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Numero 3 del 2015

8 Marzo al tempo delle crisi


Foto: 8 Marzo al tempo delle crisi
PAGINA 50

Testi pagina 50

48 Marzo 2015
Carla Mussi è nota soprattutto come scrittrice di racconti (“La vera morte del pesce
viola”, Edizioni Gazebo, Firenze
2000) e per rade apparizioni in an-
tologie e riviste. Adesso esce allo
scoperto come autrice di poesia,
grazie al prestigioso premio Astro-
labio che ha classificato al secon-
do posto la silloge “il cattivo dono”,
pubblicata da edizioni Puntoacapo
nel 2014, con una postfazione di
Valeria Serofilli. Il libro rivela una po-
etessa acuta, dotata di rara perizia
per un’esordiente, la cui scrittura si
muove sui terreni della fiaba e del
racconto, nei quali la magia del fa-
voloso si innesta nell’amara scoper-
ta di una realtà feroce e inquieta.
Non è un caso che i testi rimandino,
soprattutto nella prima parte del li-
bro, a Pinocchio e all’illusione di un
paese nel quale il gioco e l’allegria
mostrano la doppia faccia dell’igno-
ranza e della derisione. Non manca,
infatti, un continuo ricorso al sarca-
smo e all’ironia, che a volte trascen-
de in un grottesco dai toni alterati,
vicino all’illusionismo del capolavo-
ro di Collodi, senza mai arrivare ad
una resa incondizionata, ma, come
osserva Serofilli, “con versi secchi
e graffianti, non privi di una certa
aggressività, dai quali emerge sem-
pre la forza della parola, con quella
consapevolezza anche del proprio
male.” Si veda il testo di chiusura
dove la ‘fine’ è resa in modo spic-
cio, attraverso il ricorso alla meta-
fora scacchistica declinata in una
manciata di versi brevi, fulminanti,
attraverso una logica quasi ma-
tematica, di una consapevolezza
che non lascia scampo, ma che
allo stesso tempo segna una resa
scelta e non subìta: “è mancato l’al-
fiere/ il cielo si è preso la torre/ ha
mangiato la regina/ vacilla il re/ quel
che fatto è fatto/ mi arrendo/ scacco
matto.” Questa poesia si dipana in
una serie di quadri o fotogrammi,
debitori dell’esperienza narrativa,
che spostano continuamente il pun-
to di vista, l’assetto dell’osservazio-
ne, con esiti stranianti: è questo lo
stratagemma per risolvere una cen-
tralità dell’io alle prese con le aporie
di un’esistenza che si percepisce
inquieta, in un continuo movimento
di discesa e risalita, ma che tende
al metafisico, al dialogo con un dio
da amare, sfidare, accusare. Più di
tutto Mussi crede nella parola, nella
sua forza, nel suo essere terreno di
caccia, di confronti, di vita; una ter-
ra di esilio come diceva Celan, nella
quale tuttavia trovare la verità di se
stessi: “in ogni parola nascondersi/
in ogni parola mostrarsi/ vacillare
al soffio/ delle sillabe/ e sulle corde
vocali/ arrampicarsi fino alle dita/
essere il soffio/ conoscere un luogo/
senza dimora/senza decenza.”
Il premio
Quando potrò scavare
nel campo dei miracoli
non troverò
le mie monete d’oro.
Nella terra profonda
tra i semi, tra radici,
luccicherà il coltello
e fremerà alla luce.
Sobbalzeranno prive di pietà
nel cuore, come un tonfo,
la mia credulità
e il mio trionfo.
~
Il lanciatore di coltelli
Sono io il lanciatore di coltelli
che non vede più bene
la mano trema e teme
ma non cerca rinunce.
Sono la sorridente
ragazza, infreddolita
a braccia aperte contro il tabellone
su cui prendo la mira.
Nel mio niente, svestita
l’oscurità infinita.
~
Questo non è un giorno amichevole,
scucivo le tasche dei cappotti
per perderci dentro i biglietti
per perderci tempo a cercarli,
nella fodera scoprivo
i resti di altri giorni
ormai inutili
resi ciechi dal buio,
sapevo perdere bene,
non come questo umore
che si perde
per strada
come un idiota
uscito dall’ospizio
che chiede a tutti
soldi e sigarette,
e brancola infelice
senza vendette.
Carla
MuSSi
La fiaba
deLLa poesia
Una scrittura dove
la magia cede il passo
alla scoperta di una realtà
feroce e inquieta
di luca Benassi
pp.48_POESIA_marzo2015.indd 48 15/02/15 21.03


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