Numero 5 del 2006
L'altra metà
Testi pagina 5
noidonne maggio 2006 5
loro forma di lusso, che le fa sentire meno povere. Non fanno
viaggi, ma vanno a prendere un "cafetino" per fare due chiacchie-
re e programmare la serata, cosa che le riempie di vita tutta la
giornata. So già che chi legge pensa si tratti di donne anziane.
Perciò chiedo, a 55/60 anni si è anziane?
La domenica mattina nei bar l'età si abbassa, si arriva a donne
sui 45/50 anni. Questo è il campione a cui mi sono rivolta ed ho
chiesto loro cosa ne pensassero delle Quote Rosa.
La prima risposta è stata: "Non diciamo stupidaggini, tu vuoi
parlare di politica". In effetti voglio parlare di politica e loro gradi-
scono un linguaggio che chiami le cose per quello che sono: il pa-
ne si deve chiamare pane ed il vino si deve chiamare vino.
Una successiva spiegazione sul fatto di una parte, ovvero una
quota di posti, che i partiti riserveranno alle donne, le fa riflette-
re secondo questa logica: "…se non sei qualcuno nessuno ti vo-
ta. Per esempio, i partiti hanno candidato Rita Pavone, perché la
conoscono tutti.
Ma noi che siamo sconosciute, chi ci vota?". Una tra loro ha
avuto una intuizione: "Se sull'isola dei famosi ci fossero persone
normali come siamo noi, anche se facessimo meglio le cose che
fanno i famosi, nessuno guarderebbe la trasmissione e l'odiens (lo
pensano scritto così) andrebbe a zero".
E' subito chiaro che la donna normale, quella che va a prende-
re il "cafetino" e va a votare, si percepisce con un valore uguale a
zero. Si sente importante solo in quanto fa parte dell' "odiens" e
perché si sente competente nel giudicare i vari personaggi delle
trasmissioni TV.
Queste donne non è vero che valgono zero, anzi, sono molto
importanti, perché sono consumatrici, infatti è a loro che parla la
pubblicità, con parole concrete che producono quelle emozioni
che le inducono a consumare. Credetemi: le Quote Rosa hanno
un linguaggio che non produce emozioni, e parlano con una lin-
gua che non sfiora nemmeno queste donne. P.S.
Le donne sotto i tenta anni non sono nei bar e non so ancora
dove siano. Le donne tra i trenta ed i quaranta anni le ho trovate
nei supermercati, dietro ad una montagna di spesa che spingono
il carrello. Con loro devo ancora parlare e lo farò.
Rossella Ciani, Granarolo Faentino
Cara Rossella,
credo tu abbia ragione. Il linguaggio della politica, anche quello
teso a tutelare le donne e i loro diritti, è estraneo alle donne stesse,
al loro quotidiano.
Il 'cafetino' come luogo di incontro e unico momento di relazione
a dimensione umana è la sintesi estrema della solitudine delle vite
di milioni di donne italiane, che non si riconoscono più in grandi
idealità e che non si 'vedono' nei luoghi tradizionali della pratica
politica, dimensione ormai estranea.
La tua personalissima, ma assai efficace ricerca sociologica, cen-
tra a mio parere un punto dolente. Alcune battaglie, ancorché ne-
cessarie, sono lontane dalle 'donne qualunque' e la Politica delle
donne ha il dovere di chiedersi se è comunque giusto farle e quante
energie è giusto investirci.
Anche le Quote Rosa servono, si dirà, per portare più donne nel-
le istituzioni. Vero. Ma è altrettanto vero che le istituzioni e la Poli-
tica devono avvicinare le donne nei loro luoghi di incontro. Una
volta c'erano le fabbriche e le filande. Oggi si può andare dal par-
rucchiere o al bar dello Sport, se necessario, come hai fatto tu. Par-
lare delle 'cose giuste' nei 'luoghi impropri' può essere una strategia
che spariglia le carte e rimette al centro dell'attenzione le questione
vere. Altro che 'odiens' !