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Numero 7 del 2015

Salute, informazione sinergie. Speciale Expo, Donne in campo - CIA


Foto: Salute, informazione sinergie. Speciale Expo, Donne in campo - CIA
PAGINA 6

Testi pagina 6

4 Luglio-Agosto 2015
IL FUTURO E LA
BUONA SCUOLA
L’anno scolastico è finito e le po-lemiche rinviate senza che nes-suno ci abbia detto che d’estate
solo gli sfigati parlano di scuola.
Quindi, a meno che non siano già conside-
rate brutte parole, in primo piano vengano
educazione e conoscenza, fondamento di
quella vita, individuale e collettiva, che tutti
a parole vogliamo civile. Che incomincia
a scuola, dove la nuova generazione, for-
mata in scuole innovative solo perché (e
non tutte) fornite di computer, risulta fonte
di grosse preoccupazioni.
I ragazzi infatti stanno già dentro un altro
mondo, costruito da noi, vecchia genera-
zione - ormai anche i ventenni già mental-
mente condizionati ne fanno parte - che
resta sgomenta davanti alle trasformazioni
in atto e alle mutazioni già antropologiche
che definiscono “intelligenti” le macchine.
Qualche responsabilità del nostro disagio
deve assumersela la (non così buona)
educazione dei vecchi (non così buoni)
tempi andati, se nemmeno le donne, edu-
catrici anche quando non lo fanno per
mestiere, sanno più come ragionare con i
figli e se pensare serenamente al loro de-
stino. Impossibili, d’altra parte, l’equilibrio
sociale e la politica non corrotta se i bam-
bini crescono senza conoscere regole di
convivenza sociale e rispetto di maestri,
anziani, “diversi”: la natura, di per sé, non
è buona e solo l’educazione evita che ci
costruiamo dei nemici e replichiamo le
violenze. Comunque, preso atto delle di-
namiche in atto, dobbiamo prevenire pos-
sibili guai: la storia è irreversibile ed esige
cambiamenti senza, possibilmente, pren-
dere cantonate. Ma partendo dalla scuola
come prima struttura da riformare (almeno
tanto quanto la famiglia).
La Finlandia, che passa, nelle statistiche,
per avere il sistema scolastico migliore in
Europa, sta riformando l’ordine delle di-
scipline e propone di partire solo dalle ri-
cerche sugli argomenti, mentre addirittura
per le primarie intende dare a bambine e
bambini la possibilità di scegliere se impa-
rare a scrivere con la matita o il computer,
con la mano che predispone alla grafia
personale o a stampatello. Da noi, figu-
rarsi, è ancora sospetta l’educazione di
genere, anche se il referendum irlandese
- impensabile solo cinque anni fa - dovrà
velocizzare l’aggiornamento dei perbenisti
e dell’ideologia cattolica. Eppure, qualco-
sa non è mai funzionato
nel ceto docente (come
nelle famiglie) se gli in-
segnanti temono sempre
le circolari dei presidi e
aspettano gli interventi di
legge, senza il coraggio
(?) di usare quella libertà
didattica che non tolse,
almeno formalmente,
nemmeno Mussolini.
Ma perché questi cam-
biamenti nel sistema
giudicato il migliore in
Europa non sono all’attenzione dei nostri
sindacati-scuola (nati, come confederali
solo nel 1968, quando cessarono quelli
corporativi)? Se oggi tutte le strutture si
muovono dentro quantità di informazioni
sterminate, dovremo per forza educare
individui capaci di discernere per ope-
rare scelte motivate e prendere decisioni
in pochi secondi, come fanno i chirurghi.
Potremo mai continuare a restare al di sot-
to delle umane possibilità, anche quando
i bambini ci mostrano che le tecnologie
sono facili da usare anche per chi ha quat-
tro anni, ma non possono diventare gab-
bie? Come insegneremo le lingue stranie-
re, se gli scolari potranno ricorrere ad app
in grado di tradurre simultaneamente?
Come insegnare la storia e l’arte di conser-
vare la memoria se la tecnologia contiene
tutti i dati del passato? Come insegnare i
poeti se il virtuale attenua le emozioni e il
RifoRma sì, RifoRma no. ma non possiamo RipoRtaRe indietRo l’oRologio
e gli insegnanti dovRanno studiaRe, anche se pRecaRi,
peRché è il loRo mestieRe
di Giancarla Codrignani
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