Numero 6 del 2006
Costituzione: dose minima consentita
Testi pagina 37
noidonne giugno 2006 37
Parlare di bambini è come parlare dinoi, di ciò che eravamo e di ciò che
dovremo essere. Le prime esperienze sen-
soriali, attraverso la sperimentazione
grafico-pittorica sono uguali in tutto il
mondo. Il bambino, disegnando, rende
trasparenti le motivazioni di base che lo
invogliano ad esprimersi. Al pari del
gioco simbolico e del linguaggio, il dise-
gno infantile è un tipo di comportamen-
to significativo della comparsa dell'atti-
vità rappresentativa. Neppure all'inizio,
l'attività grafica rappresenta qualcosa
di involontario o di casuale, ma è inve-
ce una conquista intenzionale, un modo
di conoscere il mondo che segue una
certa evoluzione. Il disegno dei bambini
c'illumina sul comportamento infantile
nella sua globalità, proprio perché gli
scarabocchi sono visti come la tradu-
zione grafica inconscia di uno stato
emotivo. Sono i fattori ambientali, quel-
li affettivi e sociali, ad essere così deter-
minanti anche nello sviluppo dello stes-
so bambino. Sembra inconsueto credere
che sia l'intento rappresentativo, e non
l'immagine o la forma, a determinare la
costruzione degli schemi figurativi.
Eppure tutto ciò avviene fin dai primi
scarabocchi. I primi passi, e i mezzi
usati dal bambino per esplorare l'am-
biente esterno gli aprono un mondo
nuovo, tutto da vedere, da ascoltare, da
toccare. La possibilità di sperimentare
liberamente in senso lato, e soprattutto
nell'ambito grafico con i primi scara-
bocchi, predispone il bambino verso un
migliore apprendimento del linguaggio
simbolico e della lettura. Già da un
anno, un anno e mezzo il bambino ini-
zia la sua attività grafica con lo scara-
bocchio onomatopeico, cioè uno scara-
bocchio accompagnato da un suono. La
non casualità viene dimostrata dal
fatto che il bambino ripete lo scaraboc-
chio quando si nomina l'oggetto rappre-
sentato sia dallo scarabocchio sia dal
suono che l'accompagna, fino ad acqui-
sire una struttura più di tipo formale
intorno ai due anni d'età. La somiglian-
za con un oggetto reale non è formale,
cioè i vari scarabocchi vengono combi-
nati tra loro secondo un ordine spaziale
e a seconda della grandezza assumono
un significato preciso, nel senso che il
più grande è anche il più è importante.
Prima ancora di avere una carica rap-
presentativa, gli scarabocchi hanno una
carica espressiva, cioè costituiscono l'e-
spressione grafica di esperienze interne
piacevoli o spiacevoli, quindi non pos-
sono essere considerati un semplice pro-
dotto dell'attività motoria fine a se stes-
sa. L'intenzionalità, presente sin dai
primi scarabocchi, determina il moven-
te della creazione, ma il bambino può
essere spinto a scarabocchiare anche
dalla vitalità del proprio organismo e
dal bisogno d'imitazione. L'analogia tra
forma grafica prodotta e oggetto reale è
l'ultima conquista di un lungo processo.
All'età di due anni e mezzo, lo schema
iniziale del bambino si arricchisce con
un maggiore intento rappresentativo. Il
bambino passa alla rappresentazione di
un oggetto attraverso una sua qualità
"buona" o "cattiva". Lo scarabocchio
esprime la qualità di buono o cattivo
che l'oggetto ha assunto nel momento in
cui è venuto in rapporto con esso. Le
qualità rappresentate sono quelle affet-
tive, cioè il bambino rappresenta le
esperienze affettive buone e cattive. C'è
una corrispondenza tra tracciato grafi-
co e categoria affettiva. Il disegno
"buono" corrisponde solitamente a
forme arrotondate, spirali, curve, non
troppo marcate, mentre il disegno "cat-
tivo" a linee spezzate, sovrapposte dis-
ordinatamente, piuttosto marcate.
L'attività grafica, dunque, inizialmente
imitativa, diventa autonoma, esplorati-
va, cioè il bambino traduce in forme
grafiche le sue tendenze "riparative" o
"distruttive". Un bambino ignorato a
causa di un ambiente poco stimolante,
soprattutto dal punto di vista affettivo,
è un bambino incapace di riconoscersi
nel mondo. Il vero significato del dise-
gno infantile mette in evidenza problemi
relativi alle opportunità fornite dall'am-
biente, ad esempio, la conquista della
realtà esterna, il ruolo dei rapporti affet-
tivi del bambino col suo mondo, la fun-
zione dell'imitazione. Non può esistere
la creatività senza considerare l'am-
biente.
La maggior parte dei problemi di
apprendimento dei bambini possono
essere legati ad un'alterazione della fase
di sperimentazione e a una mancanza
di libertà nell'esplorazione del mondo.
Oggi, le "macchine", i giochi informatici
-con il gesto disritmico e ripetitivo-, si
sono sostituiti alla fantasia creativa.
Leggiamo i disegni dei bambini
I nostri figli / 1
pubblichiamo un ciclo
di interventi sul significato del
disegno infantile in relazione
alle fasi di sviluppo.
La psicologa risponde alle
domande e analizza i disegni
dei bambini
Bruna Baldassarre
1 - scarabocchio buono 2 - scarabocchio cattivo