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Numero 6 del 2006

Costituzione: dose minima consentita


Foto: Costituzione: dose minima consentita
PAGINA 27

Testi pagina 27

noidonne giugno 2006 27
Professore, sono in partenza perDubai, vado a trovare il mio ragaz-
zo. La prego, mi faccia superare l'esa-
me”. Era stata la mia pietosa, ruffiana
richiesta al professore di sociologia che
si interrogava perplesso sul voto da
darmi all'esame. "Signorina, l'esame non
è andato molto bene, ma le dò comun-
que un 24 come gesto di incoraggia-
mento. Lei non sa che cosa l'aspetta", mi
dice lui gravemente. Anche peggio l'ho-
stess che mi fa il check in all'aeroporto.
"Mah…posso chiederle, che ci vai a fare
a Dubai?", mi mormora, prima di
imbarcarmi su un aereo enorme e enor-
memente vuoto in direzione Emirati
Arabi Uniti.
Per fortuna che ai commenti non fac-
cio più una piega. Ormai ne ho sentite
di tutti i colori dentro e fuori casa. "Ma
ce l'hanno la TV? e le medicine?! ma ti
devi mettere il velo? io in mezzo a que-
gli arabi lì non ci andrei mai e poi mai!
" dice mia madre, con quel sano prag-
matismo che caratterizza noi emiliani.
E più venivo stuzzicata, più mi inte-
stardivo. Sarei andata a vedere con i
miei occhi, curiosa di vedere 'gli arabi',
curiosa di parlare alle donne, di vedere
come vivono, di sperimentare di perso-
na la strepitosa ospitalità araba.
Partivo con in tasca una bella lista
mentale di intenzioni e desideri. Chissà
se ce l'avrei fatta a realizzarli.
Certo, la provinciale 25enne studen-
tessa universitaria arrivata all'aeropor-
to di Dubai una calda mattina del
marzo 2001 s'è beccata una bella serie
di shock. Tanto per cominciare, il lusso.
A questo proprio non ero abituata: le
cene di lusso per me erano le grigliate al
Falò della Festa dell'Unità. E qui, invece,
mi guardo intorno e vedo alberghi a 7
stelle (classificazione che, rimanga tra
noi, ufficialmente non esiste), più
Limousine che Punto in Italia, le bouti-
que più esclusive, i gioielli più preziosi.
Tutto sfrenatamente e spudoradamente
lussuosissimo.
Due. Le donne con la maschera e gli
uomini con la tunica, i 'sutanaun', come
li chiamano a casa mia a Modena. Ma
davvero le donne vanno in giro concia-
te così, con una maschera che sembra di
metallo e il corpo avvolto in un sacco?
e perchè mai, santo cielo? ma patiranno
un caldo insopportabile con quei 3 stra-
ti di vestiti addosso e 45 gradi all'om-
bra! e gli uomini, che cosa si mettono
sotto la dishdasha, la tunica bianca e
sempre miracolosamente immacolata
che indossano come abito formale? e
quella tovaglia che si mettono intesta??
Tre. Questo paese è abitato da uno
sconcertante numero di immigrati e
lavoratori asiatici: Filippine, India,
Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh,
Indonesia, Afghanistan, Sudan… e poi
Europa, Stati Uniti, CSI, Australia, Sud
Africa, etc, per un totale di 185 nazio-
nalità diverse. Scopro che circa l'80%
della popolazione è di passaggio, tem-
poraneamente residente. Vengono qui
per un periodo di tempo più o meno
lungo, la maggior parte a fare i lavo-
racci che la popolazione locale si rifiuta
di fare: servire, pulire, costruire case.
Dai paesi del terzo mondo le donne
vengono a lavorare come personale di
servizio o nei negozi, gli uomini invece
fanno lavori di fatica. Sono muratori
oppure, quando va bene, guardiani.
Guadagnano una miseria e vivono ai
limiti dell'indigenza, pur di mandare a
casa quei pochi dollari che risparmiano
al mese. Molti degli occidentali (ma non
tutti), invece, vengono a fare gli immi-
grati di lusso: carriera folgorante, villa
al mare o attico, SUV e Porsche, moglie
strepitosamente in forma ed abbronzata
che fa il caffé con le altre signore la mat-
tina sulla spiaggia e spende uno stipen-
dio intero (del marito) tra Botox e borse
di Chanel. Questi tre mondi - gli
Emarati, gli occidentali, i lavoratori a
basso reddito - si sfiorano quotidiana-
mente nei negozi, nelle transazioni di
servizio, ma molto raramente si incon-
trano e si parlano. Quasi mai si fondo-
no. Si osservano, desiderosi di mantene-
re una reciproca distanza, rispettosi ma
lontani. In tutto questo, mi chiesi, che
c'entro io? Sono passati cinque anni dal
mio primo viaggio, cinque anni passati
più negli Emirati che in Italia.
Dubai, dove lavoro, e Al Ain, dove
risiede mio marito, sono ora casa mia.
Qui mi sono sposata. Qui ho preso in
affitto per la prima volta un apparta-
mento a mio nome. Ho comprato la
prima macchina. Ho trovato il primo
vero lavoro dopo l'Università, atti buro-
cratici che hanno assunto il valore di
veri e propri riti di passaggio da una
tipica prolungata adolescenza italiana
alla maturità. La mia vita da adulta è
di fatto iniziata negli Emirati Arabi
Uniti. Eppure quando mi viene chiesto
'come sono gli Emirati Arabi?' proprio
non riesco a riassumere in modo conci-
so. Non mi resta che provare a raccon-
tare su 'noidonne' questa straordinaria
esperienza.
Una ragazza a Dubai
Viaggi svelati
da cinque anni vive negli
Emirati Arabi Uniti, paese che
ci racconterà con una
“cartolina” ogni mese
Marzia Beltrami
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