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Numero 10 del 2015

Madri


Foto: Madri
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Testi pagina 41

39Ottobre 2015
zione di Dei delitti e delle pene,
ed era stato accolto con grande
calore e grandissimo interesse
dagli ambienti intellettuali. Ben-
ché innamoratissimo della pri-
ma moglie, dopo la sua morte,
Beccaria non lasciò passare
più di tre mesi per convolare a
nuove nozze, sempre per amo-
re! All’arrivo nell’abitazione di
via Brera della seconda moglie,
Anna dei conti Barnaba Barbò,
la dodicenne Giulia fu relegata
nel collegio annesso al convento delle suore di San Paolo, dove
rimase in pratica abbandonata per sei anni. Soltanto il fedele ami-
co di famiglia Pietro Verri si recava a trovarla. La giovane ritornò
nel palazzo di via Brera solo a diciotto anni. Era bella e soprattutto
molto desiderosa di vivere. Anche se non molto colta, aveva però
una mente aperta, vivace e ricettiva e un carattere molto forte.
Frequentando il salotto dei Verri si innamorò del più giovane dei
fratelli, Giovanni, un trentaseienne che aveva già maturato molte
esperienze che lo rendevano particolarmente attraente agli occhi
di Giulia. Iniziò una relazione prestamente troncata dal padre, che
temeva per il buon nome della famiglia e dall’altra parte dal fratel-
lo maggiore che invece temeva, nel caso di un’unione legale, la
dispersione del patrimonio familiare. In breve tempo si combinò
un matrimonio conveniente al padre, che voleva risparmiare sulla
dote e accettato dalla figlia, desiderosa di lasciare al più presto la
casa paterna, non avendo un buon rapporto con il padre. Il conte
Pietro Manzoni, austero vedovo, abbiente, di età già matura che
abitava in via San Damiano fu visto come marito ideale. Le nozze
furono celebrate nel 1782. Le impressioni di Giulia al suo primo
ingresso nel palazzetto di via S. Damiano n.16 non furono per nulla
positive. Lo trovò poco accogliente, anzi tetro. Nel 1785 venne alla
luce il piccolo/grande Alessandro, riconosciuto dal padre Pietro
nonostante le dicerie e i pettegolezzi che ne mettevano in dub-
bio la paternità biologica. Una targa apposta sul lato destro della
facciata ricorda che proprio nel palazzo di via San Damiano n. 16
nacque Alessandro Manzoni.
TARGA NASCITA ALESSANDRo MANzoNI
Come le premesse potevano già fare supporre, l’unione non
fu per nulla felice. Giulia, precorrendo i tempi, chiese la sepa-
razione legale, che ottenne nel 1792 a condizione di lasciare
il figlio al padre.
GIULIA BECCARIA E ALESSANDRo MANzoNI
Nel frattempo aveva conosciuto il vero amore della sua vita, il
conte Carlo Imbonati, che aveva tutte le qualità per farsi ama-
re. Bello, molto ricco, di animo generoso e innamorato. Con lui
lasciò Milano e visse nella capitale francese il periodo più feli-
ce della sua vita, frequentando i salotti intellettuali di tradizione
illuministica ed enciclopedistica, fino all’improvvisa morte di lui
(1805). Poco prima del tragico evento, il giovane Alessandro,
allora ventenne, aveva raggiunto la madre accogliendone il ri-
petuto invito. Fu una rivelazione per entrambi. Tra madre e figlio
si ritrovò una comunanza di idee e di sentimenti che fece sì che
Giulia da quel momento divenisse il perno della vita familiare
dello scrittore, stimolandolo nel lavoro, curandone le amicizie e
gli interessi anche dopo il primo e il secondo matrimonio. Con
la prima moglie, Enrichetta Blondel, che lei stessa aveva contri-
buito a scegliere come compagna per la vita del figlio, ebbe un
ottimo rapporto. Ne accettò i fervori religiosi, arrivando a con-
dividere la scelta della conversione al cattolicesimo. Seguì da
vicino i nipoti, occupandosi della loro educazione, specialmente
al momento della morte della loro giovane madre. Non altrettanto
felice fu la convivenza con la seconda moglie Teresa Borri vedo-
va Stampa, che mal sopportava le ingerenze della suocera nella
vita familiare. Ciò amareggiò forse un poco gli ultimi anni della
sua esistenza che, benché a momenti travagliata e difficile al
punto da richiedere scelte coraggiose e controcorrente, fu tutta-
via o forse proprio per questo, ricca di esperienze e di affetti. Fu
sepolta nell’amata Brusuglio (Mi). La famiglia Manzoni si trasferì
nel palazzo sito al n. 1 di piazza Belgioioso a Milano nel 1814 e
vi rimase fino alla fine della sua esistenza.
PIAzzA BELGIoIoSo
Il grande scrittore era rientrato a Milano dal quinquennale
soggiorno parigino, che come si è detto lo aveva riavvicinato
intellettualmente e affettivamente alla madre Giulia Beccaria,
da allora sempre presente nella vita e nelle dimore dello scrit-
tore. Anche dopo il primo matrimonio con la giovane Enri-
chetta Blondel e il secondo con Teresa Borri vedova Stampa.
Al momento dell’acquisto, il palazzetto si presentava in uno stato
abbastanza fatiscente, per cui il proprietario dovette provvedere
a un primo restauro. L’aspetto attuale però si deve a un interven-
to successivo (1864), affidato all’architetto A. Boni, che realiz-
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