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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
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Testi pagina 33

re i nostri servizi.
Occorrerebbe poi far sapere che non
ci occupiamo solo di aborto, ma soprat-
tutto della possibilità che ogni persona
possa vivere serenamente e pienamente
la propria sessualità, che ogni bambino
che nasca sia desiderato, che i suoi ge-
nitori trovino un ambiente accogliente
intorno a loro.
Qual è il valore aggiunto di questa
struttura?
Molti gli aspetti da valorizzare: esse-
re un servizio di "genere", unico e solo
esempio nel panorama sanitario italia-
no, la centralità della "accoglienza", la
globalità nella modalità di lavoro e nel-
la lettura della "domanda" grazie alla
presenza di diverse professionalità, non
solo sanitarie, che lavorano in équipe,
la priorità data alle attività di educa-
zione sanitaria e di promozione della
salute, la partecipazione delle donne
utenti alle attività del servizio, l'offerta
attiva di prestazioni ed interventi ad in-
tere fasce di popolazione che ha prodot-
to risultati di utilizzo del servizio netta-
mente superiori ai dati rilevati a livello
nazionale (ad esempio a fronte di un
13% di donne che frequentano i corsi di
preparazione al parto e nascita nei
CCFF in Italia centrale il CF di Via dei
Lincei ottiene una frequenza del 48%
circa).
Ci puoi raccontare un aneddoto?
Una delle ultime telefonate di una
donna che ringraziava: ha appena par-
torito, un travaglio lungo e un po' com-
plesso (è stato necessario usare
la ventosa per aiutare il bambi-
no a nascere), tuttavia si è sen-
tita soddisfatta di sé. In un pic-
colo ospedale "molto tradizio-
nalista" (così lo ha definito)
aveva potuto affrontare le con-
trazioni, in piedi, camminando,
chiedendo di non dover rimane-
re bloccata dal monitoraggio,
insomma "si era imposta", que-
sto grazie alla fiducia in se stes-
sa che l'esperienza del gruppo
di preparazione al parto ha ac-
cresciuto (sono sempre sue con-
siderazioni). Ha dovuto arren-
dersi al "lettino" solo nella fase
espulsiva, quando l'ostetrica ha però
dovuto ammettere che era lei, come ope-
ratore, a non essere preparata per assi-
sterla con modalità diverse da quelle
"tradizionali"! Tuttavia la consapevo-
lezza e la stima di sé hanno permesso a
questa donna di fare i conti anche con i
limiti della realtà esterna e, nonostante
ciò, di attribuire significati positivi alla
sua esperienza. Il suo ringraziamento è
un riconoscimento del valore del percor-
so fatto nel gruppo, con le altre gestan-
ti e con gli operatori, ma soprattutto
della propria competenza come donna
che sa di cosa ha bisogno e come otte-
nerlo e che non si sente sola ma soste-
nuta e confermata.
Dicono che a volte capita che le neo-
mamme passino da qui, prima anco-
ra di andare a casa dopo le dimis-
sioni dall'ospedale, magari di sabato
all'ora di chiusura. È vero?
Non solo questo è vero ma noi lo pro-
muoviamo perché riteniamo il rientro a
casa un momento molto delicato in cui
è di importanza centrale dare alle per-
sone un punto di riferimento.
Nel nostro paese a fronte della medi-
calizzazione spaventosa della gravi-
danza e del parto, tutto quello che av-
viene dopo vede una sorta di "buco ne-
ro", di "nulla". Forse si considera sconta-
to che "dopo", tutto vada semplicemen-
te perché c'è una madre e un bambino.
Senza voler assolutamente patologizza-
re questo momento, la nostra esperienza
ci dimostra continuamente che piccole
cose possono avere un forte significato.
Una telefonata, sdrammatizzare certi
momenti, esserci per un confronto, sono
diventate cose tanto più importanti per
i profondi cambiamenti intercorsi nel-
l'organizzazione del nostro tessuto so-
ciale.
Qual è la cosa più importante, a tuo
modo di vedere, di questo lavoro?
Intervenire, quando ci viene presen-
tato un problema, soprattutto per sco-
prire e attivare le risorse che ciascuna
donna, ciascuna persona possiede, eser-
citare la propria professionalità nel ri-
spetto delle decisioni e delle scelte del-
l'altro. Non avere la presunzione di sa-
pere quello che è meglio per un altro è
sempre importante, ma ancora di più
quando si tratta della sessualità o delle
scelte procreative. Ed è anche necessario
accettare di non poter intervenire: fare
un passo indietro e mantenersi rispetto-
si dei tempi, della libertà e delle diverse
culture degli altri. Le donne straniere ci
stanno insegnando questo: fermarci,
non dare per scontato nulla, acquistare
consapevolezza dei limiti e delle con-
traddizioni del nostro intervento, essere
disponibili a inventare nuove modalità
operative. Infine promuoviamo la di-
mensione del gruppo anche negli inter-
venti rivolti alle persone perché a nostro
avviso può attivare in misura notevole
le potenzialità e le risorse dei singoli.
Il gruppo, che sia di gestanti, di gio-
vani, di genitori, di donne in diverse fa-
sce di età, si manifesta come un efficace
ammortizzatore, uno strumento di ricer-
ca di soluzioni creative e permette il for-
marsi di relazioni sociali paritarie di re-
ciproco sostegno.
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il consultorio familiare del Municipio XI è un modello
nel cuore della Capitale, a dimostrazione del fatto che
“pubblico è meglio”. Per tutti
Nel Consultorio familiare di Via dei
Lincei lavorano 2 Assistenti sani-
tarie, Claudia e Teresa, 1 Assisten-
te sociale, Mariella. 1 Ginecologa,
Gisella, 1 Ostetrica, Maria Grazia,
2 Pediatre, Mirella e Rosa, 1 Psico-
loga, Loretana, 1 Puericultrice,
Emanuela e da pochi mesi anche 1
infermiera, Ildi . Il gruppo di lavoro
negli anni si è andato via arric-
chendo di diverse professionalità.
Sono rintracciabili al telefono:
06/511696 - 065132132
fax 065115696,
e-mail: consultorio.lincei93@aslrmc.it
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