Numero 6 del 2016
Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
Testi pagina 34
32 Giugno 2016
IL MADE IN ITALY
DELLE
DETENUTE
di Costanza Fanelli
Sono tante, ma non certamente quante servirebbero, le esperienze che sono impegnate, dentro e fuori le mura degli istituti di pena, a creare e sviluppare attività produttive e di lavoro per persone detenute.
Eppure il rischio che chi esce dal carcere torni a delinque-
re si riduce dal 76% al 12% per chi ha un lavoro esterno
al carcere. Ma sono in pochi a sapere che, all’interno di
questo impegno portato avanti da associazioni e coope-
rative, sta nascendo un vero e proprio distretto produttivo
tra realtà che si occupano in modo specifico di donne de-
tenute o ex detenute.
Un po’ di storia. Nel 2013 nacque Sigillo, la prima agen-
zia nazionale di coordinamento di imprenditorialità delle
donne detenute, allo scopo di curare la qualità dei prodotti
e il rapporto con il mercato. Il progetto - il primo nel suo
genere in Italia e in Europa - venne alla luce dopo anni di
collaborazione e confronto tra il Dipartimento dell’Ammini-
strazione Penitenziaria e tre cooperative sociali (Alice di
Milano, Officina Creativa di Lecce e Uno di Due di Torino)
che negli anni hanno saputo distinguersi per le proprie ca-
pacità imprenditoriali e per la propria esperienza in labo-
ratori tessili all’interno delle sezioni femminili delle carceri
italiane. Nel suo primo anno di attività Sigillo contava già
15 aderenti
La tappa successiva è stata “Socially Made in Italy”
www.sociallymadeinitaly.com). Nato nel 2015, è una
sorta di rete produttiva organizzata tra i laboratori di coo-
perative sociali che si occupano di inserimento lavorativo
per le detenute e ha l’obiettivo di coinvolgere direttamente
i marchi dell’alta moda a collaborare per rendere questi
laboratori all’altezza della qualità e dello stile del Made in
Italy. L’intento è quello di dare vita ad una filiera produttiva
La prima agenzia nazionaLe
di coordinamento
di imprenditoriaLità deLLe donne
detenute. SIgILLo è iL primo progetto
di questo genere in itaLia e in europa
e coinvoLge tre cooperative sociaLi
in grado di proporsi al mercato facendo leva sulla qualità
e sul prezzo.
Attualmente le cooperative coinvolti sono quattro (Catania,
Venezia, Milano e Vigevano). I prodotti principali sono so-
prattutto borse e gadgettistica. Mediamente ogni labora-
torio ha tra le quindici e le venti persone impiegate dalle
cooperative che lo gestiscono, per un totale di circa cin-
quanta lavoratrici coinvolte nel progetto. b
RoLE MoDELS:
PRoMUoVERE LA LEADERSHIP
FEMMINILE
Troppi “soffitti e muri di cristallo” ci limitano. Uno spreco di talenti nocivo perché quando le poten-zialità e possibilità perdono, perdiamo tutti. Lo sco-
po del workshop tenuto presso il Centro polifunzionale
dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” lo scorso 14
maggio è stato parlare di Modelli di Ruolo dove le donne
hanno dimostrato che sono capaci di parlare di Ricerca,
Imprenditorialità e di Business, Finanza, Ingegneria, di
visioni e strategie per il futuro.
Il workshop, oltre a proporre alcune buone pratiche per
la Leadership Femminile e alcuni suggerimenti per Lea-
der Future e Leader Attuali, ha presentato le associazioni
ITWIIN (Italian Women Inventors and Innovators Network)
e EUWIIN (European Inventors and Innovators Network)
accanto alle associazioni di ricerca della Marie Slodovska
Curie, rispettivamente MCFA (Marie Curie Fellows As-
sociation) e MCAA (Marie Curie Alumni Association), dei
ricercatori europei che hanno fatto un’esperienza di
mobilità in Europa o fuori dall’Europa con una borsa di
studio Marie Curie. Le buone pratiche sono state discusse
e messe in evidenza nei Role Models e presentate in due
tavole rotonde, nel campo della Ricerca, dell’Industria e
del Business, da ricercatrici di livello internazionale, im-
prenditrici e innovatrici.
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