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Numero 10 del 2015

Madri


Foto: Madri
PAGINA 31

Testi pagina 31

29Ottobre 2015
EG
IT
TO
Il Cairo. “Non posso sopportare che i bambini soffrano” rispon-de così Flavia Shaw-Jackson
a chi le chiede la ragione per la
quale ha iniziato a lavorare con
i bambini egiziani che vivono in
povertà con le loro famiglie o da
soli per strada.
“Tutto è iniziato nel 2003, quan-
do ho visitato 25 orfanotrofi nelle aree dimenti-
cate di questa immensa città. Quando, senza
paura, ho cominciato a parlare con la gente che
popola le aree più povere per capire che cosa
fare in concreto per loro”.
Sposata e madre di tre fi gli, Flavia da oltre dodici
anni vive tra il Belgio e l’Egitto, dove con grande
impegno e risolutezza è riuscita a creare FACE,
l’associazione benefi ca belga-egiziana che si
occupa della cura dei bambini più bisognosi e della quale è
fondatrice. (www.facechildren.org)
“Mi piace ricordare che la nostra organizzazione è nata in realtà il
giorno in cui abbiamo seguito la riqualifi cazione vera e propria di
due orfanotrofi già esistenti al Cairo, uno cristiano e uno musulma-
no, nelle zone di Kaliubeya e Zeitoun. Le condizioni di questi due
orfanotrofi erano drammatiche. Rimasi scioccata per giorni. I bam-
bini appena nati e salvati dalla strada venivano immersi nell’acqua
di Zenab Ataalla
Street
chiLdren
AL CAIRO
Li chiamano Street chiLdren,
Sono i bambini di Strada egiziani che
vivono ai margini deLLa SocietÀ
e che grazie aLLe attivitÀ di face
poSSono Sperare in un futuro migLiore
fredda. I pannolini usa e
getta venivano puliti e mes-
si ad asciugare per essere
riutilizzati. Le cose che mi
colpirono furono i pianti, le
urla e le cure inadeguate.
Mi ricordo che un giorno
presi in braccio un bambi-
no piccolissimo che aveva
ferite e cicatrici sul piccolo
corpo e chiesi il motivo. Mi
dissero che era stato ab-
bandonato in strada dove era stato sbranato da cani e gatti. Ecco
in quel preciso momento decisi che non avrei permesso che si
ripetesse una cosa del genere”.
Secondo la recente indagine del Governo egiziano, presentata
all’inizio dell’anno, sono circa 22 milioni i poveri in Egitto. Di
questi circa 9 milioni sono bambini con un’età compresa tra 0
a 17 anni. Ma sono poco attendibili i dati che riguardano i bambini
di strada che, come ricorda anche Flavia, si aggirano
tra i 300mila ed il milione a seconda delle fonti.
Proprio a questi ultimi sono rivolte le principali attività
di FACE perché, rispetto agli altri bambini, sono sog-
getti a molti più pericoli, tra cui la violenza sessuale ed
il traffi co di organi.
“Aiutare i bambini che da soli vivono per strada è
diffi cile. Bisogna stabilire con loro una relazione
che comporta anche dare delle regole. Ogni bambi-
no viene seguito dai nostri operatori, sanitari e socia-
li, i quali lavorano giorno e notte per le strade, sotto
i ponti, negli edifi ci abbandonati. Si cerca con molta
pazienza di instaurare un rapporto di fi ducia e duratu-
ro che possa aiutarli a inserirsi di nuovo in una società
che li ha abbandonati”.
Nonostante le diffi coltà, tra cui l’aver intrapreso
le procedure laboriose di registrazione come
organizzazione non governativa in Egitto, Fla-
via Shaw-Jackson è riuscita a creare FACE
grazie ai rapporti con il Ministero della Salute,
il Consiglio Nazionale di Infanzia e la Maternità
ed il Ministro degli Affari sociali egiziani. “Mi
ritengo fortunata, sono una madre, una moglie
con una famiglia sana ed ho la possibilità di
aiutare i bambini più bisognosi grazie all’incontro le persone
giuste al momento giusto. Ogni bambino aiutato mi spinge, ci
spinge ad andare avanti per la nostra strada, nonostante tut-
to”. Al momento Face impiega 160 persone, tutte di naziona-
lità egiziana. I progetti in attivo ora sono sei e si snodano tra
programmi di sviluppo infantile, programmi assistenziali per
i bambini di strada e la formazione del personale all’interno
degli orfanotrofi statali. b
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