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Numero 2 del 1944

Le donne nella rinascita del paese


Foto: Le donne nella rinascita del paese
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Testi pagina 12

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DONNE

NOI

DONNE IN GUERRA

La donna inglese

e lo sforzo di guerra

Dopo Dunquerque milioni di tlonnc
inglesi sono accorse a lavorare nelle lab-

briche. Nel Luglio 1940 restavano per
la difesa della Gran Bretagna 200 carri
armati leggeri e 50 carti armati per {an—
teriai Bisogna lavorare, lavorare, lavo-
rare. lu quei giorni operaie che sforma—
vano granate da 12 kg. l'una facevano
anche due turni di seguito lavorando
16 ore senza interruzione,

Donne dai 16 ai 60 anni sono en-
trate a lavorare nelle fabbriche: oggi più
del GO o/o delle maestranze in Inghil-
terra sono donne. Queste donne erano
impiegate, commesse, donne di casa, stu-
dctiteSSe. Hanno seguito dei corsi di p0-
chi mesi e sono diventate operaie spe»
cializzate: sono disegnatrici meccaniche,
saldatrici, manovrano gru che sollevano
carri armati, ritoccano cannoni, lavorano
ai torni e alle frese. Nel settembre del
1942 Sir Walter Citrine poteva dire:
Lavori meccanici di precisione che solo
alcuni anni fa avrebbero fatto rizzare i
capelli ad un tornitore provetto vengono
ora eseguiti con accuratezza micrometrica
da ragazze che prima della guerra non
avevano avuto alcuna esperienza indu—
striale L

Alcune fabbriche funzionano a base
di x lavoro avventizio r. Lavoro cioè di-
viso in turni brevi di poche ore e svolto
da persone che per altri impegni di la-
voro o di famiglia non possono fare un
orario regolare di lavoro. In tali fabbri-
che si sono presentate a lavorare per
esempio una donna cli GO anni con 10
?gli, un’ altra vedova anziana con un
figlio in marina,- un’altra, una nota scrit-
trice, che voleva dedicare al lavoro il
suo tempo libero; una donna con due
bambini ancora piccoli che può lasciare
a casa il mattino perché suo marito può
prenderli in consegna ritornando a casa
dal turno di notte. E così via.

Tutti lavorano come vedete; molti
bambini di operaie adibite a lavori tli
guerra, vengono a?dati alle cure di una
donna anziana, di una nonna, la quale
in tal modo fa anche lei la sua parte.



Diffondete NOI DONNE

le donne di Roma

Non Îulll SaDnU ("l‘IC Se [{Ùnla è Stata
salvata da maggiori rovine, se i suoi te-
sori artistici pouanuo continuare ad cs-
sere atnmirati (la tutto il mondo, se la
vita tli migliaia (li bimbi, tli malati e di
vecchi, si è potuta salvare, lo si deve
anche alla coraggiosa iniziativa delle
donne l'Onìane.

Quando il terrore dei bombardamenti
costringeva la popolazione romana a vi-
vere in grotte, in cantine ed altri rico-
Vel'l lnalsîlnl, lÉ (lonlle l'O?ÌanC pt’entle-
vano l'iniziativa di presentare al Ponte-
?ce ed alle ambasciate degli Statinentrali
delle petizioni nelle quali si richiedeva
che fosse rispettato il carattere (li città
aperta di Roma.

Non era cosa facile, dato il momento,
condurre felicemente a termine il pro-
getto: i fogli delle petizioni dovevano
essere ?rmati segretamente a centinaia
di donne, si doveva iar superare la ti<
midezza dl alcune, Che avevano 1)aura.
di compromettersi, ?rmando, si doveva
evitare la leggerezza di altre che avreb—
bero potuto compromettere l'esito del—
l’iniziativa.

Ma le donne romane riuscirono a dif—
fondere la petizione ed ottennero il più
vasto consenso di tutta la massa fem-
minile della capitale.

Le romane lanciarono, insieme alla
petizione, un appello appassionato a tutte
le donne della città.

( Donne romane ) — si diceva nell’ap—
pcllo —, siamo giunte al limite estremo
delle nostre sofferenze, in questa guer-
ra maledetta che il fascismo ci ha im—
posto.

A/OII Vogliamo impazzire di dolore,
non Vogliamo pero/ere 1' nostri bambini
0 [e nostre case, non Vogliamo essere
complici per aver taciuto, vogliamo c/zc
1' ledere/21' arcano (1a Roma subito, Vor
glz'amo che nessun rifornimento del/rom
te porsi attraverso la citzà, vogliamo che
Roma sia dichiarata e riapetmm come
città aperto.

In marzo, quando il Papa pronunciò
un discorso sull'argomento, migliaia di
donne {ecero sentire, in Piazza S. Pietro,
il loro accorato grido di protesta.

Le tenacia ed il coraggio delle donne
romane ebbero successo. ll tedesco fu
costretto a sospendere il tran. to per Ro—
ma di automezzi militari. I bombarda-
menti cessarono.

Oggi, noi italiani, sentiamo ancor più
quanto sia stata e?icace l' azione delle
donne romane quando vediamo lo stra-
zio di Firenze, trasformata dal nemico
in campo di battaglia. Esse hanno con-
tribuito a salvare la capitale d' Italia
dalla violenza tedesca, e noi tutte dob-





biamo adoperare ogni mezzo per a?tel‘
tare la ?ne della guerra e perché il no"
stro paese già così distrutto sia salvato
almeno da ulteriori rovine.

Un ' eroina francese

Marie - Cqude Vuillant - Couturier

À'c/ momenm [n cui I'm inizio {a [il
beroztinne della I‘i-ancz'o; « [Voi don/10 1)
Vuole, pub/i/t'canclo quest'eptîroz/[o del/a
rarirzcnzo delle (l'onn? fra/mari, eJ/n'i/
mere [oro l'ammirazione r/i tutte [e [mi
?rme e [o [oro solidarietà nella [alla c/ze

t' due paesi conducono contro [l nemico



comune.

A vederla sembrava così fragile! Era
una donnetta non molta alta dai linea—
menti ?ni e dolci, marcati però delle fa-
tiche di una vita, da anni dedicata alla
lotta per la democrazia, contro il fasci-
smo che minacciava il suo paese. Fin
dall' inizio dell'occupazione tedesca essa
assunse con semplicità e con abnegazione
totale i compiti più delicati, più pericolosi.
Ma un giorno mentre compiva una de—
licata missione {u arrestata. Non aveva
nessuna carta d, identità in tasca; per
parecchi giorni fu picchiata, torturata;
ma i tedeschi non ottennero niente dal—
l’eroica donna, non una parola, neanche
il suo nome.

Qualche tempo dopo, su di un gior-
nale di Parigi apparve un annunzio con
una fotogra?ia. 4t Qnesta donna ha per-
duto la memoria e si trova in clinica.
Chiediamo a chi la conosca di presen-
tarsi per identi?carla >.

La vecchia balia, la donna che l’aveva
nutrita con il suo latte, andò a rivelare
il nome della sua bambina. Quando si
accorse del tremendo inganno, la povera
vecchia muti di dispiacere.

E. Marie-Claude è andata a raggiun—
gere in un campo di Alta Silesia Da-
niele Casanova che morì dopo alcuni
mesi in seguito ai maltrattamenti e alle
privazioni. Elisabetta Lefort che l'u fu-
cilata davanti alle sue compagne di pri-
gionia nessuno sa più niente di Marie-Claude
ma il suo ricordo è vivo in Francia e
per riempire il suo posto centinaia e
migliaia di ragazze espongono ogni gior-
no la loro giovane e ardente esistenza.


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