Numero 1 del 2014
DemoBoom, vivere un pianeta affollato
Testi pagina 38
32 Gennaio 2014
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essendo l’alternativa alla castrazione chimica obbligatoria il car-
cere a vita. In casi di molestie verso bambini di tenera età, o di
“crimini sessuali”, la castrazione obbligatoria non sostituisce la
pena detentiva.
Altri paesi Ue che includono nel loro ordinamento la castrazione
chimica “su base volontaria” per chi si macchia di reati sessuali
sono: Germania, Gran Bretagna, Danimarca e Svezia. In Francia
la Camera bassa del Parlamento aveva proposto la castrazione
chimica obbligatoria per tutti coloro accusati di stupro nei confron-
ti di minori di 15 anni ma la norma è stata ritenuta anticostituzio-
nale ed è stata bocciata.
Miroslava N?mcová, un esempio
di “best practice” della politica
61 anni, nativa della regione agricola di Vysocina, nel sud-est, la
N?mcová è un membro importante del partito democratico civico
(ODS), fondato nel 1991 da Václav Klaus. Nonostante la limitata
esperienza, soprattutto in campo estero, la N?mcová era stata
scelta dal suo partito come migliore candidata per concorrere
alla carica di premier, poiché non è mai stata collegata ad alcuno
scandalo durante tutta la sua carriera politica. Avevano appog-
giato la sua candidatura al premierato anche i partiti della coali-
zione di centro-destra “Top 09” e “Lidem”. Secondo gli analisti la
sua reputazione di rettitudine morale avrebbe potuto ripristinare
la fiducia nei confronti della coalizione di governo. In più, sarebbe
stata la prima donna a ricoprire la carica di primo ministro nel
paese. Non ce l’ha fatta. È stata, però, riconfermata presidente
della Camera dei Deputati con le elezioni parlamentari del 25-
26 ottobre 2013. In un Paese che, a poco più di vent’anni dalla
caduta del comunismo, è così travolto da scandali e disonestà,
ponendosi dopo Ruanda e Costa Rica nell’indice della corruzio-
ne percepita di Transparency International, Miroslava N?mcová
rappresenta per i cechi una speranza, essendo riuscita a conqui-
starsi sul campo il rispetto dei colleghi e il titolo di quarto politico
più popolare tra i cittadini. Ad ogni modo, porterà avanti la sua
politica al servizio dei beni comuni e dei cittadini nella sua veste
di speaker della Camera dei deputati. Nota particolare: ha una
passione per la lingua italiana e per l’Italia, paese dove è solita
trascorrere le vacanze.b
A due anni dalla Rivoluzione il processo di
transizione democratica è arrivato a un punto di stallo. Complice
la nuova ondata terroristica, la difficoltà a formare un Governo
e gli irrisolti squilibri tra le regioni ricche della costa e i territori
poveri del centro-sud. Crisi di consenso e di rappresentanza
politica. Corruzione e incertezza del diritto fanno da corollario a
una modernità inquieta. Sempre più violenta. Tra contraddizioni e
paradossi il Paese dei gelsomini è entrato a pieno titolo nel novero
delle cosiddette post-democrazie .Oligarchia e neo-liberismo
rappresentano gestione e strumento con cui le èlites - confessionali
e laiche - controllano il potere. Perpetuando immobilismo e
disuguaglianza. Un sistema rigido, avvitato su se stesso. Con una
crescita economica caduta al 2.8% ma con enormi potenzialità in
ambito estrattivo. Un bottino ghiotto. Per le lobbies internazionali e
per la spregiudicata borghesia affaristica che specula sul capitale
finanziario puntando alle risorse del sottosuolo. Riserve di petrolio
e gas intrappolati nelle rocce. Una procedura estrattiva vietata
nell’UE. Ma non in Tunisia. A cui si aggiungerebbero prospezioni di
giacimenti off-shore fotografati da satelliti nel 2010-2011. Risorse
naturali capaci di ribaltare i rapporti di forza. Uno scenario che se
confermato potrebbe catapultare la Tunisia in cima alla classifica
dei paesi produttori. Diventando ago della bilancia di una inedita
geopolitica capace di condizionare il futuro economico e finanziario
del Vecchio Continente. Intanto, a due anni dall’insediamento
dell’ANC, Assemblea Nazionale Costituente, la Tunisia aspetta
ancora la propria Carta fondativa. Dal 2011 è però pronto il Codice
680. “Codice degli investimenti”, una sorta di costituzione economica
che deciderà sulle riforme a cui collaborano, orientandola, paesi
stranieri e istituzioni internazionali del calibro della Banca europea
per gli investimenti, OCSE, Banca Mondiale, ecc. Un trasferimento
di sovranità sotto l’ala protettrice del capitalismo made in USA.
In perfetta continuità con la politica finanziaria iniziata nel 2010
da Ben Ali e interrotta dalla Rivoluzione. Alla tutela della finanza
internazionale e al mantenimento degli acquis stabiliti a Douville
nel 2011, fanno da sponda le difficoltà di un sistema parlamentare
ancora tutto da costruire. Il risultato è l’impasse governativa e il
conflitto sempre più polarizzato. Al punto da tracimare nell’attacco
fisico ai rappresentanti delle istituzioni. Choukri Belaid e Mohamed
Brahmi, deputati dell’opposizione, sono stati uccisi tra febbraio e
luglio 2013. Ma sono più di quindici le vittime - tra parlamentari
e Guardia Nazionale - finiti sotto gli attacchi dei salafiti radicali.
la rivoluzione
Bloccata
Una terra e un popolo prigionieri di
speculazione, censura e deriva jihadista.
L’analisi politica e culturale
di Silvia Finzi dell’Università di Tunisi
di Emanuela Irace