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Numero 11 del 2016

E' stato bello. penultimo numero di NOIDONNE cartaceo


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Testi pagina 7

5Novembre 2016
non hanno colpa se la gente vota contro il proprio interes-
se: la Turchia ha regolarmente eletto Erdogan, come già gli
italiani Mussoline e i tedeschi Hitler.
Si dice che la Riforma risponde alle richieste della
finanza internazionale: sarebbe bene chiedere dove
erano i nostri critici quando fu messo in Costituzio-
ne nel 2012 il pareggio di bilancio, principio virtuoso,
ma ormai improponibile, soprattutto per i paesi indebi-
tati: l’Italia ha un debito di 2.250 miliardi. e la Germania
sta nei guai con la Deutsche Bank. Tuttavia gli ordina-
menti costituzionali gestiranno la politica economica
come sempre e d’intesa con l’Europa.
La pratica del referendum diventa anche propositiva:
cresce il numero delle firme per presentarli, ma si ab-
bassa il quorum finale per evitare il gioco sulle asten-
sioni. Anche per le leggi di iniziativa popolare si alza a
L’art 55 della riforma approvata dal Parlamento fa espli-cito riferimento “all’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza” parlamentare, come previsto anche
dall’art. 122 per le elezioni regionali. Quindi i principi di salva-
guardia della presenza di donne nelle assemblee elettive sono
stati accolti nella riforma che il 4 dicembre è sottoposta a refe-
rendum costituzionale. Ma l’affermazione di tali principi, accanto
all’art 3 che sancisce la “pari dignità sociale” senza distinzione
di “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni
personali e sociali” non esaurisce gli argomenti per un possibile
esame della riforma da un punto di vista di genere. Le donne,
più o meno organizzate, sono divise tra i due fronti del Sì e del
No. Le sostenitrici del No in un volantino accusano la riforma
di creare un deficit di democrazia, di trasparenza, di legalità, di
partecipazione: in sostanza sottoscrivono le ragioni neutre - ov-
vero maschili - del No incasellandole nelle griglie dei ‘classici
femminili’. Dicono, per esempio: le donne sostengono la par-
tecipazione, ma se le firme per le proposte di legge di inizia-
tiva di popolare passano a 150mila c’è meno partecipazione.
Oppure: le donne sono a favore dell’innovazione, ma il nuovo
sistema (con il superamento del bicameralismo perfetto) potreb-
be amplificare il rischio di conflitti e immobilismo. Ora, una del-
le poche evidenze su cui c’è poco da discutere è la crisi della
rappresentanza e delle forme organizzate della politica di cui
i partiti sono l’espressione. A tale pericoloso declino, un piano
inclinato che sembra non avere fine, la vigente Costituzione non
ha saputo porre argine. Sembrerebbe logico, quindi, immaginare
qualche cambiamento e sarebbe logico affrontarlo senza troppi
allarmismi e ipotesi catastrofiste. Con la vigente Costituzione la
corruzione ha potuto dilagare quasi indisturbata. I riflessi negativi
di un fenomeno di proporzioni immense li paghiamo soprattutto
noi donne, con i tagli ai servizi sociali. Con la vigente Costituzione
sono cambiati nei decenni vari sistemi elettorali, fattore che non
ha impedito il progressivo imbarbarimento della politica. A farne
le spese, di nuovo, noi donne perché tendiamo ad autoesclu-
derci da lotte prevalentemente personalistiche e poco connesse
all’interesse collettivo. Qualsiasi donna, nella gestione della quo-
tidianità come lavoratrice, come madre, nonna o figlia si scontra
con una burocrazia ottusa e cieca di fronte alla realtà vera e viva.
La Costituzione non ha un legame diretto con il funzionamento
dell’apparato statale, ma siamo sicure che l’approvazione di una
riforma così importante non possa rappresentare una scossa po-
sitiva? Che lo si voglia o meno, il No è un messaggio di conser-
vazione e quindi di rafforzamento dell’esistente. Se questo non è
un paese per donne, come spesso sosteniamo, allora dobbiamo
guardare avanti senza paura. Occorre una precisazione. Il rifiu-
to della conservazione non equivale all’adesione alla teoria del-
la rottamazione. È una postilla indispensabile in una campagna
referendaria che molti vogliono ridurre al sostegno o meno del
governo in carica. Noi donne siamo troppo navigate per cadere
in questa trappola. E ci è chiaro che dire Sì alla riforma - o riget-
tarla - non è un fatto politico neutro.
Tiziana Bartolini
150mila la raccolta firme, ma si garantisce l’obbligo di esa-
minarne i contenuti.
Nelle votazioni per il Presidente della Repubblica, dalla
settima basteranno i tre quinti dei votanti (e non più dell’as-
semblea), nel rispetto dell’opposizione.
Il rapporto dello Stato con i territori corregge le anoma-
lie prodotte dalla riforma (di iniziativa della sinistra) del
2001 che ha prodotto innumerevoli ricorsi alla Corte costi-
tuzionale, alle cui sentenza la riforma si adegua.
Si tratta di modifiche la cui adozione è stata avviata nel
1983 (quando le legislature cadevano ogni due o tre anni);
poi è stata portata avanti da tre “bicamerali”, dalle proposte
dell’Ulivo, dai governi Monti e Letta, promotore di un’indagi-
ne di costituzionalisti che si divisero in favorevoli e contrari.
Renzi ha la responsabilità di dire che 33 anni bastano e si
deve decidere. Adesso tocca ai cittadini e alle cittadine. ?
LA COSTITUZIONE OGGI E (FORSE) DOMANI | 2
UNA RIFORMA
NEUTRA?
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