utilizza proprio per quella forza che hanno da
vendere e cioè i loro corpi, e, quando i ragazzi vogliono
fare i calciatori, hanno percepito che è il loro corpo quello
che conta. È l’unico valore che hanno ed è quello che il
mercato gli chiede. Non mi meraviglia vedere chilometri di
ragazze che vanno a fare le prove per un posto da velina.
Chi gli ha detto che l’unica cosa che conta è il corpo? Il
mercato, non hanno torto. Poi a Miss Italia gli fanno an-
che delle domande culturali e loro si attrezzano per dare
qualche risposta generica, ma non è per questo che vin-
cono Miss Italia!”. La dissipazione delle migliori energie
è gravissima perché “quello che pensi tra i 20 e i 30 anni
costituisce la base di quello che penserai per tutta la vita.
Anch’io, quello che ho prodotto, lo ho scritto tra i 20 e i
30 anni, poi sono stato più bravo a mettere insieme, a or-
ganizzare il materiale, ma la base è quello che ho intuito
allora. Einstein ha ideato la sua formula a 24 anni. Che
fa la nostra società se prescinde, a proposito dei giovani,
dal massimo della loro e quindi della “sua” (della società)
forza biologica? Che può fare se il massimo della forza
sessuale rimane non riproduttiva e il massimo della forza
intellettuale non viene utilizzata?”. Non è alla speranza che
guarda Galimberti “spero, mi auguro, auspico: le conside-
ro parole della passività…. spero, auspico e intanto non
faccio niente”. La sua è una sollecitazione rivolta diretta-
mente ai giovani. “Non dimenticate che il futuro è vostro,
è nelle vostre mani - e ribadisce - . Non dovete chiedere ai
noi grandi cosa fare”. Una dichiarazione di impotenza e,
insieme, uno slancio di fiducia verso il futuro.?
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