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Numero 5 del 2012

Mamme nel Terzo Millennio


Foto: Mamme nel Terzo Millennio
PAGINA 22

Testi pagina 22

MAMME NELTERZO MILLENNIO/4

GUERRA \
ALLA MATERNITA

'0 i figli 0 il Iavoro', il libro di Chiara Valentini
fotografa un paese dove essere madri non e più
un diritto ma una faccenda privata

di Tiziana Bartolini

I libro di Chiara Valentini prende le
mosse da quattro casi esemplari, che
ben disegnano lo stato dell'arte in Ita-
lia, oggi, per le tante donne che vo-
gliono un figlio ma che intendono anche
continuare a lavorare: due diritti entrati in
rotta di collisione, a quanto pare. France-
sca (medico di 35 anni, espulsa dall’ospe-
dale dove lavorava quando era rimasta
incinta), Fiorella (commessa di 20 anni,
costretta con le minacce a firmare le di-
missioni per Ia stessa ragione), Rosalba
(infermiera in uno studio dentistico che
tace la sua gravidanza, continua a fare
le radiografie dentali e poi il figlio
nasce senza dita alle mani e ai piedi).
E poi l'incredibile storia di Gloria, che
riesce a tenere segreta la gravidanza
e la nascita della sua bambina, ma
che viene licenziata per “maternità
abusiva", un non-reato comunque contestatole
dall'azienda. Sono storie vere che introducono il quadro inquie-
tante tracciato nei vari capitoli densi di notizie, dati statistici, in-
formazioni preziose e tante altre storie paradossali. “o i fiqlî o
il lavoro" (Feltrinelli, 2012) è un viaggio nella cruda realtà del
lavoro negato alle donne che 'osano’ volere dei bambini in un
Paese che straparla di famiglia facendo in concreto meno di

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nulla per sostenerla. “All'inizio non credevo che la dimensione
del fenomeno fosse così vasta e perfino barbara, direi. Così ho
cercato di capire quanto fossero casi isolati e sono andata in
giro, ho frequentato blog, ho incontrato sindacaliste, avvocate,
Consigliere di Parità e tante mamme. Purtroppo ho constatato

w noidonne | maggio | 2012






















che iI fenomeno è peggiore di quello che immaginavo e persino
di quello descritto nelle ricerche più specialistiche. Ci sono na-
turalmente tante situazioni diverse che però hanno una matrice
comune: il non riconoscimento della differenza femminile, della
normalità per le donne di essere insieme mamme e lavoratrici.
In sostanza, nonostante la presenza crescente delle donne nel
mondo del lavoro non si è voluto prendere atto delle conse-
guenze e dei necessari aggiustamenti nell'organizzazione quo-
tidiana. Si rifiuta perfino quella flessibilità minima sugli orari che
risolverebbe la vita di tante mamme.
Ci si è dimenticati che i bambini, oltre che una gioia privata, sono
anche un fattore di crescita per tutti. Non è un caso che i paesi
che fanno pochi figli - come l'Italia e il Giappone - sono anche
paesi in declino. In Italia c'è come un rifiuto ad affrontare sul
serio questo tema. L'atteggiamento ostile verso la maternità si
manifesta in tanti aspetti diversi, è largamente diffuso e tende
ad essere accettato come un dato difficile da modificare so-
prattutto tra le precarie.

Molte si infagottano in camicioni per nascondere la ma-
ternità, come facevano le ragazze
’disonorate' dell'800.

È una regressione impressionante”.
Risalire la china per le donne non
sarà facile, così come trovare solu-
zioni adeguate ad affrontare questa
complessità. Qual è la sua opinione?
“Sarà dura, sì, ma interventi sono indi-
spensabili anche perché le ragazze no-

nostante tutto continuano a volere sia il
lavoro che i figli. Molte ricerche confer-

mano che questi desideri tra le italiane
sono forti e che un mondo così ostile le
costringe a vivere con profonde infelicità”.
I| ritorno del posto fisso migliorerebbe la
loro esistenza? “Non c'è dubbio, ma atten-
zione, il dato ufficiale delle 17/19mila dimis-
sioni nel primo anno di vita del bambino,
probabilmente molto inferiore alla realtà, ci
dice che parecchie cose non vanno anche tra
chi ha un contratto a tempo indeterminato.

Comunque va sottolineata l'equazione, ormai

chiarissima, tra lavoro e crescita demografica: i figli si fanno

dove c'è un lavoro che ti da una vita decente, mentre dove c'è

disoccupazione o precarietà i figli diminuiscono.

La prova è che oggi ci sono più nascite a Bologna che a Napoli.

In Emilia Romagna lavora il 62% delle donne contro i| 26,3 della

Campania. E si è molto puntato sul welfare. Non a caso la ripresa

della natalità è stata forte". I

La versione integra/e dell’intervista è su:
http://www.noidonne.0rg/bl0g.php?lD=02937


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