Numero 6 del 2016
Settantesimo: partimmo dal voto - Speciale Rebibbia
Testi pagina 10
8 Giugno 2016
La prima cosa che salta agli occhi affrontando il tema del lavoro dei caregivers è che tutti ne parlano,
tutti sono convinti che bisogna dar
loro sostegno ed altro, che le forze
rappresentate in Parlamento sono
convinte che si debbano fare leg-
gi ad hoc….. ma poi, nella realtà del
quotidiano, viene fatto pochissimo e
pressoché tutto rimane immutabil-
mente sulle spalle di chi questo lavoro
con abnegazione e sacrificio lo porta
avanti in maniera gratuita, tutti i giorni
- ed anche le notti - della propria vita.
Il caregiver - o familiare assisten-
te - nel nostro Paese è soprattutto
donna: moglie, madre, fi glia, nuora,
che in nome di un ruolo storicamen-
te considerato femminile, si fa carico
della cura, prima dei bambini e poi
degli anziani della famiglia e questo a
conferma di stereotipi culturali da un
lato e, dall’altro, della assenza di poli-
tiche organiche e strutturali di conci-
liazione.
In una recente ricerca multiscopo
Istat si stima che siano oltre 3 milio-
ni i familiari assistenti che in Italia si
prendono cura di anziani, malati, disa-
bili. Il dato è certamente sottostimato
rispetto alla realtà caratterizzata dal-
la crescita esponenziale di persone
anziane con polipatologie croniche
e degenerative, per oltre l’80% assi-
stiti al domicilio a carico dei familiari.
Per non parlare poi dell’assistenza
ad un figlio disabile che dura tutta la
vita e oltre. Ma anche quando l’assi-
stenza riguarda coniugi o genitori, la
durata nel tempo e l’intensità del la-
voro di cura impattano pe-
santemente sulla vita del
familiare che si prende
cura stravolgendone
la quotidianità ed il
progetto di vita: chi
si prende cura vive
una battuta di arre-
sto (o una “vita di ar-
resto”). Infatti, oltre a
dover affrontare in prima
persona l’impatto emotivo
connesso all’accettazione della ma-
lattia del proprio caro, il caregiver si
trova a dover stravolgere la propria
vita quotidiana adattandola alle nuove
esigenze (secondo un’indagine AIMA,
oltre il 66% dei familiari assistenti ha
dovuto abbandonare il lavoro, il 10%
ha richiesto un lavoro part-time e il
10% si è orientato verso una mansione
meno impegnativa). Stress emotivo,
stanchezza fisica, problematiche di
conciliazione, di gestione del tempo,
di gestione di risorse economiche si
sommano a pesanti problemi etici e
ad un forte senso di perdita.
In questo diffi cile e complesso per-
corso è fondamentale che il ricono-
scimento del ruolo e il sostegno ai
familiari assistenti si accompagnino
ad una loro valorizzazione socia-
le attraverso l’attivazione di servizi
professionali di supporto e percorsi
di accompagnamento e condivisione
proprio per evitare il rischio di facili-
tare un processo di “familizzazione”
che tende a scaricare sulla
famiglia l’ineffi cienza di un
sistema di protezione e
assistenza.
E poi ancora il tema
della rappresen-
tanza dei bisogni e
degli interessi: oggi
i caregivers non han-
no luoghi e strumenti di
rappresentanza. Le espe-
rienze europee insegnano
che rafforzare le reti di comunità e
costruire innovazione sociale richie-
de, in primo luogo, che i soggetti si
sentano ascoltati e rappresentati
ma soprattutto è fondamentale che
di Maria Paglia
Istituto Italiano di Bioetica
www.istitutobioetica.org
CAREGIVER FAMILIARE
Tra stereotipi, bisogni e diritti
Per l’Istat sono più di 3 milioni i familiari assistenti,
prevalentemente donne, che in Italia si prendono
cura di anziani, malati, disabili
OLTRE IL 66% DEI
FAMILIARI ASSISTENTI
(CAREGIVER) HA DOVUTO
ABBANDONARE IL LAVORO,
IL 10% HA RICHIESTO UN
LAVORO PART-TIME E IL 10%
SI È ORIENTATO VERSO
UNA MANSIONE MENO
IMPEGNATIVA (AIMA)
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