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Numero 8 del 2010

Idee in viaggio


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Testi pagina 10

8 noidonne | luglio-agosto | 2010
ANTICONCEZIONALI E CHIESA
LA PILLOLA
CINQUANTA ANNI DOPO
NELLA STORIA DELL’UMANITÀ NESSUN FARMACO HA AVUTO LO STESSO IM-
PATTO SOCIALE. HA SIGNIFICATO LA CONQUISTA DELLA LIBERTÀ E DEL CON-
TROLLO DEL CORPO E UN NUOVO RAPPORTO COL PARTNER
di Stefania Friggeri
on ha alcun diritto di essere tollerata
dall’autorità civile quella chiesa che
sia fondata sul principio che tutti co-
loro che vi entrano passano per ciò
stesso sotto la protezione e al servi-
zio di un altro sovrano. Che altri-
menti il magistrato lascerebbe adito all’insediarsi d’una
autorità straniera nel proprio paese”. Queste le parole
di John Locke (1632-1704), parole profetiche per il no-
stro paese dove il Vaticano ricorda ai parlamentari il
dovere di seguire le indicazioni del magistero (vedi la
legge 40, i Dico ecc.) e raccomanda a ginecologi, infer-
mieri e farmacisti di avvalersi dell’obiezione di co-
scienza per non rispondere alle richieste
delle donne che fanno, o hanno fatto,
l’amore per puro piacere, lontane da
una “maternità sana”. Donne cioè che
aspettano il momento giusto, l’uomo
giusto, che vedono nel figlio una tappa
fondante della loro identità e del loro
progetto di vita. Questo profondo mu-
tamento dell’idea di maternità (non un
destino ineluttabile ma una scelta e un
altissimo investimento) lo dobbiamo
alla pillola anticoncezionale, la pillola
messa a punto da Pincus esattamente 50
anni fa negli USA dove fu poi calda-
mente sponsorizzata dalle associazioni
femministe, a partite da quella fondata
da Maragaret Sanger, la cui madre fu uccisa dai po-
stumi di 18 gravidanze in 22 anni. La pillola arrivò in
Europa nel 1961, ma in Italia, essendo ancora in vigore
l’art. 553 del Codice Penale che puniva col carcere
chiunque facesse propaganda o incitasse pubblica-
mente a pratiche contro la procreazione, era prescritta
come farmaco contro il ciclo irregolare, l’osteoporosi
l’acne e simili. L’articolo 553, che accoglieva lo spirito
clerico-fascista, venne poi abrogato dalla Corte Costi-
tuzionale nel 1971 dietro le pressioni del movimento
femminista che, in quegli anni di fermento sociale, mo-
bilitava le donne a scendere in piazza per affermare i
loro diritti. In lotta contro una cultura provinciale, pa-
triarcale, incapace di disfarsi degli arcai-
smi misogini, una cultura che nella
separazione fra attività sessuale e attività
riproduttiva vedeva giustamente l’av-
vento di una rivoluzione sessuale, e dun-
que una rivoluzione sociale. Infatti nella
storia dell’umanità nessun farmaco ha
avuto lo stesso impatto sociale della pil-
lola: la donna, conquistata la libertà del
proprio corpo, non solo ha potuto rifor-
mulare il rapporto col partner in termini
di parità (anche se il partner era più sod-
disfatto della possibilità di fare sesso
senza rischiare di dovere poi sfamare un
pargolo, che non della libertà conquistata
dalla compagna), ma ha potuto anche
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