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Numero 9 del 2015

Diritto di famiglia 40 anni dopo


Foto: Diritto di famiglia 40 anni dopo
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Testi pagina 5

3Settembre 2015
La riforma del diritto di famiglia (legge 151) e la legge 405 sui consultori familiari sono state due norme fondamentali nel nostro ordinamento per il loro
forte impatto innovativo e nel 1975 furono approvate da
un Parlamento in cui sedevano venticinque deputate (3,9
%) e sei senatrici (1,9%). Due leggi decisamente a favore
delle donne (e dei bambini) che hanno inciso profonda-
mente nella cultura, nell’economia, nelle consuetudini e nei
costumi.
Infatti non sembrano necessarie revisioni dei loro principi ispira-
tori, che rimangono di assoluta attualità; mentre occorrono senza
dubbio ampliamenti ed estensioni che includano nuovi soggetti e
accolgano nuovi diritti. Ed è qui che oggi suonano le dolenti note
in un Parlamento che non è ancora ‘pronto’ a legiferare sulle unio-
ni diverse dal matrimonio naturale. Le convivenze omosessuali e le
coppie di fatto possono attendere, con buona pace della sentenza
della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per la
violazione dei diritti di tre coppie omosessuali.
Quaranta anni fa furono soprattutto Nilde Iotti, Giglia Tedesco,
Franca Falcucci e Maria Eletta Martini - due comuniste e due cattoli-
che - a volere la riforma del diritto di famiglia, un poderoso articolato
di duecentoquaranta articoli che hanno radicalmente modificato la
posizione della donna rispetto all’uomo cambiando il Codice civile e
dando attuazione ad alcuni articoli della Costituzione.
I movimenti e la determinazione delle donne sostennero le poche ma
autorevoli elette, alleanza che ha travolto le resistenze di un Parlamento
quasi esclusivamente maschile costretto ad approvare un provvedimento
che toglieva grande potere agli uomini. Sfogliando NOIDONNE di quegli
anni si può rivivere il clima in cui quella riforma maturò.
La partecipazione alla vita politica era diffusa e il dibattito, come le pole-
miche aspre, si nutrivano del rispetto e del riconoscimento reciproco tra i
decisori politici e gli attivisti dei partiti e della società civile. Era una sintonia
che abbiamo smarrito e che sarebbe utile ricordare. Le grandi riforme non fu-
rono determinate dai sondaggi settimanali o dagli umori temporanei, ma dalla
lungimiranza e dalla capacità di giocare un ruolo consapevolmente dirigente. E
ciascun attore sociale si sentiva chiamato a fare la sua parte. Le parlamentari
erano interlocutrici di altre donne che portavano istanze concrete destinate ad
incidere nella vita di milioni di persone. Era un paese vivo e organizzato quello che
premeva, proponeva e otteneva ascolto.
I quaranta anni di una legge importante come la riforma del diritto di famiglia possono
essere occasione per ricordare (insieme a chi c’era) e per spiegare (a chi non c’era) i
tanti aspetti del come eravamo. Abbiamo preso spunto da un incontro lodevolmente
organizzato sul tema a Roma dall’Udi Monteverde, per avviare questa riflessione nel fo-
cus del mese. Dai contributi raccolti arriva la conferma che la possibilità di riprendere il
filo di un discorso politico condiviso è affidata al buon senso delle donne. E, particolare
non trascurabile, ai tanti poteri che in questi decenni le donne hanno conquistato.
Tiziana Bartolini
LE RIFORME
E I POTERI
DELLE DONNE
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