Numero 8 del 2014
Viaggiatrici
Testi pagina 17
15Luglio-Agosto 2014
l’arte dI pratIcare
Il coraGGIo
VIaGGIatrIcI | 4
che vanno evitati “col buon senso e poche regole: non
dire dove si dormirà, stare alla larga da circostanze
potenzialmente pericolose, guardare le persone in
faccia”. “In certi posti sai di essere al sicuro, in altri ti
senti mille occhi addosso, ma il livello di sicurezza è
lo stesso della vita quotidiana”. Ma qual è la molla che
da 10 anni spinge una giovane a viaggiare su lunghi
percorsi e in modo così scomodo? “Non mi sembra di
fare qualcosa di particolarmente strano o pericoloso,
sono spinta prima di tutto dalla passione per il viaggio,
dalla curiosità per la conoscenza di luoghi e perso-
ne. Della bicicletta è bella la lentezza, il sentirsi vicino
alla terra, il guardarsi intorno, sentire il caldo, la fatica,
conquistarsi le tappe, non sapere dove arriverai a fine
giornata. Il pedalare, anche da cattolica praticante, mi
ha offerto la possibilità di comprendere il senso dell’af-
fidarsi al Signore. Tutto questo per me ha significato
una crescita profonda”. Una donna particolare, ver-
rebbe da dire, ma non puoi neppure pensarlo, perché
Gaia ti blocca subito: “non mi sento una ragazza fuori
dal comune. Viaggiare in bicicletta, sentirsi pellegrini
e superare tante barriere è un’esperienza alla portata
di tutti. Occorre avere la testa sulle spalle ed essere
curiosi”. Ma forse, Gaia, c’è anche un voler affermare
se stesse, esprimere un’intraprendenza. “Ecco, forse
è questo ad essere considerato non comune. Ma non
da noi due!”. Buon cammino, Gaia e Silvia.
Info: viandando.attraverso@gmail.com
www.viandando.eu
La salopette blu. Così Roberta Mezzelani, trentenne marchi-giana, ha voluto intitolare il
suo progetto di “travel storyteller”:
centotrenta giorni in giro per l’Asia,
da sola, partendo dalla Cina e pas-
sando per Thailandia, Malesia, Bir-
mania, Sri Lanka e India.
Lei, che da otto anni vive fuori dall’I-
talia, a diciannove anni ha lasciato
senza remore il paesino nelle Mar-
che in cui è nata, si è trasferita a
Roma all’Università, finendo gli stu-
di a Bruxelles. Dopo la laurea ha vissuto in Turchia, Uruguay, Brasile,
ha fatto il cammino di Santiago e poi è approdata a Dublino, dove ha
vissuto quasi due anni entrando nella rete di Nuok dell’amica Alice
Avallone. Ma neanche il lavoro a tempo indeterminato che aveva Ir-
landa l’ha trattenuta per molto. “Ho lasciato il mio lavoro perché non
ero felice. Nei miei viaggi e nelle mie conversazioni di tutti i giorni con
amici, parenti e sconosciuti, mi ritrovo spesso ad ascoltare storie di
infelicità sul luogo di lavoro. Chiaramente non tutte le forme di stress
derivano da una situazione lavorativa poco gratificante, ma è impor-
tante capire che ognuno di noi trascorre al lavoro buona parte della
sua vita. Se il tempo è una risorsa limitata, pertanto di valore, la buona
notizia è che è a nostra completa disposizione.” Ha ricevuto tante e-
mail, soprattutto da parte di ragazze, che le chiedevano consigli su
come lasciare tutto e partire. “Credo che il coraggio sia una qualità con
la quale in parte nasci, ma che puoi anche praticare con le esperien-
ze. Io, quando sono partita per l’Asia, avevo già alle spalle tanti anni
di viaggi e spostamenti e questo ha fatto la differenza.” E rispetto alle
situazioni spiacevoli che una donna che viaggia da sola in certe zone
del mondo può trovarsi a vivere, risponde serena. “Bisogna capire al
volo, in pochi istanti, chi si ha di fronte e comportarsi di conseguenza.”
Necessaria dunque una grande empatia, oltre alla capacità di mime-
tizzarsi tra gli autoctoni e una grande consapevolezza di cosa accade
attorno a sé. È stato in India che ha avuto le maggiori difficoltà, affron-
tate però sempre con lucidità. “Quando sono arrivata leggevo ogni
giorno sui quotidiani locali di stupri ai danni sia di turiste che di donne
indiane. E non è stato semplice fronteggiare gli sguardi insistenti degli
uomini, che cercavo di ignorare il più possibile. Alla fine quando si av-
vicinavano troppo e mi fissavano, gli scattavo una foto!” Una reazione
non violenta che tendeva a spiazzarli. E con le donne che hai incon-
trato che rapporti hai avuto? “Le donne sono state la parte più bella di
questa viaggio in Asia. Ricordo con estrema dolcezza la signora che
mi ospitava in Sri Lanka che mi ha insegnato a cucinare cibi locali. O la
monaca tibetana con cui dividevo la stanza in Birmania. Ci alzavamo
molto presto e passavamo il nostro tempo a meditare, e anche se non
parlava inglese trovavamo il modo di comunicare. Per non parlare del-
la guaritrice che ho incontrato in India. Gestiva un ashram ed è stata
una grande guida spirituale per me.”
Silvia Vaccaro