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Numero 2 del 2015

Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia


Foto: Libere/i di scegliere: gay lesbo Lgbt - Speciale Rebibbia
PAGINA 26

Testi pagina 26

Inserto realizzato con il contributo della Regione Lazio, Assessorato Pari Opportunità e Sicurezza, all’associazione L’Isola di Ula e Opp. Testi delle detenute del carcere femminile di Rebibbia (Roma, ottobre — dicembre 2014)
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Un sogno d’amore…
malato
Sono - fi nalmente - Laura con tanta sofferenza mi
sono ritrovata! Mi ero persa 12 anni fa credendo
a un sogno d’amore … malato si!! Forse oggi mi
chiamano assassina, ma con tutta onestà non mi
ci sento: Davide mi ha amato fi no all’ultimo! Ma
il suo era un amore malato e l’ho capito già dopo
tre mesi ke stavamo insieme. Con un calcio sul
ventre mi ha fatto perdere il nostro bambino di
quasi tre mesi; poi sotto minaccia all’ospedale mi
ha costretto a fi rmare e mi ha riportata a casa,
e non sto ad elencare qui tutte le violenze ke il
mio corpo inerme ha subito. Eppure “soggiogata”
dall’amore, divenuta schiava, lo difendevo sempre
a spada tratta da tutti facendomi anche odiare
in primis dai suoi. Mi sono umiliata come donna
e come madre, tante volte scappando in cortile,
aspettando la volante, mezza spogliata, piena di
lividi. Tutto per evitare il peggio. Ho fatto molte
denunce e poi le ho ritirate perché mi avrebbe
picchiata di nuovo. Ero soggiogata da un sogno
d’amore. Molte persone mi kiamano assassina. Il
mio corpo oramai inerme era abituato a subire ogni
tipo di violenze, ke sono indicibili e mi vergogno
persino a ricordare. La sera in questione, quando
oramai vivevo separata da lui da due mesi, Davide
- che non aveva mai accettato il mio coraggio
di lasciarlo facendo di tutto e disperandosi
perché ci ripensassi fi no a tentare di uccidersi -
ha chiamato, è venuto, è entrato con una furia
omicida perké non si era mai rassegnato. Lo avevo
lasciato, trovando la forza di liberarmi da quel
giogo, da quella schiavitù fatta di violenze fi siche
e psicologiche le più turpi e umilianti. Un amore
dolce e sensibile, quello di Luca, che non mi ha mai
baciato fi nké non l’ho voluto io. Luca viveva con me
da due mesi per tutelarmi dalle insidie di Davide,
che quella sera entrando l’ha massacrato di botte
e poi ha preso un coltello in cucina dal lavello; ho
cercato di levarglielo dalle mani: ci sono riuscita
dopo essermi battuta con lui, mi ha scaraventato
contro il muro e lui è morto con la stessa arma ke
impugnava poco prima per uccidere o me o fi nire
il mio compagno oramai massacrato di botte. La
mia colpa è stata di innamorarmi di lui 12 anni fa,
incontrandolo in una stazione dove viveva perché
i suoi lo avevano cacciato di casa. Un amore
malato in cui mi ero coinvolta non ascoltando gli
avvertimenti di nessuno. Ma quando ho iniziato
a chiedere aiuto, dove erano le istituzioni? Tutti
parlano di femminicidio, ma quando un uomo
muore la donna è un’assassina! È giusto, ora sono
qui con un grande dolore nel cuore. Non avrei
mai voluto fi nisse così! Sono a Rebibbia in attesa
di essere giudicata! Sono una delle tante donne
soggiogate dal loro sogno d’amore rivelatosi un
incubo. Se uscirò di qua farò sapere a tutte le
donne la mia storia perké non succeda il peggio
anche per loro.
Laura
Vita mia,
la galera è così pesante
ke non ne posso più,
ma ogni giorno ke passa
mi avvicina a te
Ti penso tanto intensamente
delle volte mi sembra
di sentire i tuoi pensieri
e ke le sbarre sono due pezzi
di ferro
ke non intacca il nostro amore
ma lo rende più forte
Laura
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