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Numero 11 del 2006

Finanziaria che verrà: facciamo i conti


Foto: Finanziaria che verrà: facciamo i conti
PAGINA 36

Testi pagina 36

novembre 2006 noidonne36
Goliarda Sapienza è un nome giàconosciuto dalle lettrici di 'noidon-
ne'. Appena un anno fa Giulia Salvagni
firmava un articolo su "L'arte della
gioia", romanzo ancora quasi scono-
sciuto in Italia, ma acclamato in
Francia con straordinario successo di
critica e di pubblico. Nel più lontano
maggio 1998 Adele Cambria invocava
proprio su questo giornale il miracolo
che finalmente i critici si accorgessero
della grande scrittrice siciliana, morta a
Gaeta nel 1996.
Ecco, il miracolo è accaduto e oggi
Goliarda Sapienza - scoperta anche in
Italia, dopo che in Francia e in
Germania - ci appare resuscitata, anzi
più viva che mai: come la sua protago-
nista, Modesta, donna libera e anticon-
formista, e "principessa" in una Sicilia al
tempo stesso retrograda e in fermento
nel periodo che va dal primo Novecento
fino agli anni Sessanta. Più viva che
mai come la Goliarda che possiamo leg-
gere e riscoprire nei sei romanzi del ciclo
autobiografico: "Lettera aperta", "Il filo
di mezzogiorno", "Io Jean Gabin",
"L'università di Rebibbia", "Le certezze
del dubbio", "Appuntamento a
Positano".
Sono sicura che Goliarda avrebbe
apprezzato il caldo e piovoso pomerig-
gio di ottobre, "l'appendice estiva che
sempre indugia nel cielo di Roma" (da
"L'università di Rebibbia"), che la
Fondazione Olivetti ha dedicato alla
sua opera invitando critici letterari,
giornalisti e testimoni. E proiettando il
documentario che ha contribuito alla
scoperta sia della singolare personalità
sia dell'opera di Goliarda Sapienza
"L'arte di una vita", di Loredana
Rotondo, regia di Manuela Vigorita,
dalla serie "Vuoti di memoria" prodotto
da Rai Educational nel 2004.
Sono sicura che una giornata così
avrebbe riscaldato il cuore di Goliarda
innamorata dei tramonti, dei paesaggi e
persino dell'aria di Roma, città in cui ha
abitato per quasi 50 anni. Mentre la sua
opera veniva paragonata a imponenti
romanzi come "Il Gattopardo" e
"Orcinus Orca", affermando anche che
"tutti i critici letterari presto dovranno
riconoscere in Modesta la figura femmi-
nile più importante e più bella di tutto il
Novecento Italiano". Goliarda, se fosse
stata presente, non la immagino ferma
ad annuire: appoggiata a un cornicio-
ne, magari fumando, si sarebbe a tratti
affacciata alla finestra per non perdersi
il cielo ("nuvole così ci sono solo a
Roma"), per godersi ogni istante possibi-
le di gioia vera e per continuare a sen-
tirsi "degna di questa libertà di inven-
tarsi la vita".
In un mirabile intreccio di idealismo,
invenzione, instancabile aspirazione ad
una autentica libertà e minuta osserva-
zione della complessità e
ambivalenza della vita, ciò
che distingue Goliarda
Sapienza da altri/e intellet-
tuali del Novecento è l'estre-
ma coerenza tra la sua
opera e la sua personalità
umana. Se è vero che la sua
opera, anche quando non
autobiografica, è "trasfigu-
razione, trasposizione di
tanta vita che le appartie-
ne" (come ha detto Angelo
Pellegrino, curatore della
sua opera e marito), è
anche vero che la sua esi-
stenza è stata una sorta di
"laboratorio" di pratica let-
teraria e politica. La sua
protagonista, Modesta, "più
brava di me", affermava
Goliarda, è un esempio di
donna abile a districarsi
nelle difficoltà dell'esisten-
za, una donna libera e com-
pleta, forse ideale, ma non
a tal punto da divenire
irreale: ricca di qualità e limiti, eroina e
antieroina al tempo stesso. Forse
Modesta è l'alter ego di Goliarda senza
le sue crisi depressive, che di tanto in
tanto la facevano sprofondare nel senso
di incertezza e inadeguatezza. Ma lei
era fatta così: preferiva vivere fino in
fondo piuttosto che costruirsi certezze
intorno (deve addebitarsi anche a que-
sto la causa del ritardo del suo ricono-
scimento?).
Goliarda era una donna che non si
sarebbe lasciata incastrare da nessun
tipo di "sistema", neanche quello del
riconoscimento professionale. E una
scrittrice concentrata a scoprire giorno
dopo giorno le misteriose potenzialità di
una scrittura letteraria profonda e
attenta. Scoprire, come nel caso di
"L'arte della gioia", in che modo il rac-
conto di una saga famigliare siciliana,
possa raccontare la storia del secolo
Ventesimo da un punto di vista altro: il
punto di vista di una donna saggia, che
sfida attimo dopo attimo la cultura
patriarcale, fascista, mafiosa e oppres-
siva in cui vive.
Una sfida appassionata, svolta tra-
mite relazioni umane e che non si lascia
"trascinare nel panico che ti prende
Grande genio, eterna inquieta
Goliarda Sapienza
Giovanna Providenti
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