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Numero 1 del 2014

DemoBoom, vivere un pianeta affollato


Foto: DemoBoom, vivere un pianeta affollato
PAGINA 24

Testi pagina 24

22 Gennaio 2014
Emanuela Bugitti è Presidente della Coopera-
tiva 29 giugno servizi e Direttore della 29 Giugno onlus
nata nel 1984. La Cooperativa si occupa dell’inserimento
lavorativo di detenuti, ex detenuti, disabili fisici e psichici e
più in generale delle persone appartenenti alle fasce
deboli della società: dai senza fissa dimora alle vittime
della tratta agli immigrati.
Ci può parlare della storia della vostra Cooperativa?
La 29 giugno ONLUS è una cooperativa che nasce dall’e-
sperienza fatta nel carcere di Rebibbia nel 1984, quando
per la prima volta in Europa organizzò, insieme ai detenuti,
il primo convegno-spetta-
colo in carcere. Antigone il
titolo dello spettacolo, che
fu un pretesto per riflettere
sulla pena e sul cambia-
mento delle persone nella
società civile, per riflettere
sul rapporto con il territorio,
individuando nel lavoro co-
operativo una maggiore de-
mocrazia, come lo è anche
adesso. Questo progetto fu
ripreso e rilanciato da arti-
coli di Pietro Ingrao e Miriam
Mafai usciti sull’Unità che in-
nescarono un dibattito nella
società. Per noi fu importan-
te trovare una via alternativa alla mera detenzione, che senza
la parte risocializzante non ha, ancora oggi, molto senso. Da
lì cominciammo un dibattito che portò alla legge di riforma
dell’ordinamento penitenziario.
È cominciato tutto con una scommessa…
È sempre stata una scommessa, però noi abbiamo avuto
l’appoggio della società civile e non solo, abbiamo avuto
un grosso aiuto dalle centrali cooperative. E poi ci fu anche
la riflessione sulla pena. Non ha senso tenere per vent’anni
una persona in carcere senza prevedere, alla sua uscita, le
condizioni per non dovere delinquere più. Questa era la scom-
messa che pensiamo di avere onorato in tutti questi anni.
Qual è lo scopo della vostra Cooperativa?
Offriamo possibilità lavorative a chi sta in carcere, questo
è il nostro scopo. Quando un detenuto ha la possibilità
di accedere alle misure alternative alla detenzione, quindi
godere del beneficio della semi-libertà, noi gli offriamo il
lavoro. All’inizio lavoravamo solo con i detenuti, poi abbia-
mo allargato anche al DSM (dipartimento di salute menta-
le) e in seguito da noi sono arrivate donne vittime di tratta.
Quale lavoro svolgono i vostri soci e in particolare
i detenuti?
Ci occupiamo di manutenzione del verde. L’intero compren-
sorio dell’Eur a Roma, ad esempio, lo curiamo noi, oppure il
parco di Colle Oppio al centro della Capitale, siamo noi che lo
manuteniamo. I ragazzi che lavorano su quell’area sono della
nostra cooperativa, sono tuttora in carcere o sono ex detenuti,
continuano a lavorare con noi, anche se hanno finito di scon-
tare la pena. Insomma ci occupiamo di persone che hanno
difficoltà a trovare lavoro.
È la forma cooperativa che vi permette di fare
tutto questo?
Sì, anche perché una persona condannata può avere
l’interdizione di cinque anni o perpetua. Invece il nostro
statuto prevede che “può” essere escluso il socio che è
interdetto, noi su questa “possibilità” abbiamo fatto diven-
tare soci tutti. Tutti partecipano alla vita della cooperativa,
tutti beneficiano dei ristorni, e poi c’è il legame associativo
personale, che è amicale e diventa fondamentale.
La cooperativa 29 Giugno, a maggioranza femminile, si occupa
dell ’inserimento lavorativo delle fasce deboli della società.
Intervista alla Presidente Emanuela Bugitti
Attente Agli ultimi
PERCORSI COOPERATIVI
di Maria Fabbricatore


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