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Numero 2 del 2015

Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia


Foto: Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia
PAGINA 29

Testi pagina 29

Inserto realizzato con il contributo della Regione Lazio, Assessorato Pari Opportunità e Sicurezza, all’associazione L’Isola di Ula e Opp. Testi delle detenute del carcere femminile di Rebibbia (Roma, ottobre — dicembre 2014)
Solidarietà oppure
il contrario?
Il nostro modo dIgnItoso
per la autodIfesa: la sopravvIvenza
dentro e fuorI dI noI
Se si potesse cambiare il mondo, dovremmo cambiare
le nostre menti. La sopravvivenza, qui, se hai qualcuno
che ti aiuta da fuori diventa tutto più facile, altrimenti
diventi quasi invisibile. Dentro di me alcune volte
sento il vuoto, proprio perché di solidarietà ne vedi
veramente poca. Le persone, qui, si formano in piccoli
gruppi: rumene con rumene, rom con rom ecc. ecc.
Il problema è proprio questo, almeno per quanto
riguarda il reparto Camerotti, detto anche Stazione
Termini. Parlando di me in prima persona, di solidarietà
ne ho vista veramente poca. Il mio Tempo lo passo
scrivendo, leggendo o facendo del mio meglio per
mantenere la mia cella in ordine e pulita. Certo non
tutte siamo uguali, ma di rispetto ce n’è veramente
poco. Da una parte mi ritengo fortunata avendo
due italiane in cella con me, ma all’inizio non è stato
facile. Adesso le cose sono migliorate: c’è del rispetto
reciproco, ed è già tanto. La sera mi infilo nel letto di
Manuela per stare più calde e vedere assieme il film
che scegliamo, tanto l’altra si addormenta nel giro di
10 minuti. Manuela mi suggerisce di ringraziare Dio di
questo. Comunque mi sento fuori posto, con tutte
queste persone che entrano ed escono. Prima contavo
i giorni: sono arrivata a 120. Adesso comincio a contare
i mesi…ne sono passati già dieci; non sono tanti per chi
come me deve fare degli anni. Si avvicina il mio primo
anno e quindi ci sarà il mio compleanno quì… seguito
dal Natale e dalle altre feste. È bruttissimo, ma spero
che sarà l’ultimo passato quì.
Volere è Potere. Giusto… ?
Assunta
La vera Lucia

La vera Lucia ride sempre, regala un sorriso a tutte,
a chi ne ha più bisogno. La vera Lucia, la vera “me”
l'ho ritrovata in carcere. Qui, contrariamente a
quanto si possa immaginare, in questo luogo ho fatto
esperienza di libertà.
La libertà di essere finalmente me stessa e di poter
esprimere ogni mia idea, ogni mio pensiero che prima
non mi era concesso esprimere. Grazie a questa
libertà, ritrovata, ricostruita, ho conosciuto il senso
profondo della vita, l'importanza di dare valore alle
piccole cose. Ho attraversato la sofferenza, quella
profonda, e l’ho affrontata con tutta me stessa e
con la volontà, forte, di farcela. E questo è ciò che
conta, quanto decidi tu di farcela. L’amore mi ha dato
la forza di affrontare la sofferenza. L'amore che per
me valica ogni confine, l'amore che va oltre queste
mura e mi fa sentire parte di un sogno finalmente
avveratosi, quel sogno d'amore che da bambina mi
faceva sognare a occhi aperti. Quel sogno oggi è la
mia rinascita....”
Lucia
Concepite Donne
Attese ascoltate da donne a noi donne donate. Mischiate a
tratti sanate. In cerchio intorno ad un tavolo rettangolare
senza spigoli dare parole, memorie, storie come note
d’ignote intonate, di petto, di stomaco per sete di voler
essere umano banchetto di vita da dare. Unico ospite
inatteso un divenire di gioia unirsi discreto all’accorato
concerto di soli archi e fiati. Corde tese appena pizzicate
implodere di libero sfogo senza mai attraverso o di lato il
reato accordare. Dirigere il coro a volto scoperto e a mani
libere l’opera frugare oltre la mimica di un luogo che limita
e che elegge, per legge, esilio e domicilio. Riverbero infinito
di un inciso mai ripetuto che solo chi è senza giudizio
libera e ode; eco proteso a lasciare di questo viaggio unico
testamento. Né dentro né fuori, ma l’una dell’altra è il
perpetuo perdersi nel labirinto degli specchi che rimanda
la bellezza dello stupore di riconoscersi madri, figlie,
sorelle, amiche. Altro non avere, altro non volere che
essere, da questa parte del mondo, per ancora una volta,
senza colpa concepite.
Grazie Tiziana, Paola, Oria, Bruna, Antonella…
meravigliose “noi donne”.
Cinzia Mangano
Rebibbia, gennaio 2014
dedica scritta nel retro del disegno delle mani di pag 25
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