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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
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Testi pagina 4

giugno 2006 noidonne4
Sul versante degli impegni a garanzia della rappresentan-
za femminile, il governo Prodi - il primo governo di centrosi-
nistra del ventunesimo secolo - è partito con affanno. Dopo
che logiche maschili e maschiliste hanno predeterminato la
composizione del Parlamento, avevamo sperato in una qual-
che correzione della rotta. Ma non è accaduto. Il nostro è un
sistema malato, dominato da un'oligarchia chiusa e arrocca-
ta che difficilmente apprezza le competenze e che considera
l'inventiva un elemento destabilizzante. Per evitare di metter-
si in discussione la politica ha scelto uno ad uno e in un'otti-
ca di omologazione, i suoi rappresentanti, sia uomini che
donne.
Avevamo sperato che le manifestazioni di Milano e Na-
poli, gli incontri e gli appelli, i presìdi e le petizioni potessero
essere sufficienti a far valere le nostre istanze. Invece la poli-
tica ha confermato la sua indifferenza e la sua incapacità di
ascolto. Ciononostante tra le donne ha prevalso il senso di re-
sponsabilità e le reazioni, individuali o collettive, sono state
molte ma assai composte. E' già partita la fase delle riflessio-
ni, ma accanto a proposte per soluzioni normative più strin-
genti ed efficaci, converrà ragionare sul fallimento degli
obiettivi che si era posto il rinato movimento delle donne in
ordine alla rappresentanza nelle istituzioni. Alla presa di pa-
rola pubblica delle donne è mancata l'autorevolezza e la rete
non è si è imposta come soggetto politico degno di attenzio-
ne. Tra le ragioni che rendono le donne indispensabili nella
politica e nelle istituzioni vi è la necessità di rompere gli sche-
mi e dare nuovi impulsi al sistema-paese. L'argomento della
democrazia incompiuta e della rappresentanza numerica va
rafforzato con la richiesta di innovazione, nei metodi e nei
contenuti, di cui le donne più degli uomini sono portatrici. La
ragione è molto semplice: il peso di inefficienze e abusi nella
Pubblica Amministrazione o nel mondo del lavoro è preva-
lentemente sulle nostre spalle. Il precariato è donna, la ca-
renza dei servizi sociali e della Sanità la paghiamo noi, la
cattiva qualità della scuola è tutta a nostro carico come ma-
dri e come insegnanti. Se non assumiamo noi, prima di tutti,
come obiettivo il superamento della cultura dei furbetti e de-
gli sprechi, come potremo pretendere il cambiamento ed as-
sumerlo come fattore discriminante della buona politica? Ci
vuole coraggio, e il nuovo governo non ha dimostrato di
averne molto. Alle poche donne sono affidate deleghe 'legge-
re', nessuna è chiamata là dove si gioca la partita ad impat-
to maggiore: l'economia, la giustizia, la scuola o l'informa-
zione. Prodi, ne siamo certe, metterà a posto i conti che la de-
stra ha lasciato disastrati. Ma il resto? Riforme e inversione
di rotte saranno possibili senza l'apporto decisivo delle don-
ne? Il centrodestra non ha avuto paura di scompaginare le
carte. Lo ha fatto a modo suo e per bassi interessi personali,
ma lo ha fatto. Speriamo che il centrosinistra, attraverso i
suoi numerosi dirigenti ora alla guida della nazione, trovi la
forza e la volontà di mettere in discussione per davvero il tan-
to che non funziona in questo Paese. Se il modello Zapatero è
troppo dinamico e avanzato, speriamo che il nuovo governo
riesca almeno ad innovare e riformare con un 'italian style'
che non ci faccia troppo sfigurare al confronto.
Destabilizzanti e quindi emarginate
Editoriale
Tiziana Bartolini
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