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Numero 3 del 2016

L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati


Foto: L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
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Testi pagina 24

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NOIDONNE
Marzo 2016



Focus

b segue da pagina 20

può proibire, salvo farsi dittatura e oppressione. Quindi
é normale e comprensibile che ci siano donne genero—
se, moderne, avanzate culturalmente e donne antiquate,
razziste,bigotte. Chi pensa alle donne come a un fronte
unico, fa del razzismo. Non esistono una razza femminile
e una maschile. Esiste l’essere umano con i suoi diritti e i
suoi doveri. Detto questo bisogna riconoscere che esiste
una questione femminile, ma dovuta alla storia non alla
biologia. Non perché le donne sono fatte in modo diverso,
ma perché hanno vissuto una storia diversa, non voluta
da loro ma imposta dal patriarcato che le ha demoniz-
zate, colpevolizzate, chiuse dentro un destino e un ruolo
stereotipato spesso limitativo e umiliante. Anche se oggi
le cose sono molto cambiate, restano ancora tante forme
di discriminazione contro cui combattere. Il femminicidio,
per esempio è un delitto di genere, ma non dovuto alla
“aggressività innata degli uomini", come pensano alcuni,
ma ad una antica cultura del possesso che torna a galla
come un rigurgito in tempi di emancipazione. Se andate a
leggere le motivazioni dei delitti in famiglia c’è sempre un
momento in cui lei dice ”me ne vado” e lui entra in crisi.
Perché ha identificato la sua virilità col possesso di quella
donna, di quella famiglia. La crisi è culturale non biolo—
gica. Certi uomini, soprattutto i più deboli, hanno paura
dell‘autonomia femminile; una paura talmente devastante
da trasformarli in assassini. Quasi un delitto ogni due gior—
ni: non è una cosa normale. Segno che l‘emancipazione
femminile crea terremoti culturali di non facile gestione. Di
fronte a queste forme di violenza, le donne hanno il diritto
di chiedere più autonomia, più libertà professionale, più
rispetto. Tutte cose, che in momenti di crisi come questo,
vengono tranquillamente gettate da una parte!





> segue da pagina 21

nazionalismo, proprio nel momento in cui invece bisogna
sfidare la globalizzazione e dotarsi di politiche comuni. Ep—
pure, l'umanità in fuga che attraversa Lampedusa, guarda
a questa Europa con speranza e fiducia. Credo che loro
abbiano ragione ad avere fiducia.

La Giornata internazionale delle donne rimane una
data simbolica, ma è inevitabile osservare che la

parola politica delle donne non riesce a farsi sentire e
ad incidere. Perché, secondo lei, non c’è un’agenda,
anche di massima, intorno alla quale le donne possono
riconoscersi e per cui possono battersi tutte insieme e
con più forza, come è accaduto in passato?

Come dimostrano le grandi battaglie e conquiste del pas—
sato, le lotte delle donne sono servite ad allargare l’orizzon—
te dei diritti di tutti, a produrre profondi cambiamenti nella
società e nelle relazioni interpersonali. Così la lotta contro
la violenza di genere servirà ad affermare che nessun esse—
re umano può essere posseduto, usato e annientato come
un qualunque oggetto. Oggi più che mai le donne devono
continuare a fare né più né meno di questo: difendere se
stesse per difendere tutti, conquistare libertà e diritti per tutti,
pretendere che al centro della politica ci sia la persona, la
sua dignità, la sua essenzialità e il suo futuro. Devono fare,
insomma, quello che oggi serve più di ogni altra cosa.

Comunque donne ai vertici, anche internazionali,
ci sono ed esercitano il potere ‘vero’. Secondo

lei, anche pensando a speciיִche יִgure e ruoli, è
rilevabile un approccio femminile nell’esercizio di
questi poteri? E c’è, o potrebbe esserci, un minimo
comun denominatore al femminile che potrebbe
essere la base per (ri)costruire relazioni ed
eventuali strategie comuni e al femminile?

È proprio la concezione del potere a fare |a differenza,
non tanto tra uomini e donne, ma tra chi ritiene di eserci—
tarlo come dominio sull>altro (qualunque sia il suo sesso)
e chi ha coscienza del gover—
no come responsabilità, servi—
zio per Ia comunità, strumento
ed occasione per migliorare la
vita di tutti. Mi piace pensare a
tante giovani donne e giovani
uomini che in giro per il mon—
do stanno restituendo dignità,
umanità e bellezza alla politica.
E, nonostante sia stata e sia
una delle più ferree espressioni
della Troika, mi piace pensare
alla Merkel che decide di accogliere i profughi siriani per—
ché e una statista prima che una donna. Ma non avremo
mai la prova del contrario!


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