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Numero 9 del 2006

Il grande nulla


Foto: Il grande nulla
PAGINA 28

Testi pagina 28

La “tanghera” ribelle
Intervista a Syusy Blady
Nadia Angelucci
Abbiamo imparato a conoscerla co-me viaggiatrice in Turisti per caso,
navigatrice in Velisti per caso, ideatrice
di improbabili concorsi come quello del-
la Tap Model, esploratrice in Misteri,
danzatrice in Ballando con le stelle.
Maurizia o Syusy, per lei è indifferente
tanto ha assunto l'identità del suo alter
ego, è tutto questo e molto di più. Non
solo eclettica, ironica, intelligente ma
una donna molto consapevole, in pro-
fondo contatto con se stessa e con una
grande passione per il lato femminile
del mondo.
Che bambina eri? Ci sono stati dei
modelli, delle persone, degli avveni-
menti durante la tua formazione che
hanno influenzato il divenire della
tua personalità?
Io nasco in una famiglia che può es-
sere definita assolutamente normale:
mio padre lavorava in ferrovia, mia ma-
dre era casalinga. Siamo stati una tipi-
ca famiglia anni '50, con una figlia so-
la. Tante cose formano un carattere…
io sono il risultato di un'infanzia molto
felice, tra l'altro vissuta con molti ma-
schi; un amichetto, Germano, con cui
giocavo anche alle bambole e un cugi-
no. Poi è arrivata l'adolescenza che ho
vissuto in maniera più sofferta, un po'
per colpa mia, un po' perché il mondo è
duro, specialmente per le persone sensi-
bili. Ci sono state alcune cose che han-
no colpito la mia emotività, in partico-
lare una bocciatura in seconda superio-
re per un cinque in italiano. Una cosa
assurda che poteva succedere solo a
una persona che faticava a farsi capire,
che non era abbastanza aggressiva e
non aveva alle spalle una famiglia for-
te. L'anno dopo ho ripetuto la classe con
gli stessi professori, la maggior parte dei
quali mi aveva promosso, anche con bei
voti. L'anno dopo era il 1969, ci fu l'oc-
cupazione della scuola e io decisi di en-
trare. Così ho scoperto che ci si poteva
pure ribellare.
Da come racconti questa storia della
bocciatura ho la sensazione che è
una cosa che ti è rimasta dentro ...
Da morire. Ultimamente lo sto supe-
rando, soprattutto da quando ho pub-
blicato dei libri: ho fatto Turisti per ca-
so, poi, in collaborazione con un amico
Vocabolario Sessuato, Il manuale della
Tap model. Ma sono definitivamente
guarita dal cinque in italiano con l'usci-
ta di Tango Inesorabile edito da Einau-
di!
Gli anni '70, quindi, hanno coinciso,
per te, anche con il tuo venir fuori
con la tua personalità...
Sì, Diciamo che in quel momento ho
capito che le mie inquietudini erano an-
che di tipo sociale. E poi ho capito che
ci si poteva ribellare a tutti i canoni, a
partire da quelli estetici e legati alla
femminilità come a quelli sociali, in
particolare a quelli basati sulla prove-
nienza sociale. Da quel momento la mia
battaglia è sempre stata questa. Anche
adesso, quando spiego, o tento di spie-
gare, che sono separata ma che vado
perfettamente d'accordo con mio marito
e siamo contenti così; che stiamo cer-
cando un livello diverso di modo di vi-
vere, in fondo esprimo la stessa idea. So-
no perennemente alla ricerca di cose che
non siano le solite.
A proposito di cose che non sono le
solite… Hai detto in un'intervista:
"L'emancipazione femminile ha un
prezzo e questo, serenamente, va pa-
gato". Quale è stato per te questo
prezzo?
Io credo e non credo all'emancipa-
zione. Ci credo perché noi viviamo in
una società patriarcale quindi il mini-
mo a cui dobbiamo aspirare è l'ugua-
glianza a tutti i livelli e il fatto di poter
avere tutte le porte aperte. Non ci credo
perché il fatto stesso di vivere in una so-
cietà patriarcale è contro di noi. Quan-
do mi sono laureata ho fatto una tesi su
"Il maschile e il femminile nel mito e nel-
la fiaba" e da allora seguo la ricerca del
divino femminile, del dio donna. Questo
aspetto ti apre un velo e, secondo me, è
importantissimo affermare questo oggi.
Abbiamo testimonianze antichissime
che ci dicono che il divino femminile era
preponderante in un certo tipo di socie-
tà e che poi ci sono stati mille modi di
mascherare questa realtà che però si ri-
affaccia sotto altre spoglie, ad esempio
le Madonne della nostra tradizione.
Quindi l'emancipazione va benissimo
ma c'è tutto un altro lavoro che deve es-
sere fatto a livello più profondo, a livel-
lo culturale che è quello di riscoprire il
divino femminile, le dee madri, di risco-
prire il nostro passato. Dobbiamo avan-
zare verso un futuro arcaico.
Mi sembra che questa sia la tua
grande passione. Forse nel tuo viag-
giare è questo che cerchi, il divino
femminile ...
Certamente questo aspetto è presente
dappertutto; in ogni paese hanno un no-
me diverso per chiamare la stessa cosa.
Comunque c'è questa origine. E' come se
ci fosse un momento fondativo della ci-
viltà che è femminile. Poi ci sono tantis-
sime altre cose inspiegabili, o che non
quadrano, e che cominciano ad essere
comprensibili se si fanno altre ipotesi.
Posso chiederti come è il tuo rappor-
to con tua figlia. Hai sempre cercato
di portarla con te nei tuoi viaggi?
Si, per quanto è possibile. Ha quasi
12 anni; come struttura fisica è molto
simile al padre però credo di averle pas-
sato tutto il mio ribellismo. Zoe ha un
senso della giustizia altissimo ed è mol-
to critica, anche nei miei confronti.
Qualche tempo fa l'ho portata con me in
Libia, nel deserto, e ci ha sorpreso una
tempesta di sabbia; non abbiamo dor-
mito per due notti di seguito per tenere
la tenda che altrimenti sarebbe volata
via. Dopo Zoe mia ha detto: "Mamma
tu cerchi sempre di mettere tutto insie-
me, il lavoro, le vacanze, me…"; io tut-
ta felice ho risposto "E' tutta la vita che
cerco di farlo". "E' tutta la vita che sba-
gli" ha replicato lei! Comunque è un
rapporto molto interessante perché lei è
diversa da me e questo è affascinan-
te…certo ci unisce il fatto di essere fem-
mine!
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foto di Roberto Guberti
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