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Numero 11 del 2006

Finanziaria che verrà: facciamo i conti


Foto: Finanziaria che verrà: facciamo i conti
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Testi pagina 5

noidonne novembre 2006 5
Questo appello e questo primo incontro (speriamo ne seguano altri)
possiamo tranquillamente definirli di portata storica anche se, a lume
di naso, non sembra abbiano avuto, per il momento, attenzione ade-
guata sia da parte dei "maschi" che contano (quelli del potere) sia dai
"maschi" che fanno opinione, senso comune (giornalisti, opinionisti,
showman, etc).....
Aver sottoscritto un appello non basta; una firma non si nega mai,
in questi casi. Personalmente seguirò con molta attenzione come que-
sti "maschi" parteciperanno al dibattito ed al confronto, che mi auguro
tanto serrato e serio da poter coinvolgere l'intero Paese, convinta come
sono che gli scontri di civiltà possono essere superati anche da un cam-
biamento di civiltà fondato su una nuova qualità di rapporto tra uomi-
ni e donne.
Certo, è prematuro; bisogna aver pazienza. Non si sta parlando di
Finanziaria o Indulto.
La questione è molto, molto delicata e controversa ..... non sarà
semplice mettersi in discussione e riconoscere limiti, errori, prevarica-
zioni e violenze.
Purtroppo gli uomini, in generale, non sono abituati a parlarsi - a
dirsi - a comunicarsi - a svelarsi, ..... anche perchè su questi argomen-
ti, quando ne hanno parlato, era solo per vantarsi e/o per riderci sopra.
Non si tratta di accuse frettolose, perchè so che anche loro (i maschi)
sono stati a loro volta vittime di una cultura "maschilista" che li voleva
forti, dominatori, possessivi. Proprio per tutto questo ritengo, e ripeto,
non sarà facile. In ogni caso, bisogna provarci; quantomeno a seminare
sperando nel "raccolto".
Le donne lo hanno già fatto; quarant'anni fà, nel periodo dell'auto-
coscienza abbiamo tirato fuori tutto: responsabilità, assuefazione, de-
bolezza e sopratutto abbiamo scoperto la nostra complicità inconsa-
pevole. Oggi, possiamo dire di aver sofferto e pagato, ma possiamo an-
che dire a voce alta (almeno per me) che non siamo pentite. Oggi sia-
mo consapevoli e determinate.
Non mi voglio addentrare, questi argomenti meritano altri spazi ed
altri tempi (convegni, dibattiti, seminari).
Oggi la mia è una semplice riflessione "a caldo" che mi serve anche
per augurare un buon e proficuo proseguimento per questo impegno
(perchè tale è) di presa di coscienza.
E, cristianamente parlando, voglio ricordare (anche a me stessa) che
la presa di coscienza vuol dire anche riconoscersi peccatori, ed io spe-
ro che i nostri fratelli maschi si incamminino lungo la strada che il SI-
GNORE, fin dall'inizio, ha segnato per tutta l'umanità. Strada che ci
permetterà di incontrarci uomini e donne, cosi come ci ha creati ma-
schio e femmina.
Grazia Giurato, UDI Catania
Cara Grazia,
è vero: una firma non si nega (quasi) mai, soprattutto se è richiesta per
condannare comportamenti inaccettabili e ingiustificabili. Una riprova-
zione socialmente condivisa, che può anche partire da un appello lancia-
to da 'uomini di buona volontà', è importante ed è un primo passo. Mi è
parso particolarmente significativo il passaggio di quel documento in cui
si richiama alla necessità di una 'chiara presa di parola pubblica e di as-
sunzione di responsabilità da parte maschile' indicando come indispensa-
bile 'un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva'. Insomma sem-
brerebbe essere condivisa la necessità di incidere sul piano culturale. De-
cenni di lotte, articoli, convegni e scontri hanno prodotto la consapevo-
lezza di quella che al momento sembra essere una 'nazionale di avan-
guardia'. La loro compagnia ci sarà molto utile per spiegare ai tanti padri
(ma anche sorelle e mogli) stranieri che sono arrivati in Italia per soprav-
vivere e non per cambiare i loro equilibri familiari.
Tiziana Bartolini
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