Numero 9 del 2006
Il grande nulla
Testi pagina 22
di madre in figlia
Non ho ben chiaro come funzioni l'economia: c'è chi dice
che va bene, c'è chi dice che siamo allo sfascio. Certo è che i
negozi nelle strade principali cambiano con grande frequen-
za. C'è chi ha lavori molto sicuri e fa una vita comodo, come
in qualche ufficio pubblico. C'è chi invece deve lavorare
molto, e non ha altrettanta sicurezza.
Quest'estate sono diventata collaboratrice a progetto. Ho
capito che non ho un orario fisso, lavoro molto ma non mi
pagano un tanto all'ora. So che se mi stancassi e me ne voles-
si andare dovrei pagare una penale che è pari ad una men-
silità del mio lavoro. Ho capito che il contratto è uno stru-
mento di garanzia del datore di lavoro, a me spetta lo sti-
pendio indicato solo se porto a termine quanto descritto.
Non penso alla previdenza perché studio ancora. Non mi
lamento, perché è un'esperienza che volevo fare, ma sicura-
mente non potrei farlo per tutta una vita.
Così come per i ragazzi, molte sono le occasioni per fare
lavoretti di ogni sorta. C'è chi ogni giorno per tre ore distri-
buisce pubblicità, chi fa la baby sitter, chi corregge bozze e
chi d'estate lavora in un villaggio turistico. Certo è che molti
di questi lavori sono in nero. Se penso che mia madre, anche
da studente, ha sempre lavorato con il libretto di lavoro ..
penso che i tempi siano cambiati
Non conosco molto in merito al mondo del lavoro, anche
se non posso pensare di trovarmi a trent'anni a fare qualche
giorno qua e qualche giorno là. Sono ancora giovane per
sapere esattamente cosa farò da grande, ma credo che nei
prossimi anni avrò modo di scegliere quale strada intrapren-
dere. E farlo.
Si perde il lavoro perché non ci si comporta bene oppure
perché subisci un'ingiustizia o perché l'azienda in cui lavori
chiude. A parte il primo caso, credo si rimanga molto male,
Magari ci si sente anche disperati, specie se si ha un mutuo
o una famiglia da mantenere. Talvolta c'è anche chi arriva a
gesti disperati.
Quando si subisce un'ingiustizia, occorre cercare di far
valere i propri diritto: appellandosi a tutte le leggi e denun-
ciando il fatto. Quando si perde il posto di lavoro perché l'a-
zienda non c'è più, allora occorre darsi da fare, ricorrendo a
tutti quei servizi che possano aiutarci a capire come meglio
utilizzare le proprie abilità e competenze per trovare la giu-
sta collocazione. Sicuramente non ci si deve scoraggiare,
anche perché l'indipendenza economica è molto importante
per non dipendere da nessuno.
Sebbene la statistica offra ancora segnali velati, mi capita
spesso di leggere nelle cronache locali che qualche azienda
sta chiudendo. Il tessile, l'abbigliamento e il calzaturiero
sono ormai allo sbando, ma anche il metalmeccanico ed il
commercio sono in difficoltà. Credo che l'autunno ci porterà
novità non certo confortanti.
E' sempre più accentuata. Ma è una flessibilità penaliz-
zante per la maggior parte dei nuovi assunti. Per le donne la
flessibilità sempre più si caratterizza come precarietà. Alcuni
osservatori regionali del mercato del lavoro evidenziano
come per le donne sia sempre più difficile pensare ad un
lavoro sicuro e le ricerche rilevano come le problematiche
economiche si trascinino dietro anche instabilità sociali. Il
grado di insoddisfazione è alto soprattutto per il genere fem-
minile, maternità e cura rappresentano il deterrente per qual-
siasi forma di stabilizzazione.
I problemi sono ancora più accentuati: sono sempre trop-
po vecchie per i nuovi lavori. Se poi perdono un lavoro sta-
bile e a tempo indeterminato, per loro diverrà quasi impossi-
bile sostituire quanto perso con nuove opportunità che
garantiscano non solo i livelli retributivi, ma anche la sicu-
rezza di un'occupazione che garantisca loro la possibilità di
maturare la previdenza necessaria per la pensione.
Una vera incognita. Quando non si è più giovanissime è
difficile ripensare alla propria vita lavorativa in modo così
diverso da quanto si era abituate ad avere. Essere sempre
alla ricerca di nuovi contratti è una tale fatica che spesso
diventa più facile allontanarsi da un mercato del lavoro così
schizofrenico…
Rappresenta un lutto. Rappresenta la caduta di sicurezze:
quello che sei, quello che sai non ha importanza. Quello che
importa è quanto costi. Non interessano le competenze, tal-
volta l'unica competenza richiesta è la flessibilità del tuo
contratto e la possibilità di essere messa a casa se il settore
non tira più.
Continuare a lavorare sul tema dei diritti, allargando là
dove sono meno presenti e non abbassando la dove si ritiene
che siano "troppo presenti". Per le donne in particolare, sem-
pre più tacciate di "scarsa produttività". Un nuovo contrat-
to sociale tra donne e uomini sulla cura, un'accresciuta
attenzione al monitoraggio e all'intervento in situazione di
crisi, la promozione di servizi che accompagnino chi viene
espulsa/o, ed una attenzione particolare a non creare una
nuova frattura sociale tra generazioni.
La flessibilità del lavoro …
Per le donne meno giovani...
I nuovi contratti…
La perdita del lavoro …
Cosa fare?
Il lavoro: c’è aria di crisi...
Rosa M. Amorevole Alessandra Pennello
Ho la percezione che…
settembre 2006 noidonne22