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Numero 6 del 2016

Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia


Foto: Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
PAGINA 50

Testi pagina 50

48 Giugno 2016
La poesia, al pari di un testo sa-cro, può essere letta all’infinito, in epoche della vita e in contesti
diversi, ogni volta offrendo la scintilla
di un pensiero o di un’emozione che
alla lettura precedente erano rimasti
nascosti, che non si era riusciti a co-
gliere. Questo perché la poesia è frut-
to di un dialogo continuo e sempre
diverso fra la parola e chi la legge, fra
il suono e l’orecchio di chi l’ascolta.
La raccolta di esordio di Francesca
Piovesan, pubblicata nel 2015 da
Giuliano Ladolfi Editore, sembra ri-
chiamare fin dal titolo “Una vita, tante
vite” questa necessità di una continua
rilettura, di una discesa nel profondo
che da una vita ne fa gemmare al-
tre, come semi nascosti al centro del
vaso, pronti a germogliare. La scrit-
tura di Piovesan è limpida, cristallina,
di una chiarezza a tratti disarmate,
come osserva Giulio Greco nella
prefazione al volume, ma in questa
semplicità apparente nasconde la
profondità di una ricerca nelle con-
traddizioni della vicenda umana, un
affondare nell’abisso dell’amore, del
dolore, della morte, della natura. In-
somma, dietro la facilità del linguag-
gio, comunque mai banale ma sem-
pre controllato negli esiti formali, si
celano un pensiero forte, un esercizio
del dubbio e della fede per fare i conti
con le domande che da sempre atta-
nagliano il genere umano. Si leggano
i testi che aprono il libro, dedicati alla
tragedia del Vajont e alla figura del
Crocefisso, nei quali il «brivido della
morte» dell’onda di fango sembra tro-
vare una via di fuga nel «buio che si
fa luce» del Cristo coronato di spine,
già presago di una prossima resurre-
zione. Analoga tensione è rinvenibile
nelle poesie più sentimentali, dedica-
te all’amore, al ricordo, alla ricerca di
un’armonia che sappia coniugare la
lontananza della persona amata con
il desiderio più vero e bruciante. Più
distesi sono i testi di argomento na-
turalista, dedicati alle stagioni, al loro
passaggio come specchio della con-
dizione umana. Anche in questi, tutta-
via, la poetessa è sempre alla ricerca
di una smagliatura, di un varco mon-
taliano verso la luce che possa dare
senso al faticoso cammino della vita:
«Nell’amorfo torpore/ di una profonda
afflizione/ ecco apparire due scaglie
di mare./ Rifrangono riverberi sme-
raldo.» La poesia di Piovesan si fa
leggere con attenzione e sentimento,
anche grazie a una felicità del dettato
che regala un lirismo puro, segno di
una penna matura piena di passione.
Vajont. L’onda infame
D’un tratto
il buio
brivido di morte.
Occhi allucinati
sbarrati
nella notte.
Vento furioso
senza tempesta.
Parole sospese
in grida di terrore.
Volti strappati
alla vita.
Il tutto, il nulla.

Stagioni
In una danza perpetua
ondeggiano le stagioni
simili a desideri insoddisfatti.
Volteggiando leggiadre
al ritmo di quadriglia
si prendono per mano
e poi si lasciano.
La vita dell’uomo
prodigiosamente allietano
scandendo il tempo rapace.
Stagioni:
odori, colori, suoni
perpetuamente ondeggiano
cristallizzati in un attimo fuggente.

Lontananza
Io ti sento,
ti sento vicino.
Per un attimo
tutta mi pervadi.
Come sangue caldo
come dolce vino
mi ottenebri la mente
e un sopore mi prende.
Mi abbandono al ricordo
per amarti ancora.
FranCeSCa
PIOVeSan
La vita
deLLa poesia
Una discesa nell’abisso
dell’amore, del dolore,
della morte, della natura
di Luca Benassi
pp.48_POESIA_giugno_2016.indd 48 15/05/16 21.42


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