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Numero 12 del 2008

E tu di che Natale sei?


Foto: E tu di che Natale sei?
PAGINA 15

Testi pagina 15

noidonne dicembre 2008 15
dandosi producano quel minimo di con-
densa che permette poi a varie specie di
attecchire; specie che dapprima sono
spontanee e poi diventano colture.
Dalla vostra elaborazione del retico-
lo idrografico italiano, sembriamo in
mezzo all'acqua. Secondo lei esisto-
no rischi di esaurimento delle risorse
idriche nel nostro Paese?
Abbiamo costruito questa carta te-
matica dell'idrografia superficiale con
la cartografa non tanto perché non esi-
stessero già delle carte con fiumi, tor-
renti, ruscelli. Ci sono carte in cui sono
indicati i fiumi "principali", ma "princi-
pali" è un concetto aleatorio: rispetto a
che cosa? I parametri possono essere la
lunghezza, la portata, il regime. Ci sono
carte a grande scala che ci danno indi-
cazione dei singoli ruscelli. Noi voleva-
mo dare l'idea di quale fosse effettiva-
mente l'idrografia del nostro Paese uti-
lizzando un criterio di rappresentazione
omogeneo. Abbiamo adottato lo stesso
criterio da nord a sud, da est a ovest,
per le isole e per la Penisola: abbiamo
rappresentato non i "principali", o quel-
li più gonfi, o altro, ma tutti i fiumi che
arrivano fino al mare e fino al terzo li-
vello di confluenza. Mi fa piacere che
questa carta abbia stupito molte perso-
ne, anche tra gli operatori dei mass me-
dia. La grossa risorsa dell'Italia è natu-
ralmente nei ghiacciai e nelle acque sot-
terranee. Da quanto emerso nel conve-
gno internazionale che ho citato, e an-
che da altre fonti, non c'è il rischio di
una carenza di acqua. L'acqua natural-
mente arriva al mare, evapora, ridiscen-
de sotto forma di precipitazioni, insom-
ma è una risorsa cosiddetta rinnovabi-
le. Il problema non è che manchi l'ac-
qua. Il problema è che è mal distribuita.
Raccolta, conservazione e distribu-
zione dell'acqua non possono pre-
scindere dalle politiche di gestione
pubblica o privata dell'acqua. Qual
è la sua opinione?
Qui si apre un capitolo molto delica-
to. Ho detto e scritto che uno dei primis-
simi nodi che sembrano assolutamente
risolti è che l'acqua, essendo un bene in-
dispensabile alla sopravvivenza, deve
essere un diritto di tutti. In quanto il di-
ritto alla vita deve essere riconosciuto;
indubbiamente l'acqua dovrebbe quindi
essere intesa non come un bene privato,
ma come un diritto e un patrimonio col-
lettivo. Dov'è che nasce poi il problema?
L'acqua è di tutti, ma qualcuno la deve
captare, condurre ed erogare; quindi,
nel momento in cui diventa servizio, il
servizio si paga. Però è un servizio che
deve essere assicurato a tutti senza spe-
culazioni. Immaginiamo cosa succede-
rebbe se decidessimo che l'aria venisse
erogata. Non possiamo pensare che un
privato dica "io la voglio fare pagare x"
e un altro dica "la faccio pagare y"; que-
sto tipo di servizio ha una valenza etico
politica molto diversa da quella di altri
tipi di servizi non vitali.
Come trasmettere alle nuove genera-
zioni il valore dell'acqua?
Ai giovani si dovrebbero trasmettere
sani modelli di comportamento. In que-
sto è fondamentale il ruolo della donna,
della madre, ma anche del padre. Biso-
gna spiegare come ci si lavano i denti,
che è inutile lasciare aperto il rubinetto
per tutto il tempo. Insegnare che è me-
glio una rapida doccia che il bagno, che
per farsi la barba si apre e si chiude il
rubinetto, non si lascia scorrere a vuoto.
Questi sono accorgimenti che hanno
una loro importanza su larga scala,
senz'altro, ma io direi che è necessario
insegnare a non sporcare, a non spreca-
re, si tratta di ridurre la nostra impron-
ta ecologica. Le soluzioni ci sono; c'è
tanta acqua che potrebbe essere utiliz-
zata per usi civili e non necessariamen-
te per bere, si potrebbero avere doppie
condutture, una per lavare, per altri usi
domestici o produttivi di lavoro e una
per l'acqua potabile. L'Italia è parados-
sale anche in questo senso, perché ha
delle acque molto buone ed è il paese in
Europa che consuma più acque minera-
li. Questo è assurdo, pensando che l'ac-
qua dei rubinetti è comunque più con-
trollata di qualsiasi altra.
Quale può essere il ruolo delle don-
ne, anche nel quadro mondiale?
Ritengo sempre necessario allargare
lo sguardo alla scala internazionale,
anche se questo complica il discorso. Se
penso al Canada, o ad alcuni paesi an-
che dell'Est e del Nord Europa, dove non
c'è tanta carenza di acqua, si fa fatica a
immaginare che l'acqua debba essere ri-
sparmiata e protetta. Quando invece
penso al resto del mondo, ad esempio al
Medio Oriente, ad alcuni paesi dell'Afri-
ca dove anche l'acqua sporca è prezio-
sa, allora penso che il ruolo della don-
na sia fondamentale per ottimizzare l'u-
so della risorsa. E non tanto perché è la
donna che va ad andare ad attingere
l'acqua alla fonte, quanto piuttosto per-
ché è proprio lei che inventa il riuso del-
l'acqua. Credo che la donna, che ha
sempre e per tanti aspetti un ruolo so-
stanziale nell'organizzazione del vivere
quotidiano, svolga una funzione tanto
più indispensabile quanto più il proble-
ma da affrontare è vicino all'esistenza
stessa, legato alla vita.
620 pagine, 1800 immagini, molte mani e cervelli femminili
nella pubblicazione della prima opera sistematica dedicata
all'acqua
Ed è proprio la professoressa Grillot-
ti Di Giacomo a partecipare in quali-
tà di esperta all'incontro-dibattito di
mercoledì 10 dicembre sull''Acqua,
nell'ambito della serie di appunta-
menti Ambiente e Giustizia secondo
le prospettive delle fedi e delle
scienze (Salone della Comunità di S.
Paolo, via Ostiense 152 b Roma -
ore 18. Info: 06 - 57287347). Insie-
me a lei, Adnane Mokrani (musul-
mano) e Giacoma Limentani (ebrea).
Gli incontri, in collaborazione con
CIPAX, Centro interconfessionale
per la pace, WCRP-Conferenza
Mondiale Religioni per la Pace, Pax
Christi Roma, vogliono rappresenta-
re "un luogo di pace per ascoltare
racconti, scambiare esperienze, co-
struire il futuro".
Cantiere CIPAX 2008-2009


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