Numero 3 del 2016
L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
Testi pagina 23
NOIDONNE
Marzo 2016
Focus
OTTO MARZO ALLO SPECCHIO I 3
SINDACA DI FRONTIERA ‘
AL SERVIZIO DELL’UMANITA
A cura di Tiziana Bartolini
LA QUESTIONE NON È TRA UOMINI E DONNE, MA NEL SENSO CHE DIAMO
ALLA GESTIONE DEL POTERE. DA LAMPEDUSA GIUSI NICOLINI SPIEGA
LA DIFFERENZA TRA UN’IDEA DI PREVARICAZIONE SULL’ALTRO E L’ESERCIZIO
DELLA RESPONSABILITA VERSO TUTTI E TUTTE
mpegnata da sempre nelle battaglie ambientaliste, Giusi
Nicolini è stata eletta sindaca di Lampedusa e Linosa nel
maggio 2012. Tante le sfide per una donna che da attivi-
sta di Legambiente ha combattuto l’abusivismo edilizio e
tutelato la spiaggia dei Conigli e che nel ruolo di prima cit-
tadina, oltre alla gestione amministrativa di territori splendidi
ma difficili, affronta quotidianamente i naufraghi che arrivano
con i loro drammi fuggendo da guerre e farne. A distanza
di quattro anni mantiene intatta l‘idea di una politica autenti-
ca, al servizio della collettività e rispettosa della dignità delle
persone. E una lucidità nel valutare il senso profondo delle
conquiste delle donne.
Attraverso le testimonianze di migliaia di
uomini e donne che continuano ad approdare a
Lampedusa lei ha modo di entrare in contatto con
una umanità dolente che si mette in cammino anche
accettando la sï¬da ‘dell’ignoto’ . Ci sono differenze
nella scelta che spinge le donne, rispetto agli
uomini, a lasciare i loro paesi d’origine? ...un diverso
sguardo verso iI futuro, sentire diversamente le
responsabilità nei confronti dei ï¬gli... oppure?
Non parlerei di scelte, ma di costrizioni. In un modo o nell‘al-
tro, donne e uomini hanno in comune qualcosa ola cui fuggi-
re. La guerra, la fame, la violenza, la dittatura. Alcune voglio—
no raggiungere il marito o fratelli che le avevano precedute.
Poi ci sono le giovani donne allontanate con la forza dagli
orrori della propria terra, per finire nel commercio della pro-
stituzione. Ma ogni donna ha la sua storia personale, le sue
individuali motivazioni. Sono, però, tutte vittime della tratta di
esseri umani e il denominatore comune è la paura. Questo
è il motore che spinge uomini e donne ad intraprendere un
viaggio costellato di incognite, con altissima probabilità di
naufragio. Per tutte le donne sole, quei viaggi lungo il deser—
to, la prigionia e gli stupri, diventano spesso incubi peggiori
di quelli da cui sono fuggite. Salire sul barcone, rischiando
la morte, è solo l'ultimo gesto disperato.
In questi anni ha visto cambiare le ragioni per cui
donne e uomini si imbarcano verso l’Europa per
arrivare a Lampedusa?
No. Semplicemente sono progressi-
vamente peggiorate le loro condizioni
di vita, sono aumentati instabilità e
conflitti nei loro Paesi. In prospettiva,
gli effetti dei cambiamenti climatici
incideranno sulle migrazioni, dato
che esaspereranno le povertà e fa-
voriranno nuove guerre. D'altra par-
te, Ia Ue ha intrapreso solo politiche
di contenimento dei flussi migratori,
senza provvedere alla necessità di
riconvertire politiche economiche e
di attuare effettive politiche di aiuto e
solidarietà verso i Paesi africani. Ed
è giusto ricordare che l‘Isis non è
l’unica realtà che semina terrore e
costringe interi villaggi alla fuga. Tutta
la comunità internazionale dovrebbe
sapere che la pace si costruisce an-
che impedendo ulteriore sfruttamento di risorse in quei paesi
e contrastando il commercio e i traffici di armi.
Anche prima di essere eletta sindaca, lei è stata
impegnata in politica e nel sociale in un territorio di
frontiera. Alla luce, appunto, di questa sperimentata
militanza e dal suo punto di osservazione, che
opinione ha in generale dell’attuale, difï¬cile, fase
politica internazionale che viviamo?
Vivo ai margini di un'Europa che sembra frantumarsi nel
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