Numero 11 del 2006
Finanziaria che verrà: facciamo i conti
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Ha sette figli, 49 anni e vive a Bali. E'la prima ostetrica al mondo ad ave-
re ricevuto un premio per la pace, l'Ale-
xander Langer 2006. Viene così ricono-
sciuto quello che Maria Montessori ri-
badiva già un secolo fa: la costruzione
di un mondo senza violenza parte dalle
primissime esperienze dell'infanzia. Scri-
ve Ibu Robin: "un inizio della vita sano
e dolce è il fondamento di una vita d'in-
canto. La pace nel mondo può venir co-
struita cominciando oggi, un bambino
per volta".
L'impressione immediata che si riceve
da questa donna dalla statura minuta,
il parlare lento ed essenziale e gli occhi
attenti a cogliere il senso di ciò che la
circonda, è quella di una persona abi-
tuata più alla prassi che alle parole.
Siamo andate ad incontrarla a Roma
all'appuntamento organizzato dal Cen-
tro Informazione Maternità e Nascita "Il
melograno", a cui si deve la candidatu-
ra al premio di questa "ostetrica dai pie-
di scalzi". La motivazione: "il suo impe-
gno a favore di una gravidanza sana,
un parto dolce, un'accoglienza felice del
neonato, e contro la malnutrizione e la
crescente tendenza a medicalizzare l'e-
vento della nascita".
Quando è il suo turno di intervenire
Ibu Robin Lim si limita a mostrare e il-
lustrare, attraverso un video, il lavoro
svolto nel Centro per la nascita da lei
fondato a Bali nel 1994 (dove lavorano
29 ostetriche indonesiane coadiuvate
da venti volontari internazionali) e nel-
la "Tsunami Relief Clinic", costruita ad
Aceh, nell'isola di Sumatra, utilizzando
il legno recuperato dalle distruzioni del-
l'onda anomala del 2004.
Conclusa la proiezione sono molte le
curiosità rimaste tra chi la ascolta. E lei,
calma, risponde a tutte le domande,
sempre parlando poco di sé e molto del
lavoro che si svolge in una Indonesia vi-
sitata da una nuova emergenza alimen-
tare: quella causata dalla presenza di
OGM nella soia e dalla mancanza di
creatina nel riso prodotto a livello indu-
striale, più povero a livello nutrizionale.
La carenza di proteine nella soia e nel ri-
so coltivati a partire dagli anni Ottanta
è causa di un significativo aumento di
emorragie da parto e di morti nelle par-
torienti.
Come nasce l'idea di fondare a Bali
un Centro per la nascita finalizzato
ad assistere la maternità e a fare
partorire in maniera dolce?
Il nostro centro non è solo rivolto al-
le madri. Svolgiamo anche lavoro di cu-
ra a bambini affetti da malattie, a don-
ne malnutrite, aiutiamo le donne a sce-
gliere la maternità consigliando sistemi
anticoncezionali o curando casi di steri-
lità. I nostri metodi di cura sono per lo
più naturali e facciamo largo uso dei
metodi terapeutici tradizionali di Bali.
L'idea di fondare il Centro è stata legata
all'emergenza dell'aumento di emorra-
gie nelle neo-mamme, che già negli anni
Ottanta una dottoressa aveva scoperto
essere connesso alla malnutrizione e in
particolare al riso.
E nessun'altro aveva affrontato que-
sto problema?
La risposta della medicina moderna
a questa emergenza era stata quella di
portare le madri in ospedale. Ma a Bali
gli ospedali hanno costi altissimi e chi
non può permettersi di pagare deve ri-
nunciare a portare a casa il proprio
bambino. Così il nostro lavoro è inizia-
to insegnando alle donne a mangiare
meglio per evitare l'insorgere dell'emor-
ragia, poi dalla pratica quotidiana con
queste donne è emersa l'esigenza di re-
cuperare un modo di partorire che fosse
al tempo stesso naturale e sicuro.
E lei come ha iniziato la sua carriera
di ostetrica?
Io non ero un'ostetrica prima. Ho ini-
ziato a sensibilizzarmi al tema del par-
to e della necessità che fosse liberato
dall'eccesso di medicalizzazione nel
1977, con la nascita della mia prima fi-
glia. Vivevo allora negli Stati Uniti e in
seguito alla mia esperienza di maternità
ho iniziato a scrivere libri, tra cui ap-
punto una guida per le donne dopo il
parto. Da quando ho iniziato ad occu-
parmi del problema delle partorienti di
Bali sono state le donne stesse a "rapir-
mi" ed a spingermi a diventare ostetrica.
Così sono tornata negli Stati Uniti per
prendere il titolo e da allora assisto de-
cine di parti al giorno. Ogni parto è di-
verso, più o meno problematico, e capi-
ta, ma raramente, di dover ricorrere al
cesareo, che facciamo di tutto per evita-
re: innanzitutto per favorire una nascita
dolce e poi per evitare gli alti costi del-
l'eventuale ospedalizzazione. Tutti i
bambini nati ai nostri centri vengono
nutriti col latte materno.
Qual è la reazione locale alla pre-
senza di un Centro così?
Positiva non soltanto per coloro che
ne usufruiscono come utenti, ma anche
per lo staff che vi lavora, tutto indone-
siano e pagato una miseria. Alcune
ostetriche anziane sono state felici di
potere venire a lavorare da noi, dove
possono svolgere pienamente il loro la-
voro, non come negli ospedali "civiliz-
zati" in cui il ginecologo conta molto di
più.
Quale il valore, per lei, di questo pre-
mio?
Esiste una strettissima relazione tra
le donne e l'ambiente. Non mi riferisco
soltanto al lavoro svolto dalle donne
quotidianamente, ma anche proprio al
momento della nascita. Se si riesce a fa-
re un parto dolce i bambini vengono al
mondo senza la scissione tra corpo e te-
sta. E questo contatto mente-corpo-cuo-
re-spirito, è il primo passo per la costru-
zione di un mondo più pacifico.
novembre 2006 noidonne2
Ibu Robin Lim
Giovanna Providenti