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Numero 1 del 2014

DemoBoom, vivere un pianeta affollato


Foto: DemoBoom, vivere un pianeta affollato
PAGINA 27

Testi pagina 27

A
rrestata nel maggio 1943 per attività contro il fasci-
smo e detenuta nel carcere delle Mantellate, partigia-
na durante la guerra, Marisa Rodano fa parte di quel
primo nucleo fondativo, che darà vita e diffusione a
Noi Donne e che farà dell’UDI una grande realtà di
partecipazione femminile nella storia del paese. All’indomani della
pace, nel 1946, condurrà una grande battaglia dalle pagine del gior-
nale, invitando le donne a votare e a lottare unite per la democrazia.
Eletta consigliere comunale di Roma dal 1946 al 1956, deputata dal
1948 al 1968, senatrice fi no al 1972, consigliere provinciale di Roma
dal 1972 al 1979. È stata la prima donna nella storia italiana a venir
eletta alla carica di vice presidente della Camera dei deputati, carica
che ha ricoperto dal 1963 al 1968. Ricorda insieme a noi la storia di
quegli anni. “Contemporaneamente all’edizione legale, ogni gruppo
clandestino, nelle zone ancora occupate dai nazisti, usciva con il suo
giornale, sotto l’impulso delle militanti dei GDD, i «Gruppi di Difesa
della donna» e per l’assistenza ai Combattenti per la libertà», che
svolsero un’attività molteplice e preziosa per la lotta di Liberazione:
da seppellire i morti a organizzare i collegamenti tra le formazioni
partigiane, dalle manifestazioni di massa per il pane e contro il ca-
rovita, alle lotte nelle fabbriche per il salario, a quelle contro i tede-
schi occupanti, contro gli arresti e le deportazioni, all’aiuto alle fami-
glie delle vittime, degli arrestati e dei deportati. I primi gruppi erano
sorti nel novembre del 1943 in Piemonte e in Lombardia. Il gruppo
centrale dei GDD, che comprendeva donne di tutti i partiti del Co-
mitato di Liberazione nazionale e donne senza partito, con sede a
Milano e che venne riconosciuto dal CLN Alta Italia (CLNAI) nel
1944 come organizzazione femminile aderente al CLN. comunica-
va e dirigeva i gruppi provinciali e locali, che sapevano cosa andava
fatto sul territorio. Al termine della lotta di liberazione si calcola che
ci fossero più di 40.000 donne attive nei GDD. Bisognava sostenere
la resistenza e rendere diffi cile la vita ai tedeschi e per farlo occor-
revano strumenti di comunicazione, volantini, ma anche il giornale,
Noi Donne, che faceva da megafono a tutte le manifestazioni, alle
lotte, e agli appelli. Fino all’aprile del 1945, metà dell’Italia era oc-
cupata: c’è il Noi Donne legale fondato a Napoli da Nadia (Spano,
ndr), e i vari Noi Donne clandestini, stampati alla macchia dai GDD
nell’Italia del Nord. Dopo la liberazione, durante il congresso di Fi-
renze nel 1945, avviene la fusione tra i GDD e i comitati di iniziativa
dell’UDI sorti nell’Italia liberata: nasce l’UDI come associazione
nazionale e un unico giornale. Era un momento molto particolare:
dopo anni in cui c’era stata la censura, il controllo sulla corrispon-
denza, il divieto di fare comizi, andava costruita la democrazia, abi-
tuando la gente a riunirsi, a parlare, a scrivere. E in questo contesto,
la battaglia che credevamo più importante, era quella per il voto alle
donne; mentre liberali e democratici del Lavoro volevano rimanda-
re la decisione alla Costituente, il nostro obiettivo di emancipazione
femminile è chiaro sin dall’inizio: ottenere la parità dei diritti a par-
tire da quello di voto. L’UDI cercava di dialogare con tutte le donne
partendo dai problemi più concreti, come l’aumento dei prezzi. Ad
esempio ricordo che a Roma partecipai a riunioni col Prefetto e coi
rappresentanti delle categorie commerciali: le donne si accalcavano
nelle vie attorno, e quando io comunicavo loro i prezzi gridavano
dalla strada che erano troppo cari. Ero portavoce delle loro istan-
ze e questo mi dava la forza di poter contrattare con le autorità per
cercare di ridurli. Ma il tema più acuto era il lavoro perché dopo la
guerra molte donne vennero licenziate per dare impiego ai reduci, e
tante venivano sfruttate e sottopagate, e non esisteva ancora nessu-
na tutela per le lavoratrici madri. Noi Donne in ogni numero cercava
di ribadire la centralità del lavoro nella vita delle donne e la necessità
di un salario uguale a quello dell’uomo. Battaglie del 1945 per le qua-
li ancora è necessario combattere.
UNA RIVISTA
NATA SOTTO
LE BOMBE,
FIGLIA DEL CORAGGIO
DELLE DONNE
DELLA RESISTENZA.
UNA STORIA
CHE CONTINUA
ANCORA OGGI
Testi e ricerca iconografi ca
a cura di Silvia Vaccaro
oi Donne è un giornale singo-
lare che avrà la ventura di na-
scere e rinascere parecchie
volte: a Parigi come espres-
sione del movimento fem-
minile antifascista, nell’Italia occupata dai
tedeschi come organo dei Gruppi di Difesa
della donna, nell’Italia liberata come espres-
sione del movimento che darà vita all’UDI.”
Così scrive Nadia Spano di questa preziosa
rivista che tanta storia ha già alle sue spalle.
E’ nel 1937, a Parigi e sotto la direzione di
Marina Sereni che viene stampato per la pri-
ma volta, frutto della volontà di tante donne
italiane che hanno abbandonato il paese e
stanno lottando contro il fascismo tenendo
una corrispondenza fi tta con le donne della
penisola. Il giornale ricopre un’importante
funzione organizzatrice e riporta continua-
mente l’attività delle varie sezioni e dei co-
mitati del movimento. Di lì a poco la guerra
esplode in tutta la sua ferocia e Noi Donne
riappare in Italia alcuni anni dopo, nel ‘44,
per volontà delle donne che appartengono ai
GDD, e che ogni giorno forniscono aiuti ali-
mentari, coperte, e nascondigli ai partigiani
rischiando in prima persona la pelle. In quel
momento, non si tratta di un vero e proprio
giornale, piuttosto di un foglio clandestino
ciclostilato, pieno di informazioni sui fronti
di guerra e le necessità dei partigiani, diffuso
soprattutto nelle zone ancora sotto occu-
pazione tedesca. Le donne dimostrano una
grande voglia di partecipare, di esserci: “Re-
state, se vi trovano, moriremo tutti insieme”,
dicono ai partigiani che ospitano nelle loro
case. E numerose sono le scene raccontate
dal giornale che, se rilette, emozionano e
danno la misura del valore delle tante impe-
gnate durante quel periodo così diffi cile della
storia d’Italia, valore spesso non raccontato
adeguatamente nei libri di storia. “Prendete
me, io posso odiarvi molto più di lei”, dice
ai nazisti che vogliono portarsi via la madre
anziana, la sorella di un partigiano. E con lei
tante altre donne, capaci di odiare il fasci-
smo esattamente come gli uomini. I termini
“odio” insieme ad “ardore” e “coraggio” sono
quelli che ricorrono più spesso rileggendo
i numeri di quel periodo, la cui carta ades-
so è sottile e quasi trasparente. La guerra
continua ma Noi Donne diventa più forte e
“N
Conversando con
Marisa Rodano
da 70 anni NOIDONNE guarda al futuroda 70 anni NOIDONNE guarda al futuro
continua >
1944
1950
primo inserto
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