Numero 3 del 2016
L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
Testi pagina 37
Ana Mendieta, Anima, Silueta de Cohetes {Firework Piece), 1976
© The Estate of Ana Mendìeta Collection. Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano
agli anni '70 e '80. Al centro, l‘intreccio di temi a Iei sempre cari,
quali la costante ricerca del contatto e il dialogo con la natura, il
rimando a pratiche rituali cubane, l'utilizzo del sangue - al con-
tempo denuncia della violenza, ma anche allegoria del perenne
binomio vita/morte - o l'utilizzo del corpo come contenitore dell‘e-
nergia universale.
Anna Maria Maiolino è di origine italiana e si trasferi-
sce in Brasile nel 1960, agli albori della dittatura. L'esperien-
za del regime dittatoriale e la conseguente situazione di ten-
sione hanno influenzato profondamente la sua arte, spingen-
dola a riflettere su concetti quali la percezione di pericolo, iI
senso di alienazione, l‘identità di emigrante e l’immaginario
quotidiano femminile. In mostra una selezione di lavori che
ne confermano la grande versatilità , dalle sue celebri opere
degli anni ’70 e '80, documentazioni fotografiche che lei de-
finisce “photopoemaction†- di chiara matrice
performativa - alle sue recenti sculture e in-
stallazioni in ceramica, dove emerge la sem-
pre fedele attinenza al vissuto quotidiano, in
aggiunta, pero, all'esplorazione dei processi
di creazione e distruzione alle quali l’indivi-
duo e inevitabilmente legato.
Teresa Margolles testimonia le com-
plessità della societa messicana, ormai sgre-
tolata dalle allarmanti proporzioni di un crimine
organizzato che sta lacerando l‘intero paese
e soprattutto Ciudad Juarez, considerata uno
dei luoghi piu pericolosi al mondo. Con una
NOIDONNE
Marzo 2016
Approdi
grammatica stilistica minimalista,
ma d’impatto quasi prepotente
sul piano concettuale, i suoi la-
vori affrontano i tabù della morte
e della violenza, indagati anche
in relazione alle disuguaglianze
sociali ed economiche presenti
attualmente in Messico. Le grandi
installazioni che l'artista propone
per la rassegna ferrarese — fra cui
un’opera inedita, realizzata appo-
sitamente per la Biennale Donna
- svelano un evidente potere im-
mersivo, che forza Io spettatore
ad assorbire e partecipare al do-
lore di una situazione ormai fuori
controllo, troppo spesso taciuta e
negata dalle autorità locali.
Amalia Pica, grande prota-
gonista dell’emergente scena ar-
gentina. Utilizzando un ampio spettro di media — iI disegno,
la scultura, la performance, la fotografia e il video - l’artista
si sofferma sui limiti e le varie derivazioni del linguaggio,
esaltando iI valore della comunicazione, come fondamentale
esperienza collettiva. Le sue opere si fanno metafora visiva di
una società segnata dall'ipertrofia della comunicazione, un fe-
nomeno diffuso che sempre più di frequente conduce all'equi—
voco e all’alienazione, invece che alla condivisione. Ispiran-
dosi ad alcune tecnologie trasmissive del passato, mescolate
a rimandi del periodo adolescenziale, Amalia Pica sorprende
con interventi dal chiaro aspetto ludico, che invitano gli stessi
visitatori a interagire fra loro, sperimentando varie e ironiche
possibilità di dialogo. o
Anna Maria Maiolino, Entrevidas {Between Lives), dalla serie
Photo-poem-action, 1981/2010. Collezione Privata, Monza.
Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano