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Numero 3 del 2016

L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati


Foto: L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
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Testi pagina 7

vanno di mezzo gli immigrati e la Mer-
kel perde consenso. La destra neona-
zionalista ha avuto buon gioco, ma di
fatto la cultura dello sballo si è fatta
degrado anche in Germania. Figuria-
moci se le “molestie sessuali” non ne
facevano parte e i mascalzoni arabi ne
hanno approfittato, ma c’erano anche
i tedeschi. L'argomento non dovrebbe
cadere perché le leggi non educano
i costumi e la polizia “non vede mai":
l’abitudine di esser padroni del corpo
delle donne induce i maschi a non
avere rispetto del genere altrui perché
il loro pensiero non considera il corpo
fondamento della dignità umana. Poi
chiediamo alle straniere che vivono in
Italia (ma anche a noi stesse) se i ma-
schi hanno smesso di strusciarsi loro
addosso in autobus.

Non sappiamo come andrà a finire
con i benpensanti e i cattolici, ma
sono all’ordine del giorno norme
sulle convivenze, comprese le ado-
zioni dei bimbi delle coppie omo-
sessuali. Temi delicati che in Italia si
lasciano degenerare perché l'ipocrisia
che, ancora una volta, non a torto si
definisce cattolica, ci mette a rischio
di inadempienza su diritti umani che
l’Europa ci chiama a regolarizzare. La
questione dell‘utero in affitto fa scalpo-
re e divide le femministe, anche se fino
ad oggi è stato praticato dalle coppie
non fertili. Ed è assolutamente vero
che i corpi non si vendono perché non
sono merce, ma bisognerà risolvere
poi la contraddizione dell’indifferenza
per la prostituzione: non è un mestiere
come un altro ammettere a pagamento
nell’intimità del proprio corpo l’organo
di un uomo che paga per esercitare un
potere (che in famiglia usa chiamare
amore).

Sono tutti problemi - anche questi ulti-
mi definiti etici (che si votano “secondo
coscienza”) o privati (ma quando mai?)
- su cui bisognerà fare politica; politica
di cervello e non di pancia o di tweet.
Ci sentiamo al prossimo numero per
vedere a che punto siamo. o

Attualità

'llersùme

BflIlTIPPÎ’

NOIDONNE
Marzo 2016







di Camilla Ghedini

on molta soddisfazione comunico

che il mio precedente pezzo su Le

mogli di..., ha fatto stizzire alcune,
guarda caso consorti, che mi hanno tolto il
saluto. Come si usa dire, colpite e affondate,
almeno si apre un distinguo tra chi predica
e chi razzola sull’indipendenza e l’eman—
cipazione femminile. Quella autentica.
D’altra parte, a me piacere a tutti non è mai
interessato, anzi. Ho sempre dichiarato che
preferisco passare per stronza e spigolosa,
ma mai per una che sa muoversi bene in tut—
ti gli ambienti. Se così fosse, mi spaventerei
da sola, perché signiיִcherebbe che non ho
identità, che non trasmetto nulla tranne
‘gentilezza’ ed ‘educazione’, che per me si
traducono esclusivamente in mancanza di
maleducazione. E in un tentativo — spesso
maldestro, ad onor del vero — , di evitare di

Anche molti miei colleghi si fanno vanto
di piacere a tutti, che nel caso di questa
professione, secondo me, è indicativo della
volontà di non pestare mai i piedi a nessu—
no, ma di sapere fare i compitini, eseguire
resoconti — invece che approfondimenti —
senza infamia e senza lode. Non colpiscono,
non danneggiano, non creano dibattito, non
servono. Io credo — pur senza voler gene—
ralizzare — che siamo di fronte alla caduta
dei concetti di autorevolezza, rispetto, che
prescindono dal ‘likare’ o ‘loware’. E in ef—
fetti sono soprattutto le persone scomode
a diventare invise, a rischiare l’isolamento.
Un ‘rischio’ che molti non vogliono correre,
pena l’essere fuori dai giochi — ma di cosa
parliamo? , e la perdita della inutile lusinga
del momento. E questo è un fronte su cui
noi donne siamo ancora fragili. Mi trovavo

MEGLIO AUTOREVOLI
CHE PIACI ONE

contrarre il volto in smorיִe che possano pa—
lesare il fastidio che provo. O ancora, signi—
יִcherebbe che sono una stratega perfetta,
che mi adeguo alle esigenze di ogni inter—
locutore, per essere nelle sue grazie. Ovvio
che pago sulla mia pelle questo ‘snobismo’
al contrario. In effetti io mi ritengo snob nel
senso etimologico del termine di ‘sine nobi—
litate’, non in quello da ‘vulgata’ che vorreb—
be lo snob superiore ad altri per motivi di
rango e censo. E invece, troppo spesso, vedi
i politici, vogliono essere amati a tutti i costi.
Certo, si può obiettare che per loro è una
questione di consensi, che diventano voti.
Succede però che alla ‘resa dei conti’ non si
siano all’altezza della parola data, perché se
ne sono ‘date’ troppe e in conflitto tra loro.
La prigione dell’apprezzamento è terribile.

a riflettere nei giorni scorsi, mentre scrivevo
alcuni pensieri sulla rubrica Chi dice donne
dice danno, sul blog Libroguerriero della
scrittrice Marilù Oliva, che uno dei complie
menti più graditi dal gentil sesso è ‘Tu sì che
hai le pallc’. Un’immagine pessima, anche
al maschile, in cui si vede un riconoscimeir
to di ‘valorc’. Ma, generi a parte, ne siamo
sicuri? Vogliamo mettere l’orgoglio di non
piacere a tutti , come a noi del resto non
tutti piacciono , ed essere tuttavia ritenuti
interlocutori credibili anche da chi non ci
condivide sempre? Perché almeno c’e una
reciprocità. Quella che non ho, ò palese, con
le mogli di...che non sono state così scaltrc
da ‘incassare’ senza fare una piega. Perché
la ferita inferta è superiore. Me ne farò una
ragione. C ’esf la vie.

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