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Numero 11 del 2006

Finanziaria che verrà: facciamo i conti


Foto: Finanziaria che verrà: facciamo i conti
PAGINA 23

Testi pagina 23

noidonne novembre 2006 23
al passaggio nella seconda metà degli
anni settanta che le vede criticare i mo-
delli organizzatavi, considerati maschi-
listi, con la messa in discussione di con-
seguenza del modo di lavorare nell'orga-
nizzazione, dei tempi, fino alla critica
dei criteri adottati per la formazione dei
gruppi dirigenti. Insomma una storia
lunga un secolo, di lotte, fuori, ma an-
che "dentro".
Il volume raccoglie una copiosa do-
cumentazione fotografica che è stata re-
perita in vari archivi e strutture sinda-
cali e il percorso delle immagini si sno-
da attraverso due itinerari: cronologico
e tematico. Non di poco conto quanto
sottolineato da Lucia Motti, curatrice
del volume, a proposito della utilità del
lavoro di ricerca. "Il sessantennale della
Resistenza, e quello della promulgazio-
ne della Costituzio-
ne dell'accesso del-
le donne alla piena
cittadinanza politi-
ca con il diritto di
voto, hanno costi-
tuito il terreno fa-
vorevole a una mi-
riade di iniziative
di ricerca e rifles-
sione, a livello na-
zionale e locale,
che hanno aperto
nuovi scenari e
proposto inedite
letture non solo
della storia delle donne nell'Italia repub-
blicana, ma del processo di modernizza-
zione dell'intero Paese". Insomma una
mostra e un libro che illustrano 'quanto
e come sia cambiata la società italiana
in un secolo' e come e quanto le donne,
'cambiando se stesse abbiano significa-
tivamente inciso sul quel cambiamento'.
storia di lotte e conquiste per la libertà e i diritti femminili.
E di tutta la società italiana
1961, in tutta Italia
grandi manifestazioni di
pensionati e casalinghe
(AS Cgil. Archivio fotografico)
1977, per la prima volta in
piazza con il movimento.
(Foto Attilio Cristini.
Archivio Rassegna sindacale)
Roma, 13 ottobre1971
(Foto Piero Ravagli. AS Cgil, archivio fotografico)
Il valore del lavoro
Ormai è chiaro: studi, ricerche, ma anche l'espe-
rienza diretta ce lo confermano, il lavoro delle
donne vale meno. E' un dato che viene verifica-
to sia a livello collettivo, in quanto il lavoro
delle donne in un determinato Paese, in Italia, In
Europa ecc. vale meno di quello degli uomini.
Collettivamente come genere siamo pagate di
meno, perché accediamo più difficilmente ai
posti alti nella gerarchia lavorativa, a quelli
"ben retribuiti", e siamo invece relegate quasi
sempre nelle professioni meno pagate (la segre-
gazione lavorativa), con contratti meno van-
taggiosi dei nostri colleghi uomini. Del resto
anche nel pubblico impiego a parità di ruolo,
quindi anche a livello individuale, spesso le
donne guadagnano di meno, perché per conci-
liare lavoro e famiglia sono meno "disponibili"
agli straordinari, i dirigenti preferiscono rivol-
gersi ad un uomo per affidare incarichi che com-
portano un aggravio (a volte) di impegno ma
che garantiscono indennità e quindi una diffe-
renza salariale. Questo è in breve il problema sia
nei suoi contorni sociali che individuali. Ci sono
da oltre un decennio importanti studi su questo fenomeno, è ormai
dimostrato che in Europa le donne guadagnano in media dal 10 al
15% in meno degli uomini. Tale situazione ha forte implicazioni nega-
tive su tutto l'arco della vita: dalle pensioni che necessariamente per
le donne sono più basse, all'accesso ai congedi parentali. E' evidente
che oltre alla scarsa condivisione del lavoro di cura, nella nostre
famiglie si fanno un paio di conti: se la madre guadagna meno del
padre è quasi scontato che i permessi non retribuiti per malattia del
figlio o anche quelli retribuiti parzialmente siano utilizzati di prefe-
renza dalla madre che non dal padre, il reddito familiare ne soffrirà
meno!
Ma valutare meno il lavoro delle donne ha anche altri risvolti, soprat-
tutto in una società sempre più abituata a valutare il valore delle per-
sone in termini economici. Le donne valgono meno perché guadagna-
no meno, il loro lavoro è svalutato. Ed ancora: la disponibilità delle
donne al lavoro di cura le relega spesso anche nelle organizzazioni a
ruoli subalterni a ruoli marginali. Per non parlare della politica, dove
c'era (o forse c'e'?) sempre un posto per gli angeli del ciclostile, ma poi
non parliamo di altri incarichi! Così questa svalutazione del nostro
lavoro diventa spesso autosvalutazione, non sono solo gli uomini a
pensare che se un lavoro lo facciamo noi donne possono benissimo
farlo anche loro (soprattutto se è un lavoro interessante) ma spesso lo
pensiamo anche noi. Perchè non proviamo a pensarlo solo per il lavo-
ro di cura? Se lo facciamo noi lo possono benissimo fare anche loro!
Alida Castelli
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