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Numero 3 del 2016

L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati


Foto: L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
PAGINA 33

Testi pagina 33

SAKINE
CHE HA
LOTTATO TUTTA

LA VITA. ‘
PER LA LIBERTA

ESCE IN EDIZIONE ITALIANA
|L SECONDO VOLUME DELL'AUTOBIOGRAFIA
DI SAKINE CANSIZ. FONDATRICE DEL PKK,
IMPRIGIONATA E TORTURATA PER DIECI ANNI,
MUORE IN UN ATTENTATO

—_—

imbolo della resistenza e della

battaglia per l’emancipazione

femminile, Sakine Cansiz è

l’icona dell’anima collettiva e
rivoluzionaria del movimento di libe-
razione curdo. Nome in codice Sara.
Combattente e guerrigliera fin dagli anni
Settanta, è una delle due donne co-fon-
datrici del Pkk, i| partito dei lavoratori del
Kurdistan, formazione tutt'oggi nella lista
nera dei movimenti terroristi, secondo i
desiderata di Turchia, Usa e Ue. Nono-
stante Ie richieste provenienti da più parti
di considerare il Pkk legittima forza di resi- S
stenza ed emblema di lotta contro le per-
secuzioni a base etnica. E nonostante la
guerra condotta con successo contro le
milizie jihadiste del Daesh in Siria e Iraq,
o forse proprio per questo. Sakine nasce
nel 1958 a Tunceli, nella Turchia centro-
orientale da una famiglia tradizionale di
religione sciita che non condivide le sue scelte politiche, al punto
che, giovanissima, fugge ad Ankara dove incontra iI leader curdo
Abdullah Òcalan. È l‘inizio della svolta. Consapevole che nessun
movimento rivoluzionario può prescindere dalle donne, Sakine
Cansiz partecipa attivamente alla battaglia per la liberazione dei
territori curdi violen emente assimilati dalla Turchia. Nel 1979 vie-

tutta la mia vita
è stata una lotta,









NOIDONNE
Marzo 2016



Mondi

'0‘.”

ne arrestata e per dieci
anni resiste alle torture
nelle carceri turche. Tutta
la sua vita coincide con
la storia del movimento
di liberazione curdo. Dal
periodo in cui questo si an—
dava formando fino al mo-
mento cruciale in cui la sua
esistenza si spezza sotto i|
fuoco di una scarica di
proiettili assassini: omici-
dio politico. Sakine Cansuz
muore a Parigi il 9 gennaio
2013 insieme alle compagne Fidan Dogan e Leyla Saylmez.
L’esecuzione awiene nel decimo arrondissemenf, negli uffici del
Centro di informazione del Kurdistan dove le tre donne vivevano
e lavoravano Un atto ignobile, a pochi giorni dall’annuncio dell'a-
pertura di negoziati tra Ankara e Abdullah Ocalan. Una esecuzio—
ne che sembra portare la firma del Mit, i| potente servizio segreto
turco. Non e un mistero che su Sakine si concentrasse l'attenzione
del Governo. La notizia del triplice assassinio fa i| giro del mondo
e nel cordoglio generale i| ritratto che ne fa la parlamentare Seba-
hat Tuncel (intervistata da NOIDONNE
proprio nel 2013) ben si adatta alla forza
del carattere di un personaggio dai trat-
ti decisamente epici: “Sakine è stata un
esempio formidabile per tutte noi, siamo
cresciute sentendo parlare di Iei e di
come riusciva a sopportare la tortura del
carcere reagendo contro i propri aguzzini
e sputando loro in faccia, senza mai pie-
garsi ne arrendersi alle violenze. La sua
battaglia e sempre stata duplice: contro
iI feudalesimo del dominio maschile e a
favore dei diritti negati al popolo curdo”. Femminista e guerriglie-
ra, leader politica e scrittrice con un proprio punto di vista e una
elaborazione di genere anche sulla guerra, Sakine lascia iI proprio
testamento politico nella corposa autobiografia iniziata nel 1996.
“È probabilmente iI primo libro che descrive i| movimento di libe-
razione visto da una donna”, si legge nella prefazione al secondo
volume di “Tutta la mia vita è stata una lotta” uscito a gennaio in
traduzione italiana, per l’edizione Mezopotamien Verlag a cura di
UIKI Onlus — Ufficio di Informazione del Kurdistan. Un testo da cui
emerge l’analisi lucida della persecuzione subita dal suo popolo
accanto al racconto quotidiano, ai limiti dell'umana sopportazione,
del sistema carcerario turco. All’introspezione psicologica e alla
descrizione dei caratteri, Sakine unisce la ricerca di metodo.
Un libro che squarcia i| velo del silenzio e del compromesso di
chi per convenienza politica preferisce non vedere, dimenticando
i principi minimi di legalità riconosciuti a livello internazionale. Q

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