Numero 6 del 2014
Cultura e futuro, Addio
Testi pagina 39
33Giugno 2014
per dirlo’, come il bel titolo di un libro di Marie Cardinal, pa-
role che possano ‘dire’ e ‘dare’ dignità a ogni piccola piega
o sfumatura della (nostra) vita”.
Patrizia Caporossi
mia piccola libErtà, ti chiamo pEr nomE
Ed Guasco, Ancona 2014
AIED, UNA BELLA STORIA
Si torna spesso sugli anni Settanta. Meno si dice e si sa
degli anni Cinquanta e Sessanta. ‘Amore e libertà’ è un
libro importante ed utile per colmare questa lacuna. È la
storia dell’Aied, la storia dei pionieri della libertà sessuale
e dei primi consultori autogestiti, ricostruita
dall’autore con vivacità e precisi riferimenti
d’archivio. L’Associazione italiana educazio-
ne demografica è fondata nel 1951, ma di
controllo delle nascite si parla già ai primi del
‘900. Il fascismo mette al bando la contrac-
cezione. È nella giovane democrazia che si
ricomincia a parlarne. Sul piano politico, l’A-
ied lotta per l’abolizione dell’articolo 553 del
Codice penale. Sul piano culturale svolge at-
tività divulgativa. Sul piano sanitario, medici
volontari tengono aperti gli ambulatori. Sul
piano sociale, le volontarie Aied sviluppano
una pratica innovativa di educazione sessuale “porta a
porta”, svelando gli orrori degli aborti clandestini. La cen-
sura degli anni Cinquanta si stempera un poco nell’Italia
degli anni Sessanta. L’Aied è ancora isolata ma nell’opi-
nione pubblica il muro si è incrinato. Nel passaggio agli
anni Settanta il tema della liberazione sessuale esplode
insieme ai movimenti di contestazione giovanile e al fem-
minismo. Di questo passaggio, Gianfranco Porta riferisce
le continuità piuttosto che le rotture. Il libro si chiude con
un scorcio sugli anni Ottanta, lasciando intravedere gli ef-
fetti delle vittorie ottenute e delle nuove sfide che da esse
scaturiscono. Quelle, appunto, della libertà.
Eleonora Cirant
Gianfranco Porta
amorE E libErtà. storia dEll’aiEd
Ed Laterza (2013), pagg 267, euro 18,00
Ricordiamo con affetto Grazia Porro, deceduta a maggio, una
grande protagonista delle battaglie per la parità uomo-donna sul
lavoro. Vice Presidente di Ancorpari, Associazione Nazionale delle
Consigliere di Parità, quando l’associazione è stata chiusa ha
donato i materiali al Centro Documentazione Donna di Modena. La
Redazione di NOIDONNE si unisce al cordoglio delle Consigliere
di Parità di Modena Isa Ferraguti e Mirella Guicciardi, della
Consigliera di parità di Como Paola De Dominici e del Centro
Documentazione Donna di Modena.
Le lamentazioni sulla difficoltà di applicazione della leg-ge 194/78 raramente identificano specifiche responsa-bilità di ordine politico, amministrativo, dirigenziale ed
esecutivo. L’obiezione di coscienza viene assunta come fatto-
re ostativo all’applicazione della legge senza entrare nel merito
della valutazione delle risorse necessarie, umane, strutturali e
infrastrutturali per l’esecuzione delle IVG, anche in termini di
integrazione dei servizi impegnati nell’intero percorso, alla luce
delle evidenze scientifiche riguardo le attività e le modalità ope-
rative raccomandate dal rapporto dell’OMS (http://apps.who.
int/iris/bitstream/10665/70914/1/9789241548434_eng.pdf).
Riguardo le responsabilità politiche va ribadito che la legge
indica esplicitamente la responsabilità del governo regionale
nell’applicazione della legge stessa, poiché è lì che sono no-
minati i direttori generali delle ASL, da cui dipendono i presidi
ospedalieri, i sevizi territoriali, i direttori generali delle aziende
ospedaliere. Sono evidenti le catene di responsabilità politiche,
amministrative e dirigenziali nell’assicurare un servizio pubbli-
co, la cui interruzione è penalmente rilevante.
Per avere un’ idea delle risorse necessarie e della modalità di
messa in rete dei servizi è utile quantificare quante IVG sono
attese attualmente, in media, in un distretto di 100mila abitanti.
Le donne in età feconda sono circa il 25%, quindi 25mila; as-
sumendo un tasso di abortività di 10 IVG per mille donne in età
feconda, sono da attendersi circa 250 IVG/anno, cioè circa 5
IVG/settimana.
Alla luce delle evidenze scientifiche le IVG dovrebbero essere
effettuate nella quasi totalità in anestesia locale per salvaguar-
dare maggiormente la salute delle donne. In Italia oltre l’80%
delle IVG vede il ricorso all’anestesia generale, nonostante la
costante sollecitazione dell’Istituto Superiore di Sanità e delle
relazioni ministeriali annuali almeno dal 1983 ad attenersi alle
raccomandazioni internazionali. Oltre al danno per la salute
sono evidentii maggiori impegni derivanti da tale inappropria-
tezza: dal maggior numero di analisi pre-IVG, all’impiego di
risorse strutturali e professionali da condividere per altre atti-
vità, per le quali tali risorse sono indispensabili. Se l’obiezione
di coscienza costituisce un limite, quella degli anestesisti non
avrebbe implicazioni operative, se non in minima parte.
Se si facesse la scelta di indicare il consultorio familiare come
luogo di prenotazione (anche uno per tutti, messi in rete), anche
per assicurare una migliore applicazione della legge anche nel
counselling post IVG, non dovrebbe essere una impresa titani-
ca identificare le sedi ed assicurare le risorse necessarie per
l’effettuazione delle IVG. Il ricorso all’intervento farmacologico,
anche superando la restrizione a 7 settimane portando il limite
a 9, come raccomandato, almeno un terzo delle IVG attese po-
trebbe essere effettuato con tale modalità, con una riduzione
estrema dei carichi di lavoro ed è quindi da apprezzare la deci-
sione della regione Toscana di individuare la sede consultoriale
come più appropriata per tale alternativa. Infine, non dovrebbe
essere difficile condividere le scelte con le donne, alla luce dei
rischi e dei benefici in gioco, secondo il peso che le donne
stesse danno loro, dopo valido counselling, che i consultori fa-
miliari possono fare meglio di altri servizi.
AncorA sull’ApplicAzione
dellA legge 194/78