Numero 9 del 2006
Il grande nulla
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accettare e valorizzare le differenze,
"riconciliarsi" e condividere responsabi-
lità coi maschi. Parole d'ordine: "egua-
glianza nel riconoscimento della diffe-
renza", cioè il segreto delle loro abilità
organizzative, comunicative e umane,
basate sull'esperienza professionale,
familiare e personale. Le donne sono da
sempre l'asse portante dell'economia
come consumatrici e amministratrici
del bilancio familiare, ma oggi anche
come lavoratrici e donne d'affari. Un
senso innato dell'ospitalità le aiuta
nelle attività turistiche. Il maggior
numero di occupate è nel commercio. In
espansione l'import-export. Nel settore
agro-alimentare, le donne sono da sem-
pre dedite a coltivazione, raccolta, sele-
zione, lavorazione e conservazione di
prodotti. Svolgono un ruolo importante
anche nella lavorazione e nella com-
mercializzazione dei prodotti ittici.
Numerose le artigiane, ma con redditi
insufficienti per il fabbisogno familiare.
L'industria recluta donne nelle distillerie
di profumi e oli essenziali, liquori e
alcolici, negli zuccherifici, nelle cartiere,
nella filiera della moda. L'ingresso fem-
minile nella comunicazione e nell'inse-
gnamento è più facile che in altri paesi
africani. Imprenditrici e donne d'affari
sono in aumento: associazioni femmini-
li e sindacati, finanziati da Europa e
Giappone, favoriscono relazioni tra le
più intraprendenti. Le donne sono deter-
minanti per il futuro del paese. Ecologia
ed economia dimostrano il loro ruolo
strategico per la tutela e la gestione del-
l'ambiente, la cura e la formazione delle
nuove generazioni, incoraggiano l'uso
razionale delle risorse, promuovono lo
sviluppo sostenibile. Dal 2001 progetti
di empowerment e formazione, offrono
alle donne malgasce opportunità di
lavoro, autonomia, libero esercizio delle
scelte personali e professionali. Come in
altri paesi poveri, ma potenzialmente
emergenti, occorre innescare un circolo
virtuoso di sostegno e tutela dei diritti
delle donne, che assicuri equità ed egua-
glianza non solo di genere, ma anche
intergenerazionale.
(Foto di Maria Elisa Di Pietro)
Al centro dell’Europa
Slovacchia
Graziella Bertani
Protagonista di questo numero sull'Eu-ropa dei venticinque è la Slovacchia,
nel racconto di Svetlana Waradzinova
drammaturga, giornalista, plurivincitri-
ce di premi internazionali, organizzatri-
ce culturale e teatrale, responsabile del
dipartimento di Management per il tea-
tro e vice-rettore dell'Accademia Nazio-
nale di Musica e di Arte Drammatica.
"Nel 2004 l'Osservatorio Europeo regi-
strava che i cittadini dei futuri paesi
aderenti percepivano l'ingresso all'Unio-
ne Europea con pessimismo e che si
aspettavano un peggioramento delle
condizioni di vita. Col 70% dei voti fa-
vorevoli all'ingresso nell'Unione, la Slo-
vacchia è stata la nazione con la per-
centuale favorevole più alta. Dopo il
governo - non democratico - di Vladimir
Meciar (1993 - 1998) il popolo era con-
vinto che l'ingresso nell'Unione Europea
fosse bene per il suo sviluppo e la sua
stabilità e grandi aspettative erano ri-
poste sull'accesso alle risorse finanziarie
e sul libero mercato del lavoro. Per sva-
riate ragioni l'euforia è svanita molto
rapidamente. Ma la situazione non è as-
solutamente paragonabile a quella del
tempo della separazione dalla Repub-
blica Ceca. Anche se personalmente ri-
uscivo a vedere i molti lati positivi di
una Repubblica Federale è però innega-
bile che tredici anni di indipendenza ab-
biano reso gli slovacchi più sicuri e fi-
duciosi verso se stessi e capaci di co-
struire il proprio paese senza l'aiuto del
"fratello maggiore". La separazione pa-
cifica di queste due repubbliche - senza
referendum - operata dai leader dei
maggiori partiti dei due Paesi che in Slo-
vacchia decretò la vittoria di una coali-
zione nazionalista contribuì fortemente
alla costruzione di un'immagine negati-
va all'esterno. Le aspettative per le don-
ne… una questione molto interessante.
Come donna che lavora nel settore cul-
turale-formativo in una posizione assai
elevata sento il nostro mondo molto
"maschile". Anche se da un punto di vi-
sta di percentuali si può parlare di ri-
sultati soddisfacenti e anche se la Slo-
vacchia registra presenze femminili in
posizioni di altissimo grado anche in
politica, un Presidente della Repubblica
donna non è ancora accettato dalla so-
cietà e, a parità di mansioni, i salari
delle donne sono l'80% di quelli degli
uomini. Il campo culturale sembra esse-
re il più progressista: sono donne a rico-
prire il ruolo di direttore generale della
Radio Slovacca, del Teatro Nazionale,
dell'Istituto Teatrale, della Galleria Na-
zionale, forse anche a causa anche del-
la percezione che questo sia un settore
senza prospettive di business: però que-
ste donne leader sono leader a tutti gli
effetti. Mi piace pensare all'Europa co-
me ad uno spazio culturale integrale
basato su valori e idee condivisi e l'U-
nione Europea dovrebbe sostenere l'uni-
cità della "Cultura Europea", salvaguar-
dando le differenze di espressione delle
aree locali. Al termine 'unificazione' pre-
ferisco 'armonizzazione', anche per le
prospettive del mercato del lavoro. Con-
dividere i saperi, le capacità e le attitu-
dini senza barriere è meraviglioso, così
come poter collaborare con tutta l' Eu-
ropa stando seduta nel mio ufficio a
Bratislava e sapendo che domani potrei
essere a Bologna a lavorare su un pro-
getto. La sensazione che io possa essere
apprezzata e che possa contribuire ad
una buona idea comune è semplicemen-
te perfetta!"
le opinioni di Svetlana
Waradzinova sulle prospettive
per le donne e per il suo Paese
nell'Unione allargata
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