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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
PAGINA 34

Testi pagina 34

Sessant'anni fa, per la
prima volta, le donne ita-
liane furono chiamate al-
le urne, in un Paese ap-
pena uscito dal secondo
conflitto mondiale, per
scegliere fra Monarchia e
Repubblica ed eleggere i
membri dell'Assemblea
Costituente, della quale
entrarono a far parte 21 deputate su 556 (3,7 per
cento). Dodici lustri dopo il Parlamento nazionale
annovera, tra Camera e Senato, 152 signore, a ri-
prova che qualcosa, in questo lungo periodo, si è
mosso: la XV Legislatura parte con una rappresen-
tanza rosa del 14 per cento a Montecitorio (contro
l'11,6 del precedente quinquennio) e del 13 a Pa-
lazzo Madama (era il 7,5). Ma l'Italia, dicono le sta-
tistiche, resta in coda alle classifiche europee.
«Indubbiamente dalle ultime elezioni è arrivato un
segnale positivo, con un aumento della rappresen-
tanza commenta Laura Salsi, consigliera regionale
del gruppo Uniti nell'Ulivo Ds -. Il nostro paese pe-
rò resta molto indietro non solo rispetto al resto
d'Europa, bensì anche in confronto ad altre nazioni.
Basti pensare al Marocco, dove la rappresentanza
femminile arriva al 30 per cento. L'attenzione deve
rimanere alta perché resta difficile far passare il
concetto che la partecipazione delle donne nelle
istituzioni è una questione di democrazia. Alle nuo-
ve elette, in particolare, chiediamo un impegno pre-
ciso, quello di inserire strumenti di tutela nei pas-
saggi legislativi che le attendono. A cominciare dal-
le leggi elettorali, per le quali già esistono proposte
sensibili ad un'ottica di genere».
«Che le donne siano poco rappresentate è un dato
oggettivo interviene la consigliera Gabriella Ercoli-
ni -. E paradossalmente sono meno rappresentate
oggi, in maniera proporzionale, che negli anni in
cui è nata la Repubblica: la Costituzione è stata
scritta anche dalle donne; c'erano donne nell'As-
semblea Costituente, e c'erano donne nel Parlamen-
to italiano quando si è nuovamente formato. Don-
ne con ruoli importanti. I numeri dicono che c'è
un'inversione di tendenza molto preoccupante. Il
grado di civiltà e il livello di democrazia di un Pae-
se, del resto, si misurano anche dalla rappresentan-
za femminile: quando le donne sono poco rappre-
sentate vuol dire che c'è un gap di democrazia. Ol-
tretutto le donne, quando si cimentano nella pub-
blica amministrazione, sono brave amministratrici,
anche nei confronti degli uomini; mentre le politiche
per le donne sono soltanto loro a farle veramente. E
questo è un dato già di per sé significativo».
Le “quote rosa” sono lo strumento giusto per
garantire una più consistente presenza femmini-
le nelle istituzioni?
Salsi: « Lo sono perché finora non si è riusciti ad
ottenere in altro modo un'equa rappresentanza
femminile. Occorre, almeno in questa fase di pas-
saggio, uno strumento che obblighi i partiti all'at-
tenzione verso la partecipazione delle donne».
Ercolini: «Ho considerato la legge elettorale ap-
provata dal centrodestra, che ha bocciato le quote
rosa, l'ennesima umiliazione arrecata non a due
persone, bensì al 54 per cento della popolazione
italiana. La situazione attuale è contro la Costitu-
zione, che afferma pari opportunità per uomini e
donne nell'accesso alla sfera pubblica e alle istitu-
zioni, e anche contro le indicazioni dell'Unione Eu-
ropea nel senso di assicurare la presenza di almeno
una donna su tre nelle liste elettorali. Il centrosini-
stra si impegnerà per cambiare le cose e a dare ri-
sposte alle aspettative delle donne, per costruire un
sistema davvero rispettoso delle regole democrati-
che ed etiche».
Una donna impegnata in politica quali difficoltà
incontra? Per una donna che arriva ad ottenere
un posto di rilievo, c'è un uomo che si fa da par-
te? O è la politica che è troppo “maschile” e ob-
bliga le donne ad accettare le regole del gioco,
magari accettando di “mascolinizzarsi”?
Ercolini: «Come ha dichiarato in qualche occa-
sione Barbara Pollastrini, è necessario un movimen-
to tellurico, capillare, perché mai nessun uomo ce-
derà un posto, sia nella politica sia nella società,
senza un conflitto, una convenienza e una spinta. E'
dunque necessario continuare a dare quotidiana-
mente battaglia per ampliare gli spazi in cui le don-
ne possano esprimere e mettere a frutto le loro
competenze e le loro potenzialità peculiari. Un
buon punto di partenza sarebbe quello di migliora-
re solidarietà e coesione fra le donne già impegna-
te in un percorso politico».
Salsi: «La politica è effettivamente impostata in
modo “maschile”, ma è altrettanto vero che tanti
uomini faticano a farsi da parte. Accade anche ne-
eEmilia Romagna Emilia Romagna Una politica
davvero
a misura di donna
Riflessione a due voci a 60 anni
dal primo voto al femminile
della storia italiana
Gabriella Ercolini
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