Numero 5 del 2006
L'altra metà
Testi pagina 2
Il sistema pubblico di welfare e, in par-ticolare, i servizi di aiuto alle persone,
per essere efficaci devono essere suppor-
tati da una comunità anch'essa capace
di aiutare. Serve insomma il moltipli-
carsi di legami tra persone, cioè una ri-
trovata capacità di vivere insieme”.
Con questo passaggio contenuto nell'in-
troduzione del libro 'Insieme', scritto con
Romano Prodi, Flavia Franzoni, che in-
segna Organizzazione dei Servizi Sociali
all’Università di Bologna, sintetizza la
sua idea di Stato sociale. Ma quello che
emerge nel corso dell'intervista è molto
di più. E' l'idea armonica di una società
accogliente e aperta al nuovo, ma al
tempo stesso capace di tutelare i valori
antichi, ma sempre attuali, del rispetto
della persona. "Reciprocità, fiducia e
identità sono gli elementi che costitui-
scono la comunità, come sostiene Ba-
gnasco. Mi rendo conto che siamo di
fronte ad una difficile sfida culturale e
credo che le donne siano le più adatte a
sostenerla perché proprio loro potrebbe-
ro trarne i maggiori benefici".
Si rende conto che questa ipotesi è il
contrario della quotidiana indiffe-
renza?
Lo so che è un discorso tra l'utopico e
l'ingenuo, ma nella mia città, Bologna,
queste cose sono state sperimentate ed è
maturata la consapevolezza che ciascu-
no vive meglio se la comunità sta me-
glio. Non vengo da una pratica politica
di genere, ma recentemente mi sono tro-
vata a riflettere sul vissuto di tante don-
ne. Due libri che riguardano la mia cit-
tà natale, Reggio Emilia - 'Le ragazze di
San Pellegrino' e 'Tra storia e memoria.
La costruzione del welfare reggiano nel
racconto delle donne' - illustrano molto
bene l'intreccio tra esperienza concreta e
presenza politica. Le varie ispirazioni
culturali e anche le contrapposizioni
con i loro partiti non hanno impedito a
quelle donne di lavorare insieme per ot-
tenere un sistema di welfare ancora va-
lido. Ecco, trovo che sia un modello effi-
cace che rappresenta un esempio del
ruolo che le donne possono giocare nel-
la politica. E' la vita quotidiana che, im-
ponendo di passare continuamente dal-
la teoria alla prassi, stimola le donne
ad essere più propositive e a tenere sem-
pre presente la complessità. La sfida del-
la politica oggi e nella capacità di tro-
vare una sintesi tra il 'micro' e il 'macro'.
Il Welfare State è tutto dentro a questa
dimensione, ma occorrono risorse...
Il welfare è stata la più grande con-
quista del ventesimo secolo e, modifi-
cando o razionalizzando, dobbiamo
stare molto attenti a non perdere nulla.
Non si può tagliare, anzi servono risor-
se ma occorre anche avere un'idea e
l'impostazione del precedente governo
dell'Ulivo è ancora valida. I principi su
cui abbiamo ragionato con Livia Turco,
Rosi Bindi e con Elsa Signorino, relatrice
della legge 328, per definire un modello
di welfare municipale e comunitario so-
no ancora validi e devono trovare piena
applicazione. Tante le differenze tra le
varie regioni, molto è ancora da elabo-
rare per un migliore impiego e ridistri-
buzione di risorse e progettualità. L'e-
sempio calzante è quello dei nidi, con la
media nazionale del 6% rapportata al
26% nella mia città. I Comuni sono al
centro di questo progetto in quanto por-
tatori di un valore aggiunto all'idea so-
cialdemocratica del Welfare, ancora va-
lida. Indispensabile l'apporto del Terzo
Settore, ma se il tutto non è calato in
una comunità accogliente con relazioni
positive, difficilmente i servizi potranno
essere all'altezza. Penso ad un malato
mentale: il suo inserimento a casa deve
essere sostenuto anche da una rete so-
ciale solidale: i vicini che aiutano, i ne-
gozianti che capiscono, la Parrocchia
che lo accoglie, una polisportiva che lo
inserisce in qualche iniziativa. Le due
parole che rappresentano questo pezzo
in più, Persone e Comunità, sono tipiche
della cultura cattolica democratica. In
questo contesto una questione non più
rinviabile è rappresentata dalle precarie
condizioni di lavoro degli operatori.
Come equilibrare tempi e qualità?
In una visione a lunga scadenza si
deve lavorare ad un'idea di comunità.
La flessibilità e la competitività nel
lavoro stanno portando via tempo a uo-
mini e donne, invece di aggiungerlo. Ciò
non significa però che si debba ritorna-
re a modelli del passato. Da una ricerca
della Fondazione Einaudi, basata su in-
dicatori della Banca mondiale, è emer-
so che l'Emilia Romagna ha il più alto
indice di libertà economica. Dunque più
servizi e comunità migliorano la vita
delle persone e rendono più facile intra-
prendere, muoversi, crescere economica-
mente. E' bello pensare al welfare non
solo come tutela, ma come condizione
per liberare potenzialità e arricchire la
comunità. Insomma, la sfida è concilia-
re sviluppo e innovazione con qualità
della vita e buone relazioni tra le perso-
ne. E la conciliazione è nostro mestiere.
maggio 2006 noidonne2
Flavia Franzoni Prodi
Tiziana Bartolini
“
Ed. San Paolo, pagg. 252, ¤ 14,00