Numero 5 del 2006
L'altra metà
Testi pagina 45
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Sembra più sbiadito il teatro che si èvisto finora e meno promettente quel-
lo che si incontrerà dopo che si è stati
abbagliati dal fulgore drammatico di
Ferdinando. Autore di questo capolavo-
ro beffardo, tragico e divertente è il
napoletano Annibale Ruccello, che un
incidente mortale ha sottratto venti
anni fa alla cultura italiana. Lo scritto-
re aveva solo trentanove anni, aveva
appena messo in scena questo dramma
concepito su misura per Isa Danieli.
Oggi, nel ventennale della scomparsa,
l'attrice insieme a tre valenti interpreti
lo riporta sotto i riflettori per la terza
volta con la stessa regia di allora, cura-
ta dall'autore (produzione degli
Ipocriti).
All'alzarsi del sipario si spande già
un'atmosfera densa e pregnante. Siamo
nel 1870, all'indomani dell'unità
d'Italia, nella stanza di un'antica villa
vesuviana, dove il calore e la luce del
sole esterno e la gioia della vita sono
respinti da pesanti persiane. Fra gli arre-
di e le cortine si attardano i segni di
un'antica nobiltà in inesorabile disfaci-
mento. Dentro un letto gremito di cusci-
ni è affondata la protagonista, Donna
Clotilde Lucanigro, una matura dama
dall'umore aspro e pungente, carica di
astio verso tutto e tutto, che ha deciso
di non lasciare più le coltri di buon lino
per protesta ai cambiamenti apportati
dall'unità d'Italia. Per sostenersi si nutre
della propria ipocondria, di mugugni e
di pettegolezzo ("una d''e poche cose ca
veramente riesceno a te fa' campa'"). Si
sfoga sempre in napoletano, la sola lin-
gua che ha nelle viscere e in bocca con-
tro l'odiato italiano ("'na lengua stranie-
ra, barbara, senza sapore e senza sto-
ria". Attorno a lei si aggira indaffarata,
china in servile ubbidienza la cugina
povera Gesualda, ingrigita, senza età e
senza reazioni. L'arrivo di un giovane
parente orfano dotato di una bellezza
da cherubino e di una disinvoltura
rispettosa e scanzonata, porta negli
ambienti in odor di naftalina una fola-
ta che intacca la fossilizzazione. È
immediata l'attrazione che Ferdinando,
così si chiama l'adolescente, esercita
sulle due donne e sul prete che visita
quotidianamente la signora e ne sop-
porta cristianamente gli improperi. E
qui cominciano gli scompigli. Le vicen-
de storiche, evocate con distorsioni
divertenti dalla baronessa, si intreccia-
no con quelle private sconvolte dal
nuovo ospite della residenza ammuffita.
Sono storie insospettate, dissimulate,
tinte di ambiguità e ribollenti di passio-
ni che si ingarbugliano in una fantasti-
ca progressione fino a esplodere prima
di un epilogo screziato di giallo e del
tutto inatteso.
Lo spettacolo è da vedere assoluta-
mente, perché è il trionfo del teatro
puro, il più autentico, quello che nel
talento napoletano trova la più festosa
accoglienza. Tutto è perfetto in questa
esperienza teatrale: il testo, di una bel-
lezza e di un divertimento che non si
incontrano più, la scenografia che rende
con precisione calligrafica l'ambiente
gattopardesco, gonfio di orgoglio ana-
cronistico, invaso da una penombra
appesantita dal rancore, dall'ipocrisia e
da vizi inconfessabili. Sono poi un pro-
digio le recitazioni dei quattro attori.
Isa Danieli, magistrale in questo ruolo
così ben ricamato e in aderenza al suo
temperamento, esibisce con naturalezza
impressionante capriccio, invidia, perfi-
dia, una bizzarra sensualità e rari,
impagabili bagliori di antiche tenerezze.
Ma è una delizia anche la risposta degli
altri attori, stretti intorno a lei in pieno
affiatamento: Luisa Amatucci, la paren-
te appassita, Lello Serao nel ruolo del
prete, il giovane Adriano Mottola, il
piccolo malandrino.
Ferdinando, o Ferdinando
Teatro, prorompente gioventù
Isa Danieli è magistrale
interprete del capolavoro di
Annibale Ruccello in scena
prima a Torino
e a maggio a Milano
Mirella Caveggia