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Numero 12 del 2010

L'amor che move ...


Foto: L'amor che move ...
PAGINA 45

Testi pagina 45

EVELINA NAZZARI, E IL # MESTIERE DELL# ATTRI# E
Figlia d’arte, di un padre tanto amato
dal pubblico italiano, Evelina Nazzari si
è distinta ancora una volta come attrice
di qualità, interpretando il ruolo della
protagonista femminile (Lei) nel Gioco
di Società, riduzione teatrale di un te-
sto di Sciascia per la regia di Sandro To-
rella, insieme all’attore Giovambarto-
lo Botta (Lui), messo in scena al Tea-
tro Allo Scalo di San Lorenzo (Roma).
Appare difficile immaginarla nella par-
te della cinica e perfida Lei, data la dol-
cezza dei suoi lineamenti e della sua
voce, eppure Evelina ha ereditato dal
padre Amedeo una notevole dose di
grinta e serietà professionale.
Qual è il messaggio che Sciascia ci
vuole dare attraverso il suo raccon-
to Gioco di Società?
Si tratta di una critica al cinismo ed al
consumismo, scritta negli anni Set-
tanta ma rivolta agli anni Sessanta: l’au-
tore non si fa molte illusioni sulla natura
umana e sulla società: anche se i per-
sonaggi più negativi nascondono una
profonda sofferenza, non resta molto
spazio per la speranza.
4#noidonne | dicembre | 2010
APPRODI
NEI TUOI MONOLOGHI SONO SEMPRE PRESENTI I MILANESI E I
SICILIANI. COSA VORRESTI CHE LA SICILIA AVESSE DI MILANO
E MILANO DELLA SICILIA?
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Come senti di essere stata influen-
zata da tuo padre nel tuo modo di es-
sere attrice?
Soprattutto nella serietà professiona-
le, nel prendere il lavoro di attrice
come un mestiere serio e faticoso, per
il quale si deve studiare molto, anche se
– come è accaduto a me – ci si trova
dentro quasi per caso e ci piace.
Quali conquiste secondo te hanno
raggiunto le donne e su cosa devono
ancora lavorare?
Le donne hanno raggiunto molte mete,
soprattutto negli anni Sessanta, anche
se tutte le rivoluzioni sono sempre
estreme ma ora stiamo perdendo tut-
to il terreno guadagnato, le conquiste
fatte. La donna oggetto c’è sempre sta-
ta, quello che fa la differenza è la con-
sapevolezza, il ribellarsi a un certo
stato di cose, oggi sembra invece che
tutto venga accettato senza reagire.
Inoltre le donne andrebbero aiutate a
conciliare vita e lavoro, anche esor-
tando gli uomini a fare le stesse cose
che facciamo noi, a condividerle: ad
esempio chiedere le aspettative per pa-
ternità, i permessi per prendere i figli,
ecc. Le donne sono affaticate dall’or-
ganizzazione che devono sempre ave-
re su ogni situazione, soprattutto quel-
le familiari.
Quali sono i tuoi progetti futuri e
cosa consigli alle giovani colleghe
che vogliono intraprendere questo
mestiere?
Il progetto più importante è quello del-
lo spazio chiamato “Artificio”, un luo-
go che, con due compagni di viaggio,
l’attrice Gaia Riposati ed il regista Fa-
brizio Bancale, abbiamo rilevato nel
centro di Roma e da poco inaugurato,
per far incontrare diverse forme d’ar-
te, spaziando per non chiudersi in un
unico settore (www.spazioartificio.info).
Alle ragazze direi di studiare come si
fa per imparare un mestiere, che da ar-
tigianato ogni tanto può diventare
arte: per le donne è e sarà sempre tut-
to più duro perché bisogna combattere
gli stereotipi.
Elisabetta Colla
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