Numero 5 del 2006
L'altra metà
Testi pagina 32
maggio 2006 noidonne32
Imutamenti demografici, la crescitadell'occupazione femminile in presen-
za del calo delle nascite, pongono le na-
zioni europee di fronte a un urgente pro-
blema: come garantire e rinnovare il
patto fra i sessi? Il modello familiare che
si sta sviluppando in Europa è centrato
su uomini e donne impegnati nella pro-
fessione che, equiparati nei diritti, si di-
vidono gli obblighi lavorativi, formativi
e familiari. Le direttive europee sull'oc-
cupazione puntano come traguardo per
il 2010 su una quota occupazionale ge-
nerale del 70%, per le donne del 60%
valutando tali grandezze quali fonda-
mentali a garantire gli standard di vita
attuale e il finanziamento dei sistemi di
welfare. Ma la partecipazione al lavoro
più ampia e più lunga di uomini e don-
ne sono possibili solo in presenza di una
organizzazione del lavoro più flessibile,
in cui il lavoro retribuito possa essere
compatibile con il lavoro di cura non re-
tribuito. Questa grande sfida implica da
un lato una ripartizione paritaria tra
uomini e donne dei carichi di lavoro -
pagato e non pagato - e la trasforma-
zione del sistema dei servizi: a Lisbona
la stessa Unione Europea aveva infatti
messo in relazione l'obiettivo sull'occu-
pazione femminile con quello dell'au-
mento dei servizi per la conciliazione
dei tempi di lavoro e di cura, fissando al
33% la percentuale di copertura dei ser-
vizi di asilo nido sul totale dei nati.
La Ue varando proprio nel mese di
marzo la Road Map, la nuova strategia
di intervento che varrà per i prossimi 5
anni in materia di Gender Equality , ha
indicato quali temi cruciali: indipen-
denza economica, conciliazione fra la-
voro e famiglia, lotta alla violenza, par-
tecipazione nelle decisioni politiche ed
economiche.
Non ci vuole molto ad affermate che
la situazione risulta essere molto diffici-
le in l'Italia, dove tutte le indagini ci
confermano un forte rallentamento nel-
la crescita dell'occupazione femminile
un "clima sfavorevole alla maternità e
alla paternità" (dati dell'Istat ricerca
commissionata dal Ministero per le Pari
Opportunità nel 2004) che colloca il no-
stro paese tra quelli con il tasso di fe-
condità più basso, davanti solo a Gre-
cia e Spagna.
La gravidanza è ancora troppo spesso
motivo di licenziamento o di dimissione
da parte della donna e le cause di que-
sto clima sfavorevole sono riassumibili
in alcuni punti: divisione dei ruoli an-
cora rigida, uomini troppo concentrati
sul lavoro e troppo poco in casa. Tra i
fattori, incide anche la carenza di servi-
zi sociali, nonostante l'aumento dei
bambini che vanno al nido. La rete dei
servizi sociali è al di sotto delle necessi-
tà delle donne che lavorano, in termini
soprattutto qualitativi, ed è costosa. Gli
asilo nido non sono sufficientemente
diffusi. Anche in Emilia Romagna dove
le percentuali di copertura dei servizi si
è attestato nel 2004 su un dato del
25.62%, a fronte di un misero 7% a li-
vello nazionale, resta lontana da quel
33% indicato a Lisbona quale obiettivo
per efficaci politiche di conciliazione.
Questa percentuali non garantendo l'ac-
cesso dei nuovi nati ai servizi, esponen-
do le donne che fanno la scelta della
maternità in una condizione di fragilità
sul mercato del lavoro.
La maternità è considerata un 'lusso'
più che un diritto: il 46% delle donne
modenesi desidererebbe avere più figli di
quanti effettivamente ne abbia, e questa
distanza tra genitorialità desiderata ed
effettiva aumenta per le disoccupate e le
persone in possesso di contratto di col-
laborazione. Oltre agli ampi carichi di
lavoro retribuito c'è anche la stanchez-
za come motivo del non raggiungimen-
to del numero desiderato di figli. Infatti
a Modena, come a più ampio raggio in
Regione, permane il sostanziale squili-
brio nella distribuzione del lavoro non
retribuito (lavoro domestico, di assi-
stenza e cura familiare, bambini, anzia-
ni, ecc.): le donne lavorano in media 18
ore in più a casa degli uomini
Il mercato del lavoro regionale regi-
stra, oltre al citato aumento della dis-
occupazione femminile, mancate pro-
gressioni delle carriere, una maggiore
precarietà delle lavoratrici rispetto ai
maschi e differenze nelle retribuzioni.
Tutto ciò prova inequivocabilmente che
le donne sono ancora discriminate sul
lavoro, a causa della fatica del doppio
ruolo, in casa e fuori: si avverte la ne-
cessità di un ripensamento delle politi-
che di welfare e dei servizi e che il lavo-
ro di cura venga ripartito più equamen-
te tra donne e uomini.
Quale libertà di scelta delle donne e
degli uomini in merito alle possibili
combinazioni di lavoro per il mercato e
Concilia? Si, a partire dal portale
Modena, Centro documentazione donna
Caterina Liotti