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Numero 9 del 2006

Il grande nulla


Foto: Il grande nulla
PAGINA 18

Testi pagina 18

persone con un grado di istruzione infe-
riore alla licenza media (32%) e tra i
lavoratori che operano nel settore pri-
vato (21% contro il 5% degli impiegati
del settore pubblico),
Oltre il 50% dei lavoratori a basso
reddito opera nel settore dell'agricoltu-
ra, caccia e pesca e il 42% svolge pro-
fessione non qualificate. Si tratta per lo
più di braccianti agricoli e di operaie
semiqualificate.
Confronto Nord / Sud
C'è un riavvicinamento in corso tra
Nord e Sud per alcuni indicatori demo-
grafici (ad esempio la fecondità), ma i
divari rimangono ampi con un Nord più
vecchio e con più immigrati. In questo
contesto, afferma il Rapporto, il legame
tra l'affermarsi di nuovi modelli di vita
familiare (le nascite fuori dal matrimo-
nio passano dall'8,1% del 1995 al
14,9% del 2004), l'emergere di nuovi
attori nella società (gli stranieri) e l'evo-
luzione recente della fecondità (in debo-
le ripresa) è molto stretto.
Dal punto di vista dei servi-
zi viene rilevata una minore
offerta nelle regioni meridiona-
li, dove le tipologie di assisten-
za sociale più diffuse sono i
contribuiti economici per le
famiglie. Nel Centro-Nord,
invece, la forma di assistenza
prevalente è quella dei servizi
alla persona in strutture resi-
denziali o semi-residenziali.
L'offerta di asili nido è superio-
re nelle regioni del Centro-Nord:
frequentano l'asilo nido il 12%
dei bambini Nord, mentre nel
Sud solo il 2% dei bambini uti-
lizza questo servizio.
Più che mai, le linee di azio-
ne per la promozione delle pari
opportunità individuate nell'ambito
della Strategia Europea per
l'Occupazione, rappresentano il percor-
so obbligato per promuovere il cambia-
mento: affrontare e superare i differen-
ziali sul versante retributivo e dei livelli
di occupazione e disoccupazione; indi-
viduare e applicare le buone prassi che
permettano la conciliazione fra vita
familiare e professionale (attraverso la
flessibilità positiva dell'organizzazione
del lavoro, la condivisione delle respon-
sabilità di cura tra uomini e donne,
l'aumento e l'accessibilità di servizi di
cura di qualità) innanzitutto. Le politi-
che hanno la necessità di integrare le
questioni relative alla disuguaglianza
di genere in tutte le dimensioni delle
decisioni per l'occupazione, mettendo in
pratica quel mainstreaming (termine di
non facile comprensione) che potrà esse-
re valutato, nel suo impatto, da pun-
tuali statistiche che ne evidenzino
migliori valori quantitativi e qualitati-
vi.
settembre 2006 noidonne18
Registe della casa
Abbiamo già parlato degli ultimi dati ISTAT sulla
condivisione del lavoro domestico tra uomini e
donne, quelli che pieni di "ottimismo" ci dicono che
negli ultimi 15 anni le ore dedicate dalle donne alla
cucina sono diminuite del 10% circa e che gli uomi-
ni se ne sono occupati un pochino anche loro.
Quelli dove non ci spiegano come forse sia stato più
utile il cambiamento di abitudini alimentari e l'ar-
rivo massiccio sulle nostre tavole di cibi, variamen-
te precotti, verdure già pulite ecc. ecc. per capire
che più che ai nostri compagni, mariti e figli, il
minor carico familiare in cucina è dovuto caso mai
alle industrie alimentari che colto i mutamenti del
ruolo della donna nella famiglia, veicolando con
buone campagne pubblicitarie i loro prodotti.
Secondo una ricerca sull'uso dei prodotti per la puli-
zia da parte delle cittadine europee le italiane sono
le maggiori consumatrici per quantità, varietà e
tempo dedicato alla faccende domestiche, attività a
cui dedicano 16 ore a settimana contro le 4 delle
inglesi. Bene, almeno in qualcosa siamo in testa, e
non sempre le solite ultime, per tassi di occupazio-
ne, per livelli d'istruzione ecc. ecc.! Ma cosa si nasconde dietro questa "per-
fezione"? E' tutta colpa della pubblicità o c'è dell'altro che invece la pub-
blicità coglie e "usa"?
Credo purtroppo che pesi ancora su di noi il "dover essere", il dover dimo-
strare che la condizione di donna lavoratrice non grava sulla organizza-
zione familiare o sulla cura dei figli.
Se un figlio va male a scuola o se è obeso, la colpa è della madre che lo
segue poco…lavora. Senza parlare delle accuse più o meno velate della
parte più arretrata della Chiesa cattolica che ci accusa di abbandonare la
"primaria funzione materna" per lavorare.
Purtroppo anche recentemente ho sentito un ragazzo di un liceo scientifico
affermare che le ragazze devono studiare, ma poi è meglio che rimangano
a casa altrimenti i figli crescono viziati!
Sensi di colpa che ci attraversano, alimentati da varie e diverse ideologie
e che producono effetti deleteri sulla qualità della nostra vita, e forse a
questo punto anche sulle nostre famiglie e su quanti ci circondano.
Lavatrici impeccabili e mamme perfette, ecco cosa vogliamo essere, ma a
quali prezzi? E poi, ne vale la pena, o perlomeno è proprio così necessario?
Cerchiamo, finite le ferie, di comperare qualche detersivo in meno e di dedi-
care un po' di tempo a noi stesse. E proviamo a rendere l'organizzazione
della casa una sorta di "regia" dove facciamo recitare come attori prota-
gonisti i nostri mariti e i nostri figli. Invece che regine della casa proviamo
a fare le registe!
Alida Castelli
Antonio Marasco, Aeroplani 1929
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