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Numero 7 del 2015

Salute, informazione sinergie. Speciale Expo, Donne in campo - CIA


Foto: Salute, informazione sinergie. Speciale Expo, Donne in campo - CIA
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Testi pagina 9

7Luglio-Agosto 2015
elaborare il lutto di non aver fatto tutto il possibile. Se dunque
l’eutanasia non rimane clandestina (come ieri l’aborto: si fa ma
non si dice), il medico rischia dai 7 ai 15 anni di galera per “omi-
cidio del consenziente” (art. 579 del Codice penale), come è
accaduto al dott. Riccio, accusato di aver assecondato la volon-
tà di Piergiorgio Welby, colpevole insieme a lui di aver rifiutato la
clandestinità, di aver posto all’attenzione del paese la mancanza
di una regolamentazione su di una tematica ormai urgente. Se
in Europa l’Olanda è stato il primo paese a depenalizzare chi
ha procurato la morte del consenziente, in Italia il dibattito è fer-
mo sostanzialmente al testamento biologico, anzi il governo ha
emanato una circolare con cui definisce nulli i registri comunali
dove i cittadini depositano il testamento biologico; e i media ge-
neralmente si adeguano lasciando credere che ci sia in ballo
l’eutanasia, quando invece il testamento biologico è altra cosa,
ovvero un documento con cui il cittadino intende comunicare al
medico il suo volere, qualora gli accada di perdere la capacità
di esprimersi. Ma, come nel caso della legge 194, il principio
di autodeterminazione è inaccettabile per gli integralisti cattolici
che ci vogliono tutti sottomessi alla volontà di Dio, volontà che
loro hanno il privilegio di conoscere. Eppure l’aristocratico papa
Pacelli nel lontano 1957, parlando agli anestesisti cattolici, aveva
detto che, se la loro intenzione era puramente compassionevole,
la somministrazione di farmaci antidolorifici che avrebbero po-
tuto portare alla morte, era incolpevole; e papa Wojtyla, quando
ha chiesto di lasciarlo “tornare al Padre”, è stato lasciato in pace.
Con papa Francesco tutti si aspet-
tano grandi novità nella Chiesa ma
in verità l’arretratezza sul tema dei
diritti civili nel nostro paese dipen-
de non solo dall’influenza delle ge-
rarchie vaticane ma anche dai cal-
coli interessati delle forze politiche
che, per opportunismo più che
per convinzione, ne seguono le di-
rettive. Vedi il caso dell’eutanasia,
dove il 64% dei cittadini, inascol-
tati in Parlamento, si è dichiarata
favorevole all’eutanasia del con-
senziente, e non solo per il rifiuto
di convivere col dolore, ma anche
perché ormai il tema non interessa
più solo gli intellettuali e i radicali: un numero sempre crescente
di cittadini si ammala di Alzheimer, o di altre malattie comparabi-
li, che li riducono ad una vita puramente biologica, non sempre
cosciente, priva di relazioni interpersonali e di specificità umana.
Una forma di vita alienata che non tutti accettano di sopportare e
di infliggere ai propri cari.
Una Sanità Pubblica sostenibile nel 21esimo secolo deve necessariamente fare i conti con la deriva divenuta sem-pre più drammatica dell’eccesso di trattamenti diagnosti-
co-terapeutici.
È sempre più pesante la pressione dell’industria del farmaco e dei
presidi sanitari per espandere il mercato molto al di là di quanto
sarebbe necessario per soddisfare i bisogni di salute. I mediatori
di tale pressione sono i professionisti sanitari anche se tra loro si va
diffondendo una consapevolezza nuova di resistenza a tale pres-
sione, a livello internazionale e anche in Italia. Il caso emblematico
è rappresentato dall’uso sconsiderato degli antibiotici, che ha pro-
dotto una diffusione planetaria dell’antibiotico-resistenza.
Sono evidenti gli enormi interessi in gioco. Ma la prescrizione di
trattamenti diagnostico terapeutici non appropriati o inutili e sem-
pre dannosi richiede due condizioni.
In primo luogo non deve essere permessa una seria valutazione
degli esiti di salute in ogni comunità, anche se in assenza di va-
lutazione si favorisce lo sviluppo della corruzione in tutte le sue
articolate forme che sempre più frequentemente assurgono agli
“onori” della cronaca. Se gli sprechi si mangiano un terzo del bi-
lancio dedicato alla sanità la corruzione ne assorbe un altro 5%.
In secondo luogo è necessario che le persone siano sospinte in una
condizione di dipendenza, di senso di incompetenza, di assenza di
capacità autonoma di controllo del proprio stato, con il paradosso di
vedersi colpevolizzate nel meccanismo perverso del biasimo delle
vittime. L’inaccettabilità di tutto ciò appare evidente appena si riflette
che le risorse pubbliche derivano dalle tasse e il corrispettivo delle
tasse non sono semplicemente servizi, che comunque si vanno ri-
ducendo, ma qualità misurabile con opportuni indicatori.
Strategie operative di promozione della salute, nel senso della
Carta di Ottawa, finalizzate all’aumento della capacità di controllo
autonomo della propria salute da parte delle persone e delle co-
munità sono la chiave di volta per porre un freno alla deriva attuale
verso il sostanziale smantellamento della Sanità Pubblica.
Le sezioni di popolazione più disponibili a rimettere in discussione
i meccanismi di controllo e a rivendicare l’autonomia nel controllo
di sé sono le donne e l’età evolutiva perché sperimentano cam-
biamenti di cui si ha contezza ed è proprio nei cambiamenti che
è più facile rimettere in discussione gli stereotipi eacquisire nuove
competenze e consapevolezza.
In particolare il percorso nascita è certamente la circostanza più
favorevole per la promozione della salute. La medicalizzazione
della nascita si può considerare il tentativo di recupero del control-
lo sul corpo delle donne (e da qui che bisogna partire per avere il
controllo sui corpi di tutte e tutti) dopo la sovversione del movimen-
to delle donne degli anni settanta del secolo scorso (il corpo è mio
e lo gestisco io). L’inappropriatezza è particolarmente odiosa visto
che si ha a che fare prevalentemente con la fisiologia e le ostetri-
che dovrebbero avere un ruolo dominante nell’assistenza (intesa
come empowerment) .
Ecco a cosa servono i consultori familiari visti alla luce del Progetto
Obiettivo Materno Infantile. Ecco perché i consultori familiari sono i
pilastri di una sanità pubblica sostenibile nel 21esimo secolo.
CARTA DI OTTAWA,
SANITÀ PUBBLICA
E CONTROLLO
DELLA PROPRIA SALUTE
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